Missioni Consolata - Novembre 1904

Anno VI - N. 11 Novembre l90i Consolata PERIODICO o RELIGIOSO o MENSILE . � ESCE AL PRINCIPIO DEL MESE A DIREZIONE PRESSO LA SAGRESTIA DEL SANTUARIO DELI,A CONSOLATA IN TORJNO

.. , .. ., .. c tu n .... . .... Offerfie per l'ampliamento del Santuario Alaa..n4�ia. Nicola Fanny, 6 Vercelli So relle Galbiate, 2-Caetagnola.G11arena Pasq11ale, 2 - Caatelnuovo. Traversa Pietro, 0,60 - Savigliano. T11llio Bosa, 5 - Pratl��tllone. Maria Camp1sso, 2 -·CuorGnè. Silotto Paolina, l -Rivarolo. Merlo DJm�nic�, l - Cuneo. D. Francesco J?emarchi, parroco, 2 - Vla11zlno. Pizzocco D. Giuseppa, prev., 6 - Ciriè, M. V., impl. gr., 5 ed un paio orecchini d'oro - Cuneo. D. M.artini Antonio, parr., 5 - Saluzzo. Viale Felice, l - Oavou,., Euf!a Dom,. nico, 2 -Bossi Maddalena, li - S. Staf•no Balbo. Bogliaccino Celestina, p, llt· r., 10 - Buttigl iera, A.s3hieri Giuseppe, 1,20 - Llvol'no. Innocente Libera, 1,60 - Montalto. G. M., 10-Pol�lno. Brossa liabriele, l - CaateiNIUe. D. Vachetti Vittorio, prev. , 8 - M liaDO. Coniugi Gall11zzi, Il - Saluzz ,, Maria Albrione, 2 - Alberione Maddalena, 6 - Cardè. Cosa Lodovica, 2 - Bamello Giovanna, 10 - TOI'I'e s. Giorgio. Trucco G. B., 0,50 - Call'o M JDter�otta. Z11nino Enrichetta, li - Pratiglione, Picco Giovanni, 6 - N. N., l - Vlgene. Bessone Mada, p, g . ... , 4. -Ghislarengo. Bozzotti Celestina, l -BozzJtti Isabella, l - Bozzotti Virgilio, l - Boz�otti Felicita, l - BJneschi Maria, 2 - Mon· ferino Angela, 2 - C. L., p. g. r., 5 - C. D. G., p. g. r., 5 - G11idetti Bosita, 0,60 - Cl'escentlno. Cenn• buone Maria, dne orecchini d'oro - Canna Co•hntino, 2 - Bl'loharaslo, D11crano Teresa, 4. ­ Trloei'I'O. Balegno D. Giovanni, pur., 2 - Vei'O• l an go. AleBiandrina Vogliotti, 2 -Ohlvasao. D. Gia· como Milanesio, 6 - Plasoe. D. Maurino Antonio, p •orr . . p. g, 1',1 5 - Bl'a, Bruno Domenica, 5 - S, Giuliano. N. N., 6 - Cal'll/tnaao. Un chierico devoto della CJnsolata, 2 - S. Amb,.oglo, Cristetti Margherita, 6 - Carignano. Michele Peiretti, 5 - Cumiana. N. N., catenella e broche d'oro -O•aalgraaeo. Colombatto Maria, l - Boaconel'o. Dezz 1tti Giovanna, 6 - Roatti Maria, invoc protez 1 l ; per la conversione di persma cara, 2. Suulla, Giuseppina Villavecchia, 2 - O!ivieri Angela, 6 - Bl'a. Famiglia Bonardi, impl. gr., 6 - Saluzzo. Giletta Bernardino, per ottener guarig., 6,2� -Caatalnuovo, Bertello Co&tanza, l - Montaldo. GiacJne Giovanai, p. g. r., l - Volpe Fran· cesca, p. g. r., 2 - N. N., 5 - Buttlgllel'a. Asohieri Giacomo, 5 - Plnel'olo. Falciola Anna, 5 - Moriondo N. N., impl. gr., 5 - Om&l/tna. Jalmini .Margherita, p. g. r.16 • Gri�noli Giuseppina, p. g. r., 6 - Isnello. Torre Laura, 5 - Pal'la. Mad.ne Rem· pend, 10 - PPeootto. Grassi Carlo, 1 - Aleaaandrla, Paaino Catterina, S - Creace11tlno, Martinengo Maria, p. g . ..., 6 - Rlvare. Picco Domenic •, 16 -Col'teml��tlla. Marzè Margherita, 16 - Noval'a, Giuseppina Calleri, una broehe d'oro - Bul'laaoo. Alasino Catterina, 2 - Soalenahe. Margherita Bolla, 2 -Caat•gnole. Ferraro Maria, 2 -Gribodi Cecilia, l - Cnluae. Gilardi EnricJ, l-Rive. Sola Agnese, il - None, Vernaoco Maria, 2 - 'Yolvel'e. Alasia Sebastiano, 5 - Savigliano. l:l:iorsino D. Glo· vanni, piev.,6- Caatagnole. Canavesio Sebastiano, 5 • Gare..lo. Piovano Andrea, l · Clnsano. D. Emilio Bellino, prev., 4 - s. Sabaatlano Po. Ccsula Costantino, 2 - Peaalone. Pavesio Margherita, 6 - Bay Marcella, 0,50 - Aatl. Bavera Matilde, 9Corio. Chiarabaglio Giovanni, 6 - Padova. Adele Boaco, 2 -Vel'oleni'O· Lnuo Giovanni, l - Poi . l'lno. Cerato .Maddalena e Agne.se, 6,50 - Caaalurano. Pe·rJtti M�ria, 2 -Valaaugllo. Candellero Carolina, l -Coatelnuovo. Oorballa M.arianna, per dJ.e grazie ricevnte, 8 - Levrleno. Ortalda An· tonio, 2 - l"l'aealneto. Z •vattaro Lliigia, 2 - Cavoretto. Artuft'J Gia�omo, Il - Caatlbol'gone. C. M., 2 - Pessinetto. Copperi Bosè\1 2. -La Morra. Roggero Serafina ved. Borgogno, 10. Caluso. Cubit-Re Giusepp!i1 2-Ferrone Maria, 2 -PoiPIDo. Gardella. Paolina, 2-Bosco Pietro, 6M �ndevì. GafodiJ D,manica, 6 - s. Sebsstlano Po. Vir<tlo Liberata, l - A l'lzz )na. Perotto Francesca, 0, 60 - Olrlè. Savant FLanc·soa, Il - All'aac 1, Nota Tarsilla, l - Sacco Agnese, una croce d'oro - Ser. ratrice Rosalia, 2 - Du 10, D. C ulJ Cambiano, vicario, 10 - Caaale. Bilazzi D. Paolo, Il -Cuor��tnè. Grouo Tereta, p. g. r., 6 - Rivoli, Piatti Giovanni o.a, p. g. r., l - Caata��tnole. Brunet'ti Cuolina e Cerutti Giuseppina, Il - Mencellel'l. Rosso Francesco, invoo. gr.; 6 - Riva. Fissare Luigi, 1 -· Vlllaftanca P. Bollè Chiatfredo, 2 - Velplaao. Carrara Catterio.a, impl. gr., l - Cevallel'leone, Olivero Lucia, 6,8 i - Caluso. N. N., 6 -Genova. Maria Luin Fannini, il - Stnello. Bolonguo A.lesoandro, l - Oal'am"gaa. G. B. Camisassa, 2 - C •rmagnela. Vasohatti vei. Osella, 2 - Bielle, Gremo Q11into, Il - Oampljjlla. Gaia Ida, 2 -Buà. C. P., 5 - Livol'no. Isolina Canapa-Vestri, 10 - Palel'mo. Carolina Stuard, 4 - Boma. Ginoeppina Violati, Il - Clemlnte Barberini, ,,1!6 - Coaaato. Nanda Garzena, 2 - Val'eae. N. N., 15 - Beaulleu. c ... L. D. F., 5 - Col'tanzt, Leonida Carmago.ola, invoc. gr., Il, 7i> - Milano. Giuseppina Gin· lini, 11 - Eugenia Vera, l - Genova. Nanni Aprà, impl. pronh, g<1arigione, 2 - Acqui. Avv. Vincenzo Peverati, 10 - Jll )asoa. CocJo Marietta, p. g. 1'., 6 - S. Stef•no. Meneghini Santo, 4, 6; - Bovea. Filip)i M.rtherih, 10 - c��reh. Fedelina Friaglia· Ugliengo, p. g. r., 6 - N arnl. Suor Maria Carmela, 12 - N •l ve. I bimbi dell' As'.lo, S - Veat:gr�è. CocoozMao.fredi Rosa, 1!,50 - Novara. Anna M.. De Ambrosia, 6 - l 1zlno. Babajoni Giacomina, 6 -Curlao. D. Stef•no M.aruochi, 2 - Biella. F. P., 2 - Valp81'1/t8. Alg Jstino cav. Pietro , 2,50 - •ol'tara. Emilia Gretotti BJssi, impl. prot. sui bambini, 10 - Vllldl'anca Plem. Cappella Cristof .ro, p. g. r., 5 -Castagno Maddalena, p. g. 1'., 2 - B. F. , p. g. r., l -B. D., p. g. r. , Il -Bertola Andrea, p. g, r., l, WBaudracco, 2 - Bollè Maddalena, 2 - Camisassi Gio. B•ttista, 8 - Demichelis Benedeth, 5 -Staffal'da Bollè Giuseppa, 1!. Tol'lno. S. A.. in ouore di S. Anna, 600 -M. L. C., per una croce, 116 • Cotti Ester, 2 - B. B., 1- A. V., 10 . Cerrati Michele, 10 - Ronzano, l - Bosa Llveriero, 10 - Perracchione Michele, 4. -Leotardi Te· reu, Il -Bichermo Domenica, 4. - Coniugi Serra, 2 -I figli di Luisa Bas1i vedova Cavagnino.1 l'anéllo. e gli orecchini della .mamma in auffragio - N. N., 6 - Ca,tagnerif Lucia, l - Chiandano Elena, 2 - TnrM .Maddalena e Metilde, p. g. r., 2-N. N., 6Ferri Lucia, 6 -Maria Ferre:o, 8-Sucoio Michele, 5 - Grosso Marco, 11,50 - Gariglio Giuseppe, 2,�0 - Giulia Naccari, 7 50 - Palazzo Antonietta, 1,50 - Una pia giovinetta, 10 - Gerbaldi Cristina, l - Lan-

Novembre 1904 � �nsorata PERIODICO RELIGIOSO MENSILE Ji!F"����y� .DIREZIONE �!,(, SO.M:M:ARIO • . j La divozione alle anime del 'purgatorio nel.santuario della Consolàta - Straordinario favore spirituale concesso da Sua Santità. Pio X - Brevi cenni sul servo di Dio D. Giuseppe PRESSO LA SACRESTIA·DEllA CONSOLATA � Cafasso - Rinnovazione dell'.indul�enza di D. Cafa,sso _ Vantaggi della medesima e modo di lucrarla - Orazione di D.·Cafasso per l'accettazione della morte - Echi del centenario della Consolata in Amorica - Cronaca me11sile TORINO ·J del santuario: · Grazie riferite · alla aacrestia - Il pellegrinaggio diocesano d'Ivrea alla Ccnsolata - Orario delle �� (f !Sacre �unzioni per novembre. · � O/l'erte· per l'ampliamento d6l Santreario. L Q a .... p - iv - o � zi - ò l!;;;; ne � al � IB a�:·dsl purga!ori�T (�::;:;:;�;,�:: ;.:::,u •Wi: Però a_ chi veniva a1 santuario collo scopo speciale di santificare il proprio lutto è suffragare i suoi morti, pareva in passato di sentire una lacuna, non t�ovandovi quei susnel santuario della Consolata ' ' ==��== La · perdita di persone care è uno dei più sidi di ' culto esterno, che tanto. co�fortano grandi dolori umani, ma è quello altresì che l'anima e l'aiutano a salir'e dalle cose visibili dagli umani conforti può meno d'ogni altro alle invisibili. · essere alleviato; Non è quindi . meraviglia se Vero è che nel santuario della Consolata è tra gli affi _ itti che t�a � go_ no quotidianamente i antichissimo il 'culto alle anime del purgaal santuario, numerosi Siano coloro che ven- �orio, come lo dimostrano le molte messe di l ' . gono ad impetrare: dalla Madre Consola- suffragio istituite in passato da principi e trice ras11egnazione per sè, ·e per i loro morti privati, e il solenne novenari'o che la.Compaabbreviamento delle pene del purgatorio. - � gnia di S. Giuseppe e di S. Anna vi fa caleOh, essi ben sanu'� _ _ 9h_e �ar�a SS.,Ja. ctl!a.�.... b�a.r�. nei gi_ornj_prec�denti il 2 novembre. sul Calvario col morto Redentore tra le braccia. Q,uesto novenario fu il primo che si istituisse gustò fino alla ·feccia il calice della loro in Torino a suffragio dei defunti, e da esso stessa affiiiione, è tutta disposta a compa- � presero esempio ed impulso i così detti ottirli, a sollevarli con materna tenerezza, tavarii pei morti che oggidi si celebrano in loro otten�ndo quella -conformità ·ai divini quasi tutte le chiese . di Torino, e che di sovoleri che addolcisce e sublima il lutto cri- lito, anzichè· precedère, seguono la commeinostiano, e · infinitamente �o di:ff�e renzia dal � razione solenne dei defunti. Però non eravi lutto dégli infe1ici che non hanno speranza. nel sàntuario· un altare speciale dedicato alle Essi sanno come divengano singolarm�nte anime purganti. efficaci i suffragi deposti nelle mani di Colei, � Anche questa lacuna si volle colmare nei di cui Gesù stesso si compiacque dire: Tu � lavori di ampliamento, col nuovo altare col-

174 J1' eoflSO(ata Sie1R locato il più che fosse possibile vicino alla taumaturga effigie, cioè nella prima cappella a destra dell'altare maggiore. L'icona, di cui offriamo ai lettori la riuscita riproduzione, è lavoro dell'esimio prof.re Luigi Morgari. Soave, come vero e confortevole è il concetto a cui il . dipinto s'ispira. In alto appare Mal-i� Consolatrice, la pietosa �egina dèl purgatorio, circonfusa di blanda luce, tra le cui tenui iridjscenze s' intravvede un corteo di angioli. Due di essi già sono discesi alle sante anime, ambascia· tòri dolcissimi di misericordia (vedi incisione). §)� o ciale amore l'adattamento al soggetto di questo altare, eseguito con rara perfezione dal marmista A. Quirico. L'euritmia delle altre decorazioni non comportava u� altare tutto bianco, nè potevasi ì-ipeterlo in nero come quellodelSS. Crocefisso. Si scelse perci<? un prezioso e raro Serravezza dalla tinta lattea riccamente vena- . ta: - di verde azzur-. rogholo, che ripo� sa l'occhio ed; in- . sieme colla semplice e fine ornamentazione, è di effetto delièatissimo, spirante la caJma e celestiale mestizia caratteristica del supremo dolore cristiano, confortato da eterne, indefettibili speranze. La scena, movimentata con arte sobria, è viva e parlante; nè la giustezza dei particolari materiali va, come spesso succede in questo soggètto, a danno della spiritualità dèll·' impressione · complessiva.Que· sta eccelle e si accentra special- Icona del nuovo altare dedieato alle Anime Cosi in ·questo benedetto Mese dei Morti più cara ci sarà la preghiera di suffragio nella casa di Maria Consolatrice ; più sensibile il mistico e reale contatto con cui la materna misericordia di Lei, a guisa di candidis- . mente nelle due maggiori figure d'angelo e di donna, le quali esprimono mirabilme:qte l'ineffabile dolcezza e l' efficacia straordinari� ' déi ·suffragi che passano per le mani di Colei, a cui, al dire di S. Bernardino da Siena e di altri Santi Padri e D.lttori, il suo divin Figliuolo ha accordato plenipotenza e dominio in purgatorio. Il valente ing.re Vandone ·studiò con spe· simo velo, involgerà colle nostre le anime dilette che ci hanno preceduti, n.ell'eternità. Noi, per le mani di Maria SS. affretteremo loro il godimento di Dio; !lSse,. per le stesse mani misericordiose, ci invieranno sante carezze di riconoscenti benedizioni.

