Missioni Consolata - Ottobre 2011

di Gigi Anataloni EDITORIALE OTTOBRE 2011 MC 3 Ai lettori AMORE CONTROPAURA FAME NEL CORNO D’AFRICA Vuoi dare una mano contro la fame? Informati su: www.missioniconsolataon lus.it/mco/ Aiu ta tramite Missioni Consolata Onlus specificando «Emergenza siccità Kenya» (vedi come sulla penultima pagina di copertina). «S ono andato a Baragoi a supervisionare un bacino artificiale che stiamo costruen- do. Appena arrivato mi hanno detto che giù nella Suguta Valley c’era un ragazzo ferito da razziatori Pokot. Era là, in quelle condizioni, già da quattro giorni. Ho de- ciso d’impulso di andare a prenderlo e portarlo all’ospedale di Wamba. La gamba puzzava terribilmente, vermi bianchi uscivano dalla ferita da arma da fuoco. Il ragazzo non mangiava da quattro giorni, io non ho mangiato per due, ma ora è salvo». Queste parole sono il semplice commento alla foto stomachevole di una gamba ferita - silile al- le tante immagini che ci stiamo abituando a vedere nei reportages dalla guerra di Tripoli - che Evans ha messo sulla sua pagina di facebook in agosto. Quello che un tempo era un chierichet- to e appassionato giocatore di calcio nell’oratorio della missione, lavora ora come coordinatore dei progetti di sviluppo della diocesi di Maralal. Là, a Baragoi ( Samburu County, Kenya ), ha fatto quel che il cuore gli diceva, senza ascoltare la paura e calcolare il rischio. Ho pensato a lui cominciando a scrivere questo editoriale d’ottobre, il mese missionario per ec- cellenza, perché mi ha ricordato una cosa importante: il bisogno di vincere le nostre paure con un po’ di amore, gratuito e - perché no? - anche un po’ incosciente. Stiamo vivendo un tempo di grazia unico e irrepetibile che sfida a fondo la fede di chi si fregia di un nome grande: cristiani, cioè di Cristo. È un tempo di grandi trasformazioni e problemi, con- fusioni e potenzialità, segnali di morte e luci di vita, grandi libertà contrastate da emergenti fondamentalismi e particolarismi, globalizzazione e violazioni della privacy, ingiustizie impuni- te e violenze dilaganti insieme al progresso inarrestabile della scienza, comunicazione capilla- re e manipolazione dell’informazione. Di fronte a tutto questo il grande rischio è la paura: paura della mancanza di futuro, paura che gli altri mi tolgano spazio vitale, lavoro e risorse, paura dei guai, paura dei vicini, paura degli stranieri, paura della futilità dell’impegno perché «tanto non cambia mai nulla» e «chi paga sono sempre i soliti onesti e chi ingrassa sono sempre i furbi», una paura che immobilizza perché ci fa sentire impotenti di fronte a problemi troppo grandi. A ntidoto alla paura è l’amore. Vince contro l’inazione e la rassegnazione, perché è ottimi- sta, non guarda all’enormità dei problemi, sa che è importante fare qualcosa per chi è nel bisogno, anche fosse una persona sola. L’amore non calcola costi, rischi e guadagni prima di incominciare; gli studi di fattibilità li fa dopo aver iniziato. Non aspetta la Tv per far spettacolo. È così incosciente da assumersi responsabilità e prendere iniziative senza aspettare gli ordini, senza curarsi della pubblica opinione. Questo amore nella Chiesa diventa missione: andare verso chi ha bisogno, fino agli estremi confini, per far scoprire il vero volto dell’Amore, Gesù Cristo. «La missione rinnova la Chiesa, rinvigorisce la fede e l’identità cristiana, dà nuovo entusiasmo e nuove motivazioni. La fede si rafforza donandola!». Sono parole di Giovanni Paolo II nell’enci- clica Redemptoris Missio . Papa Benedetto XVI le ripropone nel messaggio per la Giornata Mis- sionaria Mondiale che celebriamo il prossimo 23 ottobre ( vedi pp. 74-75 ). Attraverso questa missione-amore «il cristiano diventa costruttore della comunione, della pa- ce, della solidarietà che Cristo ci ha donato» senza trascurare «la promozione umana, la giusti- zia, la liberazione da ogni forma di oppresione» e la Chiesa «si prende a cuore della vita umana a senso pieno» in un mondo dove ancora troppi non conoscono il Signore Gesù e dove anche quelli che lo conoscono, lo hanno dimenticato e non si riconoscono più nella comunità che è la Chiesa. Forse abbiamo proprio bisogno di riscoprire la gratuità e l’incoscienza di questa missione-amo- re per vincere le nostre paure, reagire alla disperazione e continuare ad annunciare la gioia del Cristo Risorto là dove viviamo e a tutto il mondo.

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