Missioni Consolata - Febbraio 2009

MC FEBBRAIO 2009 31 D opo avere concluso la lettura e il commento del- la parabola del «figliol prodigo» di Lc 15 che ci ha accompagnato per oltre un anno, con questo numero iniziamo la presentazione e il commento del racconto delle «Nozze di Cana» riportato solo nel vange- lo di Giovanni nei primi undici versetti del capitolo se- condo. I MMETTERE ED ESTRARRE Spesso il testo del racconto viene sfalsato perché letto fuori dal suo contesto originario che noi invece voglia- mo recuperare e rispettare. Di solito il brano viene usa- to nei matrimoni perché, si dice, è il testo che fonda il matrimonio come sacramento a motivo della presenza di Gesù. Diciamo subito che questa lettura è superficiale e non rispecchia affatto il testo in sé, né l’intenzione del- l’autore, il quale non intende esporre una riflessione ar- ticolata del matrimonio cristiano come si è sedimenta- to dal sec. X d.C. nella teologia della chiesa e nella cul- tura occidentale, per altro, ovviamente, inesistente al tempo di Giovanni. Non ribadiremo mai abbastanza il pericolo che cor- riamo sempre di far dire alla Scrittura quello che è frut- to della nostra mentalità e della nostra esperienza, inve- ce di estrarre fuori il senso proprio dai testi come sono e letti nel loro naturale contesto, che è semitico, orien- tale, greco-ellenistico. Il primo modo di leggere la Scrit- tura, di norma basato solo sulle traduzioni che sono quasi tutte addomesticate, si chiama « eis-egèsi » perché «immette dentro» significati che il testo non ha; il se- condo metodo invece è quello corretto e si chiama « ex- egèsi », perché studia il testo come è e «tira fuori» da es- so, quanto più è possibile, il senso vicino alla mentalità e all’intenzione dell’autore. Per questo lavoro è necessario trovare tempo, non a- vere fretta, ruminare le parole, assaporarle, quasi una centellinazione di un bicchiere di un vino d’annata fino a percepirne il colore, la densità, la trasparenza, il retro- gusto, la corposità, la vivacità: in una parola «la bellezza». Viviamo in un tempo in cui le parole sono inflaziona- te (si parla di 90 milioni di sms al giorno solo in Italia) e mai come in questi tempi si è vista una carenza di co- municazione: abbondano e straripano le parole morte, manca il silenzio che dà corpo e vita al suono delle pa- role vitali. All’eccesso di parole corrisponde una defi- cienza di attenzione e di profondità: tutto scorre e roto- la in superficie, pochi ormai si fermano a leggere in profondità. Dilaga la stupidità, che nasce dalla superfi- cialità, e viene meno «l’intelligenza», cioè la capacità di «intus-lègere - di leggere dentro» gli avvenimenti, i fatti, le persone, i sentimenti, le emozioni, la preghiera, la li- turgia, Dio. U N MODO NUOVO PER LEGGERE LA S TORIA Entriamo subito nel cuore delle questioni, tanto per dare un saggio, mettendo in fila, anche in modo disor- dinato, le prospettive che il racconto racchiude per far- cene un’idea e superare almeno il livello della superfi- cialità sapendo che dobbiamo riprenderle tutte, fino ad esaminare il racconto parola per parola se vogliamo co- glierne l’intensità e i riferimenti ai testi dell’AT di cui il racconto vuole essere un commento cristologico. L’autore intende presentare la persona di Gesù e lo fa da ebreo che conosce l’AT, il Targum come ascoltato nel- la sinagoga e l’esegesi giudaica del « midràsh ». Lo sposa- lizio di Cana è solo un espediente che permette di co- noscere più profondamente la personalità di Gesù di Nazaret. Il racconto, infatti, è carico di una cristologia e- levata: la posta in gioco non è un banale matrimonio, ma la risposta alla domanda cruciale che attraversa tutto il IV vangelo: «Chi è Gesù?». DALLA BIBBIA LE PAROLE DELLA VITA (36) (LC 24,46) a cura di Paolo Farinella biblista Così sta scritto I L RACCONTO DELLE NOZZE DI C ANA (1) UN MATRIMONIO SENZA SPOSI Le nozze di Cana (Giotto, Cappella degli Scrovegni, Padova).

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=