la eo.,solata - 175 �AVVISO, A partire dal 1• gennaio 1905 l'abbonamento a questo periodico sarà intieramente· devoluto a benefizio delle Missioni della Consolata in A{rica. I benefattori che ci mandano offerte sono pregati d'indicar·e se queste sono a favore delle Missioni. oppure pei lavori del Santuario, al compimento dei quali si richiede ancora una fortisszma spesa. Fa,cciamo ancora preghiera a quelli che ci mandano elemosine di me,sse , da celebrarsi dai missionarii in Africa di volerlo indicare chiara'lln ente, mentre avver·tiamo che l'elemosina per . queste fu fissata dall'Autorità Ecclesiastica in L. 3. 'LA DIREZIONE Straordinario favore spirituale concesso da 8. 8. Pio X Allorchè · un uo�o di genio e di cuore riesce a procurare ai suoi simili un vantaggio· straordinario, la gloria e la benemerenza di lui si riverberano sulla sua famiglia, la quale a buon diritto deve anche per prima rallegrarsi, e fruire del bene scaturito dal pensiero . e dall'opera dell'illustre e virtuoso suo membro. · È questo precisamente il caso in cui si tro"va la immensa famiglia d�i divoti di Maria SS. Consolatrice, per rispet�o ad un grande favore spirituale, il quale sollecitato da lunghi anni presso la Santa' Sede, fu finalmente testè concesso dalla benignità di Pio X. Tale favore, di cui per motivi speciali abbiamo voluto alquanto tardare ad· intrattenere i nostri lettori, è una preziosissima, straordinaria indulgenza plenaria in articulo martis, che si differenzia da tutte le altre già in vigore per il modo facile ed affatto eccezionale con cui si può lucrare, avendo nella conèessione della medesima la Sacra Congreg.ne delle Indulgenze derogato l dalle norme prammatiche, fin qui invariabilmente seguite nell'importantissima materia. Orbene: la gloria ed il merito di avere primamente ideata e zelata la nuova indulgenza, spetta ad un sacerdote morto in concetto di santità e che si sperà. vedere presto innalzato agli onori degli altari: D. Giuseppe Cafasso, vero apostolo di Torino e divoto ferventissimo della Consolata; quotidiano freque�tatore del santuario nel recinto del quale riposa ora la benedetta sua 'salma. ·In suo vivente egli vi aveva un posticino segnato e predile'tto in un angolo nascosto, · .ma d'onde poteva a suo agio godere della vista della taumaturga effigie; pone-,.asi cioè contro il piccolo cancello che chiudeva, a destra dell'altare maggiore, lo stretto e scuro ambulatorio tràsformatosi nei recenti lavori d'ampliamento nelle nuove, sfogate cappelle. Chi nel restaurato-santuario s�inginocchia accanto alla colonna intestata a D. Giovanni Casale, presso il balaustrino· dell'altar maggiore in cornu epistolae, occupa precisamente il posto dal quale D. Cafasso soleva pre- . gare la Madonna. Vuolsi che appunto davanti alla santa imagine egli avesse l'ispirazione di chiedere l'indulgenza di cui ci occupia�o. Qui ci pare d'udirei chiedere: Ma, infine, che cosa è esattamen�e quest'indulgenza di ' D. Cafasso? perchè è dessa preziosa sopra t�tte le altre in articulo rnortis? quali ne sono gli speciali vantaggi; che occorre fare per lucrarla ? - Sono domande giustissime ; però P.i'eghiam·o i nostri buoni lettori a pazientare alquanto. Le risposte verranno da sè, e speriamo non senza pio diletto, se essi .vorranno ·scorrere i brevi cenni biografici che seguono, procurandosi così la soddisfa� zione di cogliere i fatti alla loro origine e di risalire alle loro cause, col seguire il logico processo per cui il pensiero ed il cuore apostolico di D. Cafasso furono naturalmente guidati ad escogitare e zelare la nuova indulgenza. Ciò farà loro, per cosi dire, toccar · con mano come questa sia provvidenzialmente venuta a riempire una vera lacuna, e meglio si sentiranno tratti ad approfittare subito dello straordinario fa v ore, professandone,

176 '111 eo.,solpta dopo Dio, riconoscenza alla' Madre di Consoll!.zione, alla quale dalla sua tomba pare che il suo divoto fedele, come soleva in vita, continui ad applicare per sè e per tutti il testo biblico : In novissimis invmies requiem in ea (Eccle. siaste). ------��� ------ BREVI CENNI sul Servo di Dio D. Giuseppe Cafasso O. Cofasso str•dente, sacerdote, superiore del Convitto ' ecclesiastioo - Divie11e l'apostolo di Torino - :0. Cofasso · ed i oarcerati - D. Cotasso ed i oondanttati a mortP, - Suo zelo per le indulgenze - Come ottenne una Sf>eoiale indulgenza plenaria In. artlculo l mortla -Sattta fnOrt" di O. Cofasso - La sua tom!Ja nel IJatttuario della Consolato.' Giuseppe Cafasso :p.acque a Castelnuovo d'Asti il 15 gennaio Unl. Fanciullo di pochi an;�i già veniva in. paese chiamato il santetto per la sua carità verso i poverelli, per la premura ed il garbo tutto speciale con cui cercava di trarre i suoi piccoli compagni ad essere buoni, a partecipare alla sua pietà verso Dio ed alla sua divozione verso Maria SS. Alle scuole e poi nel seminario di Chieri, dove compì brillantemente .i suoi studi, era desi· gnato quale novello S. Luigi Gonzaga, appellati-lo che tutto dice i11 poche parole. Giunto nel 1833 alla meta delle sue sante aspirazioni, al sacerdozio, egli pensò tosto ad aumentare iu sè la scienza e lo spirito del santo mini� stero: chiese perciò di essere ammesso nel Convitto ecclesiastico, fondato nel 1817 dal teol. coll. Luigi Guala, appunto ·allo scopo di preparare degnamente i giovani ecclesiastici al sacro ministero del confessionale e del pulpito, mediante alcuni anni di