Missioni Consolata - Febbraio 2011

nella comunità, esamina le ca- pacità di resistenza e alla fine fa la selezione. Ogni famiglia deve costruirsi la propria casa. La terra è della comunità, la casa è proprietà privata, ma non può essere ven- duta; se una famiglia lascia il villaggio, terra e casa rimango- no alla comunità, non viene ven- duta ad altra famiglia. Lingua ufficiale è l’ebraico, an- che perché gli arabi sono gene- ralmente bilingui; d’altronde, i palestinesi hanno bisogno di co- noscere l’ebraico per vari moti- vi; gli ebrei invece, non conosco- no l’arabo; magari sono bilingui di una lingua europea. Il villaggio non è affiliato ad al- cun partito o movimento politi- co. Fino ad ora nessun governo israeliano ha considerato Nevé Shalom un’iniziativa o progetto di interesse nazionale; c’è ri- spetto e nulla più. È stato chie- sto in concessione un pezzo di terra, come il governo fa per i kibbutz , ma fino ad ora la richie- sta è stata rifiutata, con la scusa che non è una iniziativa di ne- ni religiose. Un altro sogno di padre Bruno sta per realizzarsi: la «Casa degli studi silenziosi», un edificio con sale riunioni, bi- blioteca, spazi per la creatività artistica... un ulteriore stru- mento di carattere spirituale per educare al dialogo, alla ri- conciliazione ed alla pace, at- traverso la ricerca dei punti co- muni, da rintracciare anche nelle rispettive scritture sacre delle diverse religioni. LA VITA A NEVÉ SHALOM Il villaggio è gestito in modo de- mocratico: ogni anno viene elet- to un segretario che lo governa, affiancato da quattro consiglieri; almeno una volta al mese viene convocata l’assemblea plenaria per prendere le decisioni più importanti. Attualmente vi sono una ses- santina di famiglie, metà ebree e metà palestinesi, ma presto se ne aggiungeranno altre. La lista di attesa è lunga; un comitato studia i vari casi, ne analizza le motivazioni, istruisce sulle con- dizioni ed esigenze per vivere cessità nazionale; in realtà non si vuole la presenza di arabi in territorio israeliano. Dal punto di vista religioso a Nevé Shalom risiedono ebrei, cristiani, musulmani e agnosti- ci. Buona parte di essi non vi so- no entrati per motivi religiosi; anzi, molti non sono neppure coscienti della loro identità reli- giosa. Era una delle critiche mosse a padre Bruno: come prete avrebbe dovuto interes- sarsi solo di cristiani, invece ac- coglieva tutti, senza chiedere la loro appartenenza religiosa. Pa- dre Bruno rispondeva: «Da par- te mia non rinuncio a nulla della mia fede; quanto a quelli che ancora non hanno trovato la strada che porta a Dio, sono certo che, al momento, agiscono secondo la parola di Dio; un giorno forse troveranno anche la loro via a Dio». Benedetto Bellesi FEBBRAIO 2011 MC 69 MC ARTICOLI # Centro spirituale pluralista.

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