Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

18 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2012 FILIPPINE volta garantita una casa di pro- prietà, un pezzo di terreno e un minimo di benessere alla fami- glia d'origine, sono sempre di più quanti cercano un futuro per sé e i propri figli in un paese loro non per nascita ma per adozione, utile a garantire una vita digni- tosa, pacifica, senza discrimina- zioni o abusi. La situazione delle vaste comu- nità filippine in Italia è segnata da questo percorso, tra i più antichi e consolidati in un paese occiden- tale. NEI PAESI ISLAMICI: UNA CONDIZIONE INSOSTENIBILE Va detto subito che i filippini sono in Asia un’eccezione per caratte- ristiche culturali, per storia colo- niale e per antica cristianizza- zione. Essi mancano in buona parte del senso di inadeguatezza, fallimento o vergogna che accom- pagna abitualmente chi ricerca fortuna altrove. Al contrario, sono sostenuti dall’apprezzamento ge- nerale che, nei decenni, ha creato il mito di un «eroe» tenace, labo- rioso, parsimonioso e inevitabil- mente migrante. Per parte loro, le autorità ufficiali ne hanno orga- nizzato la partenza con un impe- gno che in altri campi - a partire dalla distribuzione delle terre ai contadini o dal controllo sulle at- tività delle aziende straniere nel paese - è pressoché eluso. Nella varietà delle situazioni che delineano l'emigrazione filippina, ai due estremi stanno forse San Diego, la città californiana sede della Settima flotta, diventata se- condo la mitologia migratoria «seconda città filippina dopo Ma- nila», e l'Arabia Saudita. Nel primo caso, si tratta soprattutto di una quota di quel 25 per cento di manovalanza della marineria mondiale appannaggio dei labo- riosi filippini e di quei migliaia di filippini assunti dalla marina sta- tunitense (spesso con famiglie al seguito), nel secondo di un mi- lione di immigrati, in maggio- ranza donne impiegate nei servizi domestici. Nel primo esempio una situazione che porta chi è im- pegnato sulle portaerei Usa ad avere entro pochi anni la cittadi- nanza Usa, benefici nuovi e nuovi doveri. Nel secondo una situa- zione permanentemente sog- getta agli sbalzi dei petrodollari, ai capricci dei datori di lavoro e alla cura fin troppo attenta della polizia religiosa che chiude ogni spazio di pratica pubblica della fede cattolica e sovente inter- viene in quella privata. Ci ha pro- vato, il governo di Manila, a gio- care pochi anni fa la carta del blocco all’emigrazione verso di- versi paesi arabi finché questi non avessero garantito un limite all’orario lavorativo, un salario minimo mensile di 400 dollari, in- columità e benessere psicologico. Risultato fallimentare: gli Emirati Arabi Uniti hanno tagliato della metà i filippini immigrati, poco meno in Kuwait, e si sono rivolti altrove, soprattutto alla musul- mana Indonesia, e molti filippini sono ricorsi alla migrazione clan- destina per accedere a qualche briciola di benessere tra sabbie poco dorate. Cercando anche nuove mete... Tra le più ambite la Corea del Sud, che accoglie sempre più do- mestiche, badanti e babysitter dall'Asia meridionale, nonostante la legge locale proibisca che que- ste attività siano svolte da stra- nieri. Per compensi tra 600 e 1.000 euro al mese, decine di mi- gliaia di filippine convergono sul paese con in mano contratti rego- lari tra i più fantasiosi ma in tasca un indirizzo sicuro verso un im- piego alternativo. Rischi calcolati, come quelli di molti altri filippini sui pescherecci taiwanesi e co- # A destra : un neonato filippino sem- bra attratto dal quadro della chiesa dove la comunità celebrerà i batte- simi. # Sotto : ritratto di una bella signora fi- lippina. # Pagina accanto : un aiuto cuoco fi- lippino al lavoro in un ristorante tradizionale di Modena.

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