studi appropriati e di raccoglimento in Dio. .Per dovere di brevità diremo soltanto che tre anni di Convitto, non solo prepararono D. Cafasso ad uno splendido esame di confessione, ma, malgrado la sua modestia, lo posero nella più alta stima presso i superiori ed i' compag:ni, e lo designarono ad esser eletto come coadiu· tore nell'insegnamento· · al teologo Guala·, al quale successe poi, dapprima quale supplente nella lunga infermità. di lui, ed alla sua morte come superiore del Convitto · e rettore della chiesa di S. F.r:ancesco d'Assisi, a cui il Convitto era allora annesso. o In tale qualità D. Cafasso divenne il vero apostolo di Torhl.O: apostolo umile quanto zelante; modesto quanto sapiente ed eroico in ogni virtù, la cui opera abbraccia non solo i sacerdoti, ma tutte le classi sociali e si fa di più in più popolare, pure. continuando ad essere ricercata come direzione ed influenza preziosissima da prelati, da nobili, da gente di toga 'e di spada. Colla parola, e ben più coll'esempio. di ogni ora, di ogni minuto Don Cafassç> va formando dei suòi cari convittori' una falange di sacerdoti. esemplari; colle sue conferenze di teologia morale, a cui accorrono anche di fuori dioceE;Ii curati canuti e pe.rsiil.o vescovi, egli distrugge le tendenze giansenistiche ed assicura il trionfo delle dottrine 'di S. Alfonso de'.Liguori. Intanto trova pure il' tempo di recarsi di tanto in tanto a dare missioni fuori di .To.r:ino ;· di dettare quasi ogni annò gli esercizi spirituali nel santuario di S. Ignazio; di predicare spesso nelle chiése della-città e specialmente in quella di S. Fran· ces<;o, dove attende quotidianamente. per molte ore al · confessionale, con immenso profitto di penitenti d'ogni _graqo e condizione.' Trova il tempo di visitare ·infermi, miseri abòandonati nE)lle loro soffitte ; di ricevère in· privato quanti domandano di ·consigliarsi co� lui. Sono tra q�esti, a tacer� di cento altri, Mons. Fransoni di santa memoria, D. Bosco, la marchesa di Barolo, il ·conte Solaro della Margherita primo ministro di Carlo .Alberto. I biografi di D. Cafasso sono concordi nel dire che i consigli di lui, oltre il dono di cogliere sempre nel giusto segno, avevano pur quello di ispirare i1J. chi li riceveva tanto sicura e tranquilla fiducia, che troncava tosto in loro ogni affanno, ogni penosa esitazi�ne. Eppure i pareri venivano per lo più dati con pochissime parole, dette con estrema semplicità, ma con tono di naturale s;curezza, in inodo da non lasciar adito a repliche o discussioni. Per D. Cafasso il tempo era veramente moneta, che egli voleva trafficare per l'eternità : Ci riposeremo poi in paradiso ; un palmo di paradiso paga tutto - soleva egli ripetere a chi.lo pregava di risparmiarsi alquanto, di conçedersi qualche tregua nel lavoro. Di questo tèmpo, così scarso alla molteplice opera sua, D. Cafasso non era avaro coi poveri carcerati nè coi condannati all'estremo supplizio, gloriandosi egli scherzosamente del titolo di prete da forca espressione che in boc.ca

12 eo.,solata 177 di lui, cosi santamente delicato e signorile in ogni minimo tratto, cavava lagrime df sublime commozione pur forzando al sorriso. Nelle carceri, a quei tempi non ordinate nè regolamentate come oggidi, i detenuti pativano spesso il freddo e la fame ; tormenti che � ne!e, quando e fin . dove era possibile, miti· gazione di pena o la grazia sovrana ; egli dispensatore di inesauribili soccorsi in moneta, in pane, in vestiti; senza distinguere tra gli infelici i più o meno cattivi, i cattolici dagli appartenenti a false religioni, i riconoscenti dagli ingrati. Unico premio alla sua liberalità, agli eroici sacrifici personali, agli insulti sanguinosi sopportati da . parte dei delinquenti più abbrutiti e malvagi, D. Cafasso chiedeva di poter salvare le anime di quei suoi amici. Meravigliose sono le vittorie da lui ottenute in questo campo, coll'aiuto di Dio e l ' intercessione di Maria Santissima. La composta, inalterabile pazienza e dolcezza unita a ferma dignità; il tatto sapiente e squisitò; la fine ed appropriata arguzia, facevano di D. Caf�sso uno .spécialista inarrivabile ·nella conversione dei delinquenti ed in particolare dei condannati a morte. Ritratto del Servo di Dio D. Giuseppe Cafasso · All'assistenza di questi, sebbene fosse di animo sensibilissimo·, erasi egli legato dai primordi del suo sacro ministero con eroica promessa fatta a Gesù sa· cramentato, chiedendogli in compenso• la grazia.che . · nessuno degli infelici che egli avrebbe accompagnato al patibolo morisse di mala morte. IL sacrificio fu cosi accetto, cosi· pienamente esaudita la ·preghiera, che .Si aggiungevano alle .catene, alla malsanità ed alla tristezza degli ambienti sotterranei, a rendere più acuta la rabbia e tutte le più basse e violenti passioni, che la privazione della libertà può ingenerare in esseri sotto tutti i rapporti disgrJ.ziati. Ci sarebbe da scrivere un interessantissimo volume sulla carità, anzi sulla �ristiana amicizia di D. Cafasso per essi. Egli patrono e avvocato eloquentissimo per ottel fra i giustiziandi da D. Cafasso assistiti [in · 20 anni, uno solo mori senza co il fessarsi, perchè caduto in istato di ' coma e smarrita la conoscenza all'udire la sua sentenza, non si .riebbe più e subì in tale stato la pena capitale. Non t si può con precisione stabilire quante volte l'uomo di Dio fosse chiamato a compiere il doppiamente faticòso ufficio ; i registri della ·confraternita della Misericordia notano nel ven·

