Missioni Consolata - Febbraio 2011

evitandoti lunghissime attese ma facendo pagare fino a dieci volte il prezzo corrente. Ci sa- rebbe anche un altro posto più vicino, Curiaco, ma la gente pre- ferisce a volte andare fino a Tu- cupita perché Curiaco si trova vi- cino al confine con la Guyana in- glese; lì c’è molto contrabbando e traffico di carburanti e uno corre il rischio di andarvi senza riuscire ad approvigionarsi. Per rispondere alla domanda ini- ziale: il governo ha una chiara li- nea a favore degli indigeni, la qual cosa è positiva; ma, allo stesso tempo, queste buone intenzioni non vengono tradotte in pratica dalle autorità locali. Ci si ricorda motore della barca è meno po- tente se ne possono impiegare anche sei e, inoltre, a Nabasa- nuka non abbiamo un’ambu- lanza fluviale. Abbiamo prestato anche l’imbarcazione della mis- sione per portare pazienti, ma più di una volta abbiamo dovuto constatare con molto dolore la morte di persone che si sareb- bero salvate se avessero avuto l’opportunità di essere trasferite tempestivamente all’ospedale. E poi c’è la tragedia del combu- stibile… In che senso? Devi partire dal presupposto che per i warao l’unico mezzo di co- municazione e trasporto è il mo- toscafo e lungo il fiume ci sono moltissime imbarcazioni a mo- tore. Bisogna riconoscere che il Governo ha fatto investimenti af- finché le comunità indigene ab- biano più imbarcazioni e si pos- sano muovere più agevolmente per il fiume, ma alle barche serve la benzina e qui sta il pro- blema. Nei caños, ovvero nei ca- nali del delta, c’è un solo luogo oltre a Tucupita dove si può com- prare combustibile, e bisogna a volte fare code di quattro giorni per poterlo acquistare. Ecco al- lora che nella stessa Tucupita c’è chi lo vende al mercato nero, dei warao in tempo di campagna elettorale; allora sì che c’è una presenza continua dei politici… ma dopo? La missione dovrebbe tenere una proiezione verso la città. Come state vivendo questa sfida Ormai i warao non si trovano più soltanto nei canali del delta. Oggi si muovono seguendo flussi migratori di vario tipo. Ci sono coloro che emigrano per sempre e vanno in città, convinti che la vita sull’Orinoco non porterà loro alcun futuro. Poi ci sono quelli che emigrano perché vogliono fare studiare i loro figli e non possono mandarli in città da soli. FEBBRAIO 2011 MC 25 MC ARTICOLI # Da sinistra in senso antiorario: suor Luigina Goffi nel laboratorio di sartoria; bambini in canoa, l’unico mezzo di trasporto sul fiume Orinoco; i bambini e la missione di Nabasanuka; p. Zachariah Kariuki che lavora prevalentemente nella missione urbana di Tucupita.

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