Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2012

AGOSTO-SETTEMBRE 2012 MC 13 MC ARTICOLI M ALALAI J OYA CONTRO I «SIGNORI DELLA GUERRA» Eletta nel primo parlamento afghano, Malalai Joya ha avuto il coraggio di sfidare il maschilismo e l’ipocrisia. Da allora vive sotto scorta. M alalai è una delle donne che sono riuscite ad en- trare nel primo parlamento afghano dopo la ca- duta dei talebani. La sua storia è, però, emble- matica perché, nel dicembre 2003, durante la riunione della Loya Jirga , l’autorevole assemblea dei capi tribù che viene convocata secondo la tradizione afghana per discutere questioni di rilevanza nazionale, ha avuto il co- raggio di puntare il dito contro i «signori della guerra», che sedevano nel massimo organo consultivo dell’Afgha- nistan post-talebani per approvare la nuova Costitu- zione. Sotto una grande tenda si erano radunati i perso- naggi più influenti del paese giunti dagli angoli più re- moti ognuno indossando il proprio abito tradizionale. Malalai era una delle delegate donne elette nella provin- cia di Farah e davanti alle telecamere che trasmette- vano in diretta la riunione aveva avuto il coraggio di al- zarsi e denunciare alcuni dei personaggi che sedevano in prima fila. «Non avete il diritto di stare qui, voi che avete insanguinato e distrutto questo paese», aveva detto. Li aveva chiamati «criminali» e aveva aggiunto che avrebbero dovuto essere messi sotto processo nei tribunali internazionali per i reati che avevano com- messo. Aveva accusato Washington di averli, invece, di nuovo riportati sulla scena. Uno degli uomini che lei stava attaccando, Abdul Rasul Sayyaf, si alzò e le disse che il suo discorso era un crimine e chiese che il mi- crofono di Malalai venisse staccato. Sibghatullah Mojaddedi, un ex leader mujaheddin , la chiamò «infe- dele» e disse che se non avesse chiesto scusa non avrebbe più potuto partecipare alle seguenti sessioni del parlamento. Il Chairman dell’assemblea dichiarò che era stata proclamata l'amnistia nell’interesse della nazione, affinchè gli scontri non continuassero. Coloro che ne avevano beneficiato non ottenevano solo il per- dono, ma anche la possibilità di rientrare in politica, di avere diritti politici, di partecipare alle elezioni e di es- sere presenti nell’assemblea. Questo dimostrava ap- pieno, secondo lui, l’ampiezza di vedute, il liberalismo e gli ampi orizzonti della prospettiva musulmana. Da allora Malalai ha ricevuto numerose minacce di morte ed è costretta a girare con una scorta armata. Malalai è convinta che non si potrà parlare di democra- zia in Afghanistan finchè il parlamento sarà pieno di si- gnori della guerra e finchè non si sarà avviato un serio programma di riconciliazione nazionale. Secondo Mala- lai i signori della guerra che siedono in parlamento non vogliono il disarmo e la comunità internazionale do- vrebbe agire sui paesi confinanti che li sostengono. Ma- lalai ha paura che il paese possa ricadere nelle loro mani. Crede che la priorità debba essere data all’educa- zione e alla coscientizzazione delle donne piuttosto che all’aiuto umanitario, che le donne non debbano essere lasciate sole nella loro battaglia, ma che è necessario che si costituiscano in reti di sostegno e solidarietà e siano sostenute anche dall’esempio e dalla solidarietà di altre donne e di altri uomini a livello internazionale. Viviana Premazzi

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