Missioni Consolata - Dicembre 2010

gio 2008 e fu particolarmente emozionante perché coincise con il 60° della fondazione di Israele. Il pubblico seguiva attento, rit- mava i canti, accendeva i cellu- lari illuminando di piccole stelle l’auditorium, si univa alla danza sul palcoscenico, applaudiva, mentre sullo sfondo scorrevano le immagini della vita del kibbutz e scorci di paesaggi e di città israeliane, dove vivono tutt’ora i ragazzi, incantando con la loro bellezza gli spettatori. Al termine dello spettacolo i ra- gazzi del Teatro dell’Arcobaleno si sono rivolti al pubblico po- nendo ai loro coetanei domande del genere: «Come ci immagina- vate? Come ci aspettavate?» e se ciò che avevano visto aveva con- fermato o modificato le loro idee, i loro convincimenti. Gli spetattori hanno ammesso con gratitudine che dopo lo spet- tacolo avrebbero guardato a Israele con occhi e cuore diversi. Mentre i mass-media impone- vano le immagini di un paese mi- litarizzato e profondamente se- gnato dall’odio, dalla violenza, Angelica e i suoi ragazzi avevano fatto conoscere la vita di gente normale che sogna e lotta per la pace. A dimostrarlo basterebbero que- ste parole di Ittay, 17 anni, ebreo: «Mio fratello è nell’esercito da diversi mesi; tutti i giorni penso a lui e alla guerra e faccio quello che posso per testimoniare che la pace è possibile»; così pure Saeed, 17 anni, mussulmano: «Lo spettacolo porta la pace nei cuori. Noi siamo un microcosmo di pace dentro un mondo di guerra. Tutti possono mettere un po’ di amore nelle proprie guerre quotidiane». SPETTATORI: GIÙ LA MASCHERA! Beresheet rappresenta una sto- ria di liberazione, di conoscenza di sé e di accettazione dell’altro, che ha una valenza universale e al tempo stesso anche ciò che Angelica realizza con il Teatro dell’Arcobaleno educando a combattere il pregiudizio, a sco- prire la bellezza e la ricchezza del vivere con l’«altro». Ma l’azione teatrale diventa vera ed efficace anche nel momento stesso della sua rappresenta- zione, coinvolgendo il pubblico a cui si toglie la maschera di una conoscenza approssimativa, de- formata da stereotipi e informa- zioni parziali... BALLANDO LA PACE Angelica è tornata nel nostro li- ceo anche nell’ottobre 2009 per incontrare un gruppo di studenti e far conoscere la sua tecnica teatrale. Così quell’incontro ri- vive nelle parole di Giulia: «An- gelica ha voluto fare con noi lo stesso lavoro e le stesse attività che fa con i “suoi” ragazzi in Israele. E così ci siamo ritrovati a ballare e a fare giochi con ra- gazzi/e di altre classi, che non conoscevamo e di cui soltanto dopo abbiamo conosciuto i nomi e le origini. Nella seconda parte dell’incon- tro, dopo essere stati divisi in gruppi, abbiamo preparato delle piccole scene mute, dalle quali però doveva trasparire il con- cetto di amicizia o di conflitto e riappacificazione. Il fatto più strano è che Angelica, pur non conoscendoci, è riuscita a met- terci a nostro agio. Non mi era mai capitato di ballare o recitare davanti e con persone scono- sciute, soprattutto in un’aula di scuola con i professori presenti. In sostanza Angelica è riuscita a unire e a far divertire dei ragazzi di classi diverse, che probabil- mente non si sarebbero mai in- contrati e conosciuti altrimenti. Quindi è riuscita nel suo intento, perché ha ricreato una situa- zione simile a quella che vive tutti i giorni in Israele e ha dimo- strato come attraverso il teatro e l’arte si possano costruire incon- ISRAELE # Ottobre 2009, Istituto Professionale Marignoni di Milano: Angelica Calò Livné insegna tecniche d’integra- zione multiculturale.

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