Missioni Consolata - Febbraio 2011

dal Guandong. Dopo averle ristrutturate, portato la corrente elettrica in pianta stabile - nonostante i nume- rosissimi black out - ed il collegamento ad Internet, gli affaristi han hanno affidato a persone di fiducia la ge- stione delle loro nuove proprietà, escludendo di fatto la popolazione locale, relegata ai banchi del mercato co- perto o all’artigianato. Molti di loro si reinventano guide turistiche, ripetendo sistematicamente il nuovo mantra «Do you need a car?» (Ha bisogno di un’auto?, ndr ) non appena intravedono un turista occidentale. Solo la sera, nella piazza principale della città vecchia, i tibetani della zona si riuniscono a ballare sulle note delle musiche tradizionali, diffuse da potenti amplifica- tori posizionati sul perimetro dello spiazzo: di fronte a turisti occidentali e cinesi entusiasti, la popolazione lo- cale mantiene vivi, apparentemente in modo naturale, i brandelli della propria cultura inevitabilmente desti- nata all’estinzione, di fronte al progresso veicolato dalle infrastrutture per le telecomunicazioni ed il turismo sponsorizzate dal governo centrale di Pechino. La strada a due corsie che collega Zhongdian a Deqin, lo- calità più remota della provincia di Shangri-La, apre infatti un flusso turistico interno tanto inedito quanto devastante, fatto di lussuosi hotel a quattro stelle e sou- venir a buon mercato; un fenomeno che trae dall’espe- rienza di Lijiang la propria ispirazione. IL DESTINO DEI NAXI Lijiang, a metà strada tra Zhongdian e la capitale della provincia Kunming, nel 1997 è stata iscritta nel registro dei patrimoni mondiali dell’Unesco: con alle spalle una storia di oltre 800 anni, è stata la capitale di un regno indipendente, inglobato alla fine del XIII secolo dall’Im- pero cinese sotto la dinastia Yuan, popolato dalla mino- ranza etnica dei naxi. Perfettamente conservata, la città vecchia di Lijiang è un gioiello architettonico che ha mantenuto pressoché immutati i caratteri distintivi dell’antico borgo cinese: strade di ciottoli, tetti di pietra decorati, canali e lanterne hanno valso a Lijiang il titolo di patrimonio dell’umanità, un riconoscimento che au- tomaticamente ha messo a repentaglio la sua sopravvi- venza. Dal 1997, il governo ha preso il controllo della zona, pre- mendo l’acceleratore sullo sviluppo turistico che, con la sua assenza, aveva preservato la bellezza del luogo. Pur mantenendo in alcune parti dei tratti di autentica pace, dove la sera si passeggia sentendo l’eco dei propri passi, oggi la città vecchia di Lijiang è in larga parte un contenitore per turisti, una tappa dei pacchetti va- canze «Lo Yunnan in una settimana». La città vive in uno stato di sovreccitazione perenne, scandito dagli orari di apertura e chiusura di ostelli, hotel, negozi di souvenir e ristoranti. La minoranza etnica dei naxi, tra- dizionalmente matrilineare, come nel caso di Zhong- dian, si è ritagliata la sopravvivenza grazie all’artigia- nato locale, abitando prevalentemente i villaggi circo- stanti. A testimonianza vivente di resistenza perpetua, le anziane donne naxi vestono ancora gli abiti tradizio- nali, caratterizzati dalle vesti a manica larga colorate di un blu acceso, abbinate al coprispalla di pelle di pecora; il dongba , la lingua dei naxi, secondo l’ultimo censi- mento cinese del 2000 è parlato da 310.000 persone, 110.000 delle quali non conoscono nessun altro idioma, mentre il sistema di scrittura a pittogrammi sta lot- tando contro l’estinzione grazie ai programmi specifici di insegnamento scolastico, promossi lodevolmente dal governo locale fin dal 1996. Il destino dei naxi e della loro cultura, seppur meglio preservati rispetto alla minoranza tibetana di Shangri- La, si scontra con le conseguenze del miracolo econo- mico cinese. Un miracolo che ha creato una classe me- dia con un potere d’acquisto tale da nutrire un turismo interno dalle conseguenze devastanti: turisti cinesi ar- rivano letteralmente a migliaia da tutta la Repubblica popolare, in un adattamento contemporaneo dell’eser- cito imperiale. A cavallo di pullman con condizionatore interno, armati di carta di credito e macchine fotografi- che, l’orda han si riversa euforicamente e rumorosa- mente nei luoghi diventati simbolo della grandezza della Cina nel mondo, portando con sé gli strumenti del benessere e dello svago tipici delle grandi metropoli: i karaoke , i fast food occidentali, i centri commerciali, i negozi di moda. I MOSUO, DOVE IL MATRIMONIO È (ERA) BANDITO Fino agli anni Ottanta, il lago Lugu, al confine tra Yun- nan e Sichuan, si poteva raggiungere solo dopo una set- timana di cammino. Negli anni Novanta fu costruita la prima strada e furono portati elettricità, scuole e beni 48 MC FEBBRAIO 2011 In queste pagine, in senso orario: - una donna di etnia yi al mercato di Wenshan, città ai confini con il Vietnam, Yunnan sud-orientale; - gli spettacolari terrazzamenti costruiti dagli hani hanno plasmato le pendici dei monti per fare spazio alla coltivazione del riso, nella contea di Honghe, Yunnan centrale; - una veduta di Zhongdian, capitale del distretto di Shangri-La, Yunnan.

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