178 llt eof}SO(ata tennio e per la sola Torino 52 esecuzioni, in cui non sono comprese le fucilazioni di militari; molte volte poi D. Cafasso recavasi nelle vari città della provincia' ad esercitare la stessa su- , blime opera di misericordia. I più celebri con­ . dannati ai quali toccò la ventura di averlo allato negli estremi istanti, sono il generale Ramorino, fucilato dopo il disastro di Novara; ed il famigerato Pietro M�ttino, rimasto in terribile e leggendaria memoria · fra il nostro popolino, sotto il nome di bersagliere di Candia (dalla sua patria nel Can�J.vese). ' Attorno a costui, ardente giovane di 27 anni, D. Cafasso aveva faticato già indicibilmente senza riuscire a nulla di buono; tuttavia, punto scoraggiato, egli continuò a raccomandare ai suoi convittori di pregare e pregare. In· fine la perseverante sua sollecitudine fu coronata cosi che, tornato affranto dopo aver assistito Mottino 'sul palco ferale ed udita, come sempre soleva, la messa in suo suffragio, a quanti incontrava per il Convitto andava ripetendo: Vittoria; vittoria: sia ringraziato Iddio ! - È rimasto tipico nel genere il caso che fu già narrato nel primo numero · di questo periodico, di un certo Ferraro da Rossignano, convertitosi davanti ad un'imagine della Consolata, mentre già si trovava sul carro avviato al patibolo, che allora rizzavasi al rondò di Valdocco. Talora poi l'ardente zelo di D. Cafasso, avvalorato dall'alto, giunse a portare i condannati a tale spirito di perfetta contrizione e conformità al divino volere, da indurii a subire con gioia la morte px;ematura, violenta, ignominiosa che doveva espiare i loro misfatti, lasciando speranza ·che fossero salvi non solo dall'inferno, ma anche dal purgatòrio. Ma se D. Cafasso, simile al buon pastore evangelic·o, correva in traccia delle pecorelle smarrite, riseryava nel suo cuore tesori di infinita sollecitudine per quelle rimaste nell'ovile. Salvare, insieme èolla propria, quante più anime poteva; risparmiare loro ogni pena' ed ogni castigo nell'eternità, era il solo scopo della sua vita: quello a cui aveva subordinato l'impiego del suo tempo, delle sostanze, del s.uo ingegno, della sua energia morale e materiale: quest'ultima veramente meravigliosa, avuto riguardo alia delicata ed alquanto difet. tosa costituzione da lui sortita da natura ed indebolita ancora dall'immane lavoro, dai digiuni, dal. cilicio, dalla riduzione al minimo ,POSsibile di ogni comodità e ristoro. Con una discrezione sempre amabile ed opportuna, tanto più notevole in un uomo così severo con se stesso, egli sapeva trasfondere nei suoi penitenti ed in quanti si ponevano sotto la sua direzione qualche parte del suo intenso desiderio di giungere al cieìo, senza passare per ,il purgatorio. D. Cafasso che zelantissimo nel suffragare le sante Anime, spesso scendeva col pensiero in quel carcere di tremenda espiazione, aveva avuti nelle sue meditazioni lumi superni per comprendere specialmente l'acerbità dello spasimo che alle anime purganti dà la dilazione della vista di Dio, ed il suo cuore, tutto acceso di amore divino, ne provava così grande spavento da prorompere spesso in questa esclamazione: No, al purgatorio non ci voglio andare! -E con carità apostolica voleva per gli altri ciò che per se stesso. Per.ciò tutti dolcemente spronava ad evitare con ogni ' studio anche )e pii! piccole colpe avvertite; a far tesoro quotidiano di meriti coll'esercìzio delle virtù c_omuni e casalinghe, coll'attendere a pie pratiche arricchite d'indulgenze. - Fate gran caso delle indulgenze - era uno dei ricordi che egli soleva dare ai suoi allievi alla loro uscita dal Convittq. Oggettospecialissimodella premura di D. Cafasso erano i . malati gr a vi ; intorno ad essi s'industriava in ogni delicato modo per indurii a fare atti di pazienza, di·conformità ai divini voleri; per portarli a ricevere in tempo util� i sacramenti della Chiesa e ben disporsi a. luèra.re l'indulgenza plenaria in articulo martis. La gioia che prova l'avaro riponendo nel suo scrigno una nuova preziosa. moneta, può dare una pallida idea della consolazione cb� a D. Cafasso· inondava il cuore quando, essendosene adempiute tutte le condizioni, poteva. fondatamente sperare ch,e un'anima. da lui assistita al gran paeso avesse acquistata tale indulgenza, e fosse perciò passata dal letto di mòrte direttament'e ·al paradisò. Ma altrettanto sì rattristava l'uomo di Dio, quando un caso spe�iale o qualche sua meditazione lo portavano ·a riflettere sulla sorte dei molti che periscono di morte subitanea ed improvvisa. Certo, pensava D. Cafasso, è grandissima �a benigna larghezza della Chiesa nel concedere l'indulgenza plenaria in articulo martis; eppure lascia ancora una lacune •. . . . Difatti, sebbene siano molti i titoli per i quali la detta indulgenza si può lucrare, tutti sono

J.!l eot'}SO(ata 179 GQ���- ·--��������=-��-.����������=-����am�.-����•oo �erò subordinati ad una condizione, ed è che il ' l moribondo faccia in punto di morte qnalche atto di pietà, come invocare il SS. Nome di Gesù almeno col cuàe. Ora come possono adempiere � a tale condizione i sorpre�i da morte fulminea � per colpo apopletico, per sincope, per aneuri- (J sni.a; i tanti che periscono istantaneamente in grandi e piccoli 'disastri, come scoppii di polverifì.ci, di miniere e simili? Quanti e quanti, fra questi infelici, non possono invocare s·pirando il nome di Gesù,, o , perch'è manca loro il tempo, o perchè l'estremo spavento t'aglie loro i sensi o la presenza di spirito? E i disgr�­ ziati che muoiono pazzi? _ _:. : Nell' immensa compassione che lo struggeva per il danno di tutte queste povere anime, D. Cafa�­ so vi cercava un rimedio. caus� sufficiente per ottenere tale indulgenza, credette che questo potesse consistere nello accettare , mentre si è in vita, qualunque genere di morte piacerà al Signore, ed accettarla pm· compiere la sua volontà. Concepita questa risoluzione, essa continua finchè non si revoca, di modo che se sopravviene la morte mentre uno è in tale stato d'animo, questa resterà perciò stesso accettata nel momento in cui succede: ed ecco . quindi compiuto l'atto a cui è annessa l ' i n d u l - genza . Che quest'accettaz�one poi sia un'azione di gran merito è dottrina chiara di S. Alfonso, il quale scrisse che « l'accettare la morte per adempiere la volontà divina e dar gusto a. Dio è un atto di virtù il più ecèellente che esser possa » ( Vittorie dei Martiri, vol. I, Riflessione n.