Missioni Consolata - Febbraio 2002

Tshiani, missionario della Consola- ta, e dal pastore protestante Tho- mas, che ha presentato in lingua mangbetu le tradizioni della tribù su questo tema scottante. Suggestivo è stato pure il suo modo di esporre i problemi, intercalati da canti tradi- zionali, da lui stesso composti, che invitavano al cambiamento di men- talità. È seguito un lavoro a gruppi, co- stituiti dalle diverse «collettività» (entità amministrative), presieduti ciascuno dal capo tradizionale, da- gli «intellettuali» e dagli agenti pa- storali: una vera concertazione a lar- go raggio. Dopo un acceso dibatti- to in assemblea, è stato elaborato e votato un documento finale, scritto in lingala (una delle lingue naziona- li del Congo) e firmato dai tre capi tradizionali, vincolante per tutti (ve- di il riquadro)... Ho fatto pervenire la documentazione all’amico Stefa- no Allovio, grande conoscitore dei mangbetu . In una lettera mi ha ri- sposto: «Questa operazione di chi- rurgia sui costumi ancestrali è mol- to interessante... Ma terrà?». È quanto ci chiediamo tutti, missionari e mang- betu . Finora la risposta è: tiene! MISSIONI CONSOLATA 19 FEBBRAIO 2002 Mc N odadai: gli zii del defunto sono chiamati a dare una somma di denaro. È possibile che, da vivo, il defunto abbia dato frecce o lance agli zii, affinché alla sua morte, facciano scorrere del sangue (vendetta). Questa si chiama «nongu». A noi mangbetu giudicare se è un buon testa- mento. A muteno: è il diritto di sepoltura da attribuire agli zii del defunto. Senza amuteno , il cadavere rimarrà senza se- poltura, anche se il corpo va in decomposizione. A noi mangbetu giudicare se questa pratica è buona. N eposo: dopo la sepoltura, è obbligatorio dare agli zii da mangiare: maiale o capra, da uccidere subito, e il necessario in banane, manioca, olio e tutti i condimenti. N ekuwe andreti: significa cercare i parenti remoti del de- funto, affinché possano anch'essi trarre profitto del ne- poso . N emongimbo: è obbligatorio; per cui si comincia subi- to a trattare, mettendo da parte la tristezza. Nemon- gimbo è una multa esigita dagli zii ed è in stretta relazione con l'importanza del defunto: molti soldi, parecchie teste d'animali, banane... senza contare i condimenti. A volte tut- ti gli animali del defunto sono consegnati agli zii del de- funto; così i figli e la vedova rimangono senza niente. A noi mangbetu giudicare tale modo di fare. N u od utulu: le donne sposate (sorelle del villaggio) pos- sono ritornare dai loro sposi solo dopo aver pagato o essersi liberate da questi obblighi; altrimenti le donne ri- mangono prigioniere nel villaggio d'origine. Tale usanza può portare al divorzio o all'adulterio. I bambini sono ab- bandonati alla loro sorte. Tocca a noi mangbetu vedere se ciò è buono. O ubwho : sono gli obblighi, i lavori forzati o le pene in- flitte sia al vedovo che alla vedova, sia ad un membro prossimo della famiglia, come può esserlo un cognato del defunto. Ecco alcuni esempi di pene inflitte: non mangiare né bere senza permesso o pagare una somma di denaro prima di poterlo fare; non lavarsi e non pettinarsi; obbligo di camminare sul ciglio della strada o in mezzo all'erba. Lavori forzati, quali costruire una casa, cercare legna spe- ciale per il fuoco... A noi mangbetu giudicare se queste pra- tiche vanno bene. Decisioni finali 1. Noi, mangbetu , non faremo più pagare per il cadavere, perché questa pratica non contribuisce allo sviluppo della persona e del paese; perché i soldi che si ricevono per un cadavere non aiutano l'individuo per molto tempo (Ez 24, 15-16). 2. Noi, mangbetu , non vogliamo più fare soffrire la gente, quando un parente muore: tagliare i capelli, obbligare le persone a dormire per terra, obbligare a trasportare il ca- davere, chiedere soldi per bere e mangiare, vietare di dor- mire bene, fare camminare la persona con la testa bassa... (Deut 14, 1-2). 3. Noi, mangbetu , non obbediremo più ai cattivi coman- damenti (ai cattivi testamenti) di un morto, perché ciò cau- sa inimicizia tra noi (Deut 21, 25-26; Rm 12-17). Se è un buon comandamento (un buon testamento) possiamo ri- spettarlo, per esempio: dividere l'eredità tra i figli. Il testa- mento è cattivo quando si lascia il coltello o la lancia («non- gu a mokpu») perché è fare ritornare il male con il male. In questo caso noi non lo rispetteremo. 4. Noi, mangbetu , ci rifiutiamo di trattenere una donna spo- sata nel villaggio d'origine del defunto (matanga) per ri- chiedere in cambio del suo rilascio del denaro (noudutu- lu) , perché non potrà servire il suo sposo ed è esposta al- l'adulterio, cosa estremamente vergognosa e proibita nel luogo dove qualcuno è morto (Mt 19, 6). 5. Quando muore qualcuno, gli zii e i familiari del defun- to condividano il dolore e mangino insieme. I parenti del villaggio e i vicini condividano anche tutte le spese per fa- re una buona sepoltura; la sepoltura sia fatta il giorno do- po il decesso; lo stare insieme, per condividere il dolore, non superi la durata di tre giorni; se il corpo del defunto comincia a decomporsi dopo le 24 ore dal decesso, bi- sogna seppellirlo subito nel luogo in cui si trova (Rm 12, 15-16). Noi, zii, ci impegniamo a non chiedere più nes- suna cosa. 6. Noi, mangbetu , non possiamo esigere pagamenti per ri- parare la morte di qualcuno: per esempio, quando una don- na muore e non si è ancora pagato il dovuto (dote); men- tre, se la figlia è in vita, i genitori o il genitore hanno il dirit- to di richiedere la dote. Se così stanno le cose

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