Missioni Consolata - Gennaio 2002

è il direttore: un servizio qualificato, giacché nelle liturgie ortodosse il canto (non accompagnato da stru- menti musicali) è fondamentale. Anche Stefano ha avuto una cri- si, che si è tramutata quasi in dram- ma. È figlio di genitori russi «misti», profughi in Francia: il padre orto- dosso e la madre cattolica. Però la chiesa dell’ortodossia francese non ha mai accettato Stefano, proprio per il credo diverso della madre. «E che devo fare con lei? Ammazzar- la?» si sfogò l’interessato. Esistono due tendenze fra gli or- todossi francesi di emigrazione rus- sa: una aperta agli altri cristiani e un’altra che ha una visione negativa dell’ecumenismo. «Io sono stato vit- tima di quest’ultima - disse Stefano -. E non capisco come la chiesa or- todossa, profuga, possa consentirsi il lusso di essere anche divisa!». Diversa è stata l’accoglienza rice- vuta da Stefano nella «cantina» di padre Vladimir, che crede nell’ecu- menismo concreto. Il prete è solito ricordare pure il martire protestan- te Dietrich Bonhoeffer (3), secondo il quale la chiesa di Cristo è tale so- lo se serve tutti e non soltanto un suo gruppo. «Perciò - continuò Stefano - qui aiutiamo anche gli altri. Ad esem- pio: due volte alla settimana alle- stiamo una mensa per barboni e senzatetto; su questi fornelli (usati per il vostro tè) viene preparato un pasto caldo per circa 300 persone bisognose». Ma il cuore della vita parrocchia- le è la liturgia, celebrata tre volte al- la settimana con la partecipazione di 400 fedeli, molti dei quali ricevo- no l’eucaristia. Tale frequenza alla comunione è eccezionale, perché nella tradizione russo-ortodossa ci si comunica solo due o tre volte al- l’anno. «Partendo dall’eucaristia, si costruiscono le intese fra individui e gruppi, nascono interessi e azioni comuni. Questo attira molto le per- sone, perché molte di esse si avvici- nano alla chiesa per un dialogo o al- la ricerca di calore umano, come ho fatto io...». Ma intervenne di nuovo Claudio, che interrogò Stefano sulla condi- zione dei giovani. «È un problema serio: non solo in Russia, ma in tut- to il mondo. Però su questo argo- mento preferisco lasciare la parola a padre Vladimir, più competente di me». Il prete sorrise, lisciandosi baffi e pizzo, e disse: «Il problema sta nel fatto che noi, adulti, cerchiamo di le- gare i giovani alla nostra concezione della vita e del mondo. Ma, affinché i giovani ci ascoltino, è necessario capirli e soprattutto essere loro di e- sempio nella testimonianza di fede e dell’impegno sociale. Invece spes- so gli adulti, con il loro comporta- mento, mentono ai giovani, perché dicono e non fanno. Già il greco Pla- tone ricordava: da sempre tutti si la- mentano dei figli... Però occorre la- mentarsi anche dei padri: non si ca- pisce, ad esempio, quale eredità ab- biano lasciato ai figli. I giovani bisogna prenderli come sono: non sono né peggiori né migliori di noi alla loro età. Dobbiamo soprattutto amarli maggiormente e veramente». D urante il nostro soggiorno in Russia con gli «Amici Missioni Consolata» erava- mo soliti darci la buona notte con un pensiero particolare. Quella se- ra, l’ultima (il giorno seguente sa- remmo ritornati in Italia), era il tur- no di... Claudio. L’amico citò I fratelli Karamazov di FedorM. Dostoevskij (1821-’81): «Amate l’uomo anche nel suo pec- cato, perché questa immagine del- l’amore di Dio è anche il culmine dell’amore sopra la terra». ( 1) Sul significato socioreligioso in Rus- sia della cattedrale di Cristo Salvatore, vedi la rivista La Nuova Europa , maggio 2001. (2) PadreAleksandrMen’, nato nel 1935 e ucciso nel 1990, è una ricca figura in campo teologico, ecumenico e artistico; vi fanno riferimento sia gli ortodossi che i cattolici più illuminati. (3) Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), teologo luterano tedesco. Antinazista, è imprigionato e impiccato. È autore di Resistenza e resa (lettere redatte in car- cere e pubblicate postume). MISSIONI CONSOLATA 21 GENNAIO 2002 Rettifica Spettabile redazione, grazie dell’attenzione rivolta alla missione della Chiesa in Russia ed anche a me, però disapprovo la trasformazione in intervista dell’incontro avvenuto tra me e un gruppo proveniente dall’Italia (cfr. Missioni Conso- lata , ottobre-novembre 2001). Non mi fu chiesta l’autorizzazione di ricavarne un’in- tervista, ma mi fu detto dal sacerdote pre- sente che avrebbe scritto un articolo. L’intervista, pur essendo lunga, non ri- porta tutto ciò da me detto e certe afferma- zioni appaiono estrapolate dal contesto, pas- sibili di essere male interpretate, come quel- le riguardanti l’atteggiamento delle autorità verso i sacerdoti o i controlli sul mio telefo- no. Inoltre vi sono degli errori, come quello della mia appartenenza alla diocesi di Cese- na o della città dove lavora padre Celestino. A volte si riportano frasi tra virgolette, come dette da me; invece si tratta di una «elabo- razione» di contenuti da me espressi (come la frase sui leader o la nostalgia per il comu- nismo); altre volte si utilizzano frasi mie co- me pensiero dell’articolista. È con dispiacere che chiedo di pubblica- re questa rettifica, non mettendo con ciò cer- tamente in dubbio le ottime intenzioni del- l’articolista. Ma certe affermazioni, fatte in un ampio incontro con credenti, se non pre- cisate e chiarite, possono risultare ambigue, se non addirittura mancanti di rispetto alla situazione ecclesiale e sociale nella quale la- voro e che amo, soprattutto per la grande tradizione di fede, amore e dedizione a Cri- sto della Chiesa ortodossa. don Pietro Scalini - San Pietroburgo Mc Santi sulla scala del paradiso, ostacolati da demoni (affresco in una chiesa ortodossa restaurata).

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