· 24): In fine lo trovò: conveniva ottenere che fosse applicata l'indulgenza plenaria in ar ticulo martis ad un atto tale che, esercì· tato una volta Bassorilievo del mopumento èretto a D� Cafasso Che se tanto è della semplice accettazione della morte in generale per adempiere la volontà tanto in vita, perseverasse e si compiesse, a così dire, dii per sè nell'atto della inorté; ,cosicchè, annessa l'indulgenza a tale compimento, la si conseguisse senza bisogno d'alcuna nuova azione da parte del morente. . Studiando un atto capace · di tali condizioni e di gran merito ad un tempo, acciocchè fosse divina, più ec­ (J cellente ancora si è l'accettare volentieri qua- i lunquegenere di morte al!o stesso fine, perchè tale disposizione d'animo estendesi anche alla morte più dolorosa, ignominiosa e ripugnante l all'umana natura. Ben ponderate queste massime, il piissimo D. Cafasso pensò di domandare al Sommo

180 Jll eo.,solata Q Pontefice che « l'atto di accettare la morte con 1utte l� circostanze che, secondo ·la volontà di Dio, l'accompagneranno, ed accettarla per compiere il divino beneplacito » fosse arricchito déll'fndulgenza plenaria in articulo mortis, a nessun'altra condizione che questa, di fare, cioè, tale accettazione in vita e non più revocarla fino alla morte. La domanda venne presentata a s; S. Pio IX; in allora regnante, da Don Giovanni Bosco nel 1858. Il 7 aprile il Papa, non solo approvò la cosa, ma di buon grado accordò la chiesta indulgenza a. D. Cafasse, dandogli pure la facoltà di comunicarla ed estenderla ad un numero non piccolo, ma però determinato di persone, tra le quali dovevano ,essere gli ecclesiastici 'che attendevano in quell'anno allo studio' della teologia morale nel Convitto Questa concessione limitata era un primo passo che dava le pi-l:t liete speranze: D. Cafasse fuori di sè per la gioia, col cuore pieno di riconoscenza verso Dio e verso il suo Vicario in terra, ne diede 'il fausto an�unzio .ai suoi convittori la sera del 19 aprile, spiegando loro chiaramente il concetto e la forma della nuova indulgenzà; la diversità di essa dalle altr� fino allora accordate . in articulo mortis; e tutti li animò a far gran conto dello straordinario favore, a fine di non ren�e:rsene immeritevoli per il punto della morte. Poco tardò D. Cafasso, a godere del privilegio che .aveva ·saputo accaparrarsi: consumato dal lavoro immane e dalle penitenze, egli vide arrivare con celestiale allegrezza il più bel giorno di SJJ,a vita, come sempre lo aveva chiamato; il giorno della mercede e della gloria, che fu il sabato 23 giugno 1860. Spirò alle 10 112 del mattino, sollevandosi sulla persona ed alzando le braccia; come in atto di rispondere ad un invito della Vergine SS., la cui visibile presenza al suo }etto di morte egli aveva implorata e fermamente sperata per tutta la vita. La morte di D. Cafasse fu un l11tto per tutta Torino, anzi per tutto il Piemonte: du- · rante due giorni fu un accorrere a visitare con reverenza la sua salma esposta nel Convitto di S. Francesco; a farle toccare medaglie e corone. Gli oggetti a lui appartenuti, .i più piccoli lembi· della sua veste furono instantemente chiesti, ed asportati come preziose � reliquie. Riuscirono, per spontaneo concorso . di grandi e di popolo, un vero trionfo i funeo rali di colui che nella sua vera e profonda umiltà lasciò scritto: Disceso che sarò nella tomba, desidero e prego il Signore a far perire sulla terra la mia memoria, sicchè mai più alcuno abbia a pensare a me, fuqri di quelle preghiere che attendo dalla carità dei fedeli. Nè fu quello uno slancio effimero di .venerazione e di riconoscenza al santo, come Don · Cafasse veniva unanimamente proclamato. La sua memoria, anzichè ·perire, col passare degli anni si andò rinverdendo e perpetuando; sia per le traccia profonde rimaste direttamente del1'9pera sua ; · sia per l'edificazione portata in tutte le diocesi àubalpine dai sacerdoti formati alla sua scuola e col suo spirito; sia anc�ra ·per le molte grazie che un gran numero.di persone,· anche con giuramento, attesta di aver ottenuto per intercessione del servo di Dio. La salma di lui convenientemente tumulata nel Camposanto generale di Torino, in un sepolcreto che egli lasciò in eredità alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, vi restò fino · al 1896, quando si ottemle di poterla trasportare ' nel santuario della Consolata, pres.so il quale da S. Francesco era stato trasferito anche il Convitto ecclesiastico l'anno 1870. La tomba di D. Cafasse, umile e nascosta, non attirerebbe certo per se stessa l'attenzione di alcuno. Essa è collocata in un'apposita rientratura del muro, sul piccolo pianerottolo dello scalone scendente !1-lla cappella sotterranea delle Grazie. Sull'l).rca di piatta ·sono scolpiti un berretto sacerdotale ed una stola, sotto cui è scritto semplicemente D. Giuseppe Cafasso. Sopra la·tomba poi, contro il muro, un basso rilievo di marmo bianco rappresenta il santo sacerdote nell'atto di deporre colla destra un'elemosina nelle mani d'un vecchio indigente, intantO che .colla sinistra al2;ata addita il cielo ad un carcerato a cui una grossa catena inceppa i pied� (vedi incisione a. pag. 179). L'angolo riposto, e che �n omaggio allo spirito della Chies.a la Direzione del santuar.io lascia per ora disadorno e quasi dimenticato, è continuamente visitato da persone d'ogni ceto. Vi vengono silenziose, raccolte: Ili prostrano in preghiera accanto �l sepolcro di D. Cafasse;' molti ne baciano la pietra, oppure si fanno il segno di croce dopo aver toccato il piede della figura scolp,ita nel basso rilievo accennato. Ben di rado l'arca è senza

