Missioni Consolata - Febbraio 2011

FEBBRAIO 2011 MC 17 I sette giorni che cambiarono il Myanmar. Così potrebbe pas- sare alla storia, nel Paese asiatico, la seconda setti- mana di novembre 2010. Alle prime elezioni dopo vent’anni te- nutesi domenica 7, è seguita, ad appena sei giorni di distanza, la liberazione, tanto attesa quanto insperata, di Aung San Suu Kyi. Pur rivelandosi un bluff istituzio- nale, le consultazioni generali hanno mostrato che la giunta mi- litare sta cercando di riaprire la « road to democracy », il percorso politico e sociale che dovrebbe traghettare il Myanmar verso un regime democratico e pluralista. Il rilascio della leader del movi- mento democratico birmano sa- rebbe la seconda importante tappa di questo tragitto, peraltro sconnesso e ricco di incon- gruenze. «SGRADITI» I GIORNALISTI Una di queste contraddizioni l’ho sperimentata direttamente, al- lorché, a poche ore dall’apertura dei cancelli della sua villa sul lago Inya, ho potuto avvicinare la «Signora», come viene spesso MYANMAR TESTO E FOTO DI PIERGIORGIO PESCALI INTERVISTA AD AUNG SAN SUU KYI DIAMOUNCALCIO ALLA DITTATURA La liberazione di Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari per 15 anni, è di buon auspicio per il ritorno alla democrazia. Un cammino che richiede alla «Signora» di cambiare strategia: ricompattare il partito, dialogare con i militari, rispondere alle minoranze etniche, non inimicarsi la Cina. Ma l’Occidente deve mutare atteggiamento. # Giovane monaco buddista gioca a pallone.

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