.Jll 8o11sola.ta 181 Q fiori: sono per lo più poveri mazzi da un soldo, tributo di popolare, caratteristica eloquenza; il quale fa riscontro alle firme che molte persone colte 'e notabili vanno apponendo alle reiterate suppliche, stese per ottenere dalla suprema autorità della Chiesa la beatificazione del servo di Dio ; alle offerte fatte per promuovere la relativa causa. Ora si direbbe quasi che, anche dal suo sepolcro, D. Cafasso abbia continuato ad offrire · il temporaneo suo annichilamento ' materiale in continuo sacrificio a Dio per mano di Maria SS. Consolatrice, presso il cui altare egli aspetta Ja gloriosa risurrezione. E se la mano ischeletrita ancora potesse alzarsi a benedire, certo essa si leverebbe su quelli che si adoperarono .. al ripristino ed alla generalizzazione dell'indÌilgenza da lui primamente ideata ed ottenuta i su quanti ne approfiteranno per schivare i tormenti acutissimi del purgatorio, e passare dalla terra di esilio direttamente alla beatifica visione di Dio. RINNOVAZIONE DELL'INDULGENZA di D. Cafasso Dopo la morte di D. Cafasso, come doveva succedere, il !l-uovo titolo per acquistare l'indulgenza plenaria in m·ticulq mortis venne a cessare, appena comunicato a quel nu• mero di privilegiati che e�a stabilito dal Papa nella concessione. Intanto i sacerdoti formatisi - alla scuola dell'uomo di Dio nel Convitto ,ecclesiastico, forti del suo insegnamento e del suo spirito di pietà, come gagliarda legione si erano sparsi non solo per la vasta archidiocesi torinese, ma per tutte le diocesi subalpine, portandovi un rinnovato alito di fede i estirpando dalle sue radici la mala pianta del giansenismo che vi aveva a�tecchito; edificando le popolazioni col loro zelo e colla santità dei costumi. Moltissimi di essi, chiamati, quali curati e vicecurati, ad a�sistere i fedeli in punto di morte, non potevano senza grande pena vedere perduto un vantaggio cosi grande per le anime, qnale era quello dell'indulgenza di D. Cafasso. Firmarono perciò una domanda collettiva, e intrapresero,presso la S. Sede 'pratiche dirette ad attenerne il ripristino ed una più larga estensione. Ma ebbero :risposta negativa. · Come abbiamo notato da principio e come i lettori stessi hanno potuto vedere da quanto abbiamo a suo luogo esposto, la detta indulgenza era stata da S. S. Pio IX concessa a D. Cafasso \derogando alle regole generali e fisse in materia, specie alla condizione, considerata sempre come importantissima, di un nuovo atto da compiersi al momento in cui l'indulgenza sta per aver effetto, cioè al punto della morte. Il Papa aveva voluto con ques o · eccezionale favore dimostrare la paterna -sua benevolenza a D. Cafasso, in copsiderazione dei servizi da lui resi alla Chiesa; il suo era stato un prezioso regalo, fatto una volta tanto, ad un figliuolo m�ritamente prediletto. L'insistere . ancora per la rinnovazione .di esso pareva dunque opera vana, e .forse troppo ardita. Così la pensarono i più; ma pure alcuni persistetter� nel non sapersi rassegnare a tanta perdita. Uno specialmente degli allievi di D. Cafasso fece della riconquista dell'indulgenza uno degii scopi della propria vita. Ne citiamo il nome a titolo di onore e di bene: merenza insigne presso i divoti della Consolata :· egli è D. Secondo Ellena, pio e zelante quanto modesto curato di Busano nel Cana· vese. Non tesseremo · qui la cronaca delle lunghe e laborios� pratiche da lui fatte coll'appoggio di eminenti persone ecclesiastiche e laiche; dei sùoi viaggi a. Roma; delle sue disdette, dei disturbi d'ogni genere da lui incontrati. Basti il dire che più di quattro lustri di perseveranza furono in fine coronati di splendido, lietissimo esito. L'intercessione della Consolata costantemente invocata, e presso cui certo D. Cafasso perarava in cielo, t avevano fatto forza alcuore•di Dio. s:s. Pio X, accogliendo la relativa domanda, benignamente si degnò, non solo di rinnovare l'indulgenza concessa già dal glorioso suo predecessore a D. Cafasso,. ma di estenderla � a tutti i fedeli che porranno in avvenir·e le � condizioni necessarie per lucrarla. Ecco il

182 J1l eo.,solata relativo decreto (l) , che qui riproduciamo ' letteralmente tradotto dal testo latino, per l'intelligenza di tutti. La S. Chiesa pia Madre non tral a sciò mai di consolare con opportuni sussidii, secondo · i bisogni, i · fedeli ridotti al punto di morte. A questi salutarissimi aiuti un altro reCentemente ne aggiunse. Imperocchè parecchi ecclesiastici, specialmente fra quelli che hanno affidata la cura delle anime, affinchè sempre meglio ' si provveda a quelli che trovansi in · tali estremi frangenti, supplicarono S. S. Papa Pio X perchè si compiace$se di accordare l'indulgenza plenaria da lucrarsi nel punto di morte ai fedeli che emisero in vita il seguente atto: SIGNORE DIO MIO, FIN D'ORA (l) URBIS ET ORBIS Christifideles iam prope morituros pia Mater Ecclesia nunquam praetermisit opp ortunis pro rei necessitate solari subsidiis. - Saluberrimis auterri hisce adiumentis recens aliud iamnunc accenseri potest. ·Nam plerique . e clero, iique potissimum, qui curae animarum incumbunt, ut in dies spirituali hominum bono in supremo vitae discrimine provideatur, Sanctissimo Domino Nost1·o Pio PP. X preces admoverunt, quo Christifidelibus sequentem actum adhuc in vita emittentibus ,; « Dm:pine Deus meus, iam n une quodcumque mortis genus prout Tibi plact�erit, cum omnibU:s suis angoribus1 poenis ac doloribus de �anu tua aequo ac libenti animo suscipio », plenaria'in indulgentiam in articulo ' mortis consequendam elargiri dignaretur. Has vero preces, relatas in Audientia habita die 9 Martii 1904 ab infrascripto Cardinali Praefecto S. Congregationis Indulg' entiis Sacrisque Re � liquiis praepositae, Eadem Sanctitas Sua peramtmter excipiens, benigne concessit, ut omnes Chrlstifideles, qui, die ab eisdem �ligend�, s�cramentali confessione rite expiati sacraque Synaxi, refecti, cum vero charitatis in Deum affectu, praedictum actum ediderint, plenariam indulgentiam {n ipso mortis articulo lucrari valeant. Praesenti in perpetuum valituro. Con­ ·trariis quibuscumque non obstantibus. Datum Romae e� Smetaria elusdem S. C., dia 9 Martli 1904. L. � S. A. Card. TRIPEPI, Praefectus. Pro Secretario J. M. Cau.cus CosELLI, Substitutus. p ·SPONTANEAMENTE E VOLENTIERI IO ACCETTO DALLA VOSTRA MANO QUALSIASI GENERE DI MORTE CON CUI VI PIACERÀ DI COLPIRMI, CON TUTTI I DOLORI, LE PENE E GLI AF· FANNI CHE LA ACCOMPAGNERANNO. Questa . supplica, riferita nella udienza del 9 marzo 1904 da Sua Eminenza il Cardinale Prefetto · alle Sacre Indulgenze e Reliquie, Sua Santità accolse assai volentieri, e concesse benignamente chi! tutti quei fedeli i quali, in un giorno di loro scelta, confessàti e comunicati, emetteranno il predetto atto con vero affetto di carità verso ·Dio, possano lucrare l'indulgenza plenaria nel punto di morte. Valga questo decreto in perpetuo, nonostante qualsiasi cosa che gli si opponga. . Roma, dalla Segreteria della Congregazipne delle Indulgenze, 9 marzo· 1904. Luogo . � del sigill<,, Cardinale TRIPEPI, Prefetto. · · C.co CosELLI, Sostituito. Così si legge negliarchivi di questa Sacra Congregazione delle Indulgenze e Sacre Reliquie. Roma, dalla d,etta Seg�et�ria, 27 aprile 1904. G. M. C.co CosELLI, Sostituito. Vantaggi della nuova indUlgenza. e modo di lucrarla Dopo il sin qui detto pare inutile dilun­ ,garci sui vantaggi di questa indulgenza. L'essenziale, quello che da tutte le altre la dif· ferenzia e fu il motivo che indusse D. Cafasso · a promuoverla, si è che con essa si prevengono le sorpr�se dell.��o morte. -Nilmo è che non , veda come, dal tempo del piissimo sacerdote, siansi ancora smisuratamente moltiplicàti i pericoli di morte improvvisa. L'estendersi delle reti ferroviarie e delle linee di navigazione ; l'immenso e · multiforme impiego dell'elettricità ; il più intenso sfruttamento d'una infinità di miniere; i sempre nuovi ritrovati dell'industria chimica e della meccanica; i nuovi mezzi di locomozione, hanno . a dismisura accresciuti i pericoli di disastri e di .

Q •a:tr; conseguenti morti improvv. ise· cagionate da' cause ester,ne, estranee alla umana costituzione ed alle morbose affezioni individuali. CiascunG deve dunque grandemente apprezzare questa indulgenza che, per le sue modalità, costituisce una vera e propria � assicurane spirituale contro i danni della morte improvvisa, ed approfittarne colla massima pront�Jzza e diligenza. . Che cosa occorre fare per lucrarla ? Anche questo risulta · chiaramente dalla nostra esposizione, ma lo riassumiamo a maggiore como· dità di tutti. Per conseguire i1i articulo mortis la. nuova. indulgenza occorre: Io Accostarsi, in un giorno di propria scelta, a.i santi sacramenti della confessione e comunione. 2o Nello stesso giorno, prima o dopo la santa cqmunione, .si dovrà fare a Dio di vero c�ore la protesta. seguente: Signore Dio mio, fin d'ora spontaneamente e volentieri io ac· cetto dallà vostra m�no qualsiasi genere di . morte con cui vi piacerà di colp'irmi, çon tutti i dolori, le pene e gli affanni che la . accompagneranno. So Infine è necessario mantenersi nella stessa santa intenzione per tutta 1a vita, al ·che basta il non revocare mai la protesta fatta. Ed ora a tutti facciamo il 1 più bell' augurio possibile: di pronunziare e serbare nell'anima questa. risolùzione collo stesso spirito, che al primo zela.to�e del nuòvo titolo dell'indulgenza plenaria in articulo mortis 'fruttò, ne siamo certi, il diretto passaggio dalla. terra. d'esilio alla gloria eterna del paradiso. Per la diffusione di quest'indulgenza venne pubblicato un foglietto doppio, portante in prima pagina il ritratto di D. Cafasso e nf!Ue pagine seguenti un breve cenno sulla nuova indulgenza, sul modo d'acquistarla e l'atto d'accettazione della morte (Prezzi del foglietto centesimi 5 caduno, L. 0,35 la dozzina e L. 2 al ' cento). 183 o Orazione composta e recitata .da D. Cafasso per l'atto di accettazione della morte l @rande t/ddio, io accetto e adoro la selitenza di' morte pronunziata soora di me; e portandomi col·peni!iero sul mio letto di morte, ooglio fare adesso per allora una chiara e solenne protesta di quei sentimenti ed affetti, co� cui intendo terminare la mia mortale carriera. Siccome. questo miserabile corpo fu la r . cagione per cui offesi tanto il caro mio ®io; così per sua puni;;ione e castigo ne. fo ben di cuore un totale sacrificio all'offeso .mio Signore. P>er quello che riguarda il tempp e le circostan;;e tutte della mia morte; iÒ mi rassegno piè'name.nte, . ad esempio del mio GJJ ioin 'Redentore, .a tutto ciò che il P>adre 'eeleste aorà disposto di .me. tfo accetto quella morte qualunque che 9ddio nei suoi decreti crederà migliore per me. P>er compiere la oolontà sua intendo accettare da 'Lui e per ':Lui tutti quegli spasimi. e dolori, chr.r sarà in ooler suo che io soffra in quel punto. ' 7%Juesta � la mia ferma e precisa oolontà, con ' cui intendo oioere e morire in qualunque. mo'mento .9ddio coglia disporre di me. 9o la metto tra le mani della mia eara madre [/tt[aria, del mio buon t!lngelo �ustode, . di S. @iuseppe e dei Santi miei speciali protettori, quali tutti attendo sul punto di mia morte, e pel oiaggio alla mia · eternità. 'eosì sia <1> . (1) Estratto dal libretto; Preghiere � pii riflessi lkl servo di Dio D; Giuseppe Oafasso (Prezzo ce n t. �O) . �Ci"i'kc; Ecqi del ceqberiario della Consolaba in America -w� Ragioni di spazio ci vietano di trattar& . con un po' di ampiezza un argomento sempr& caro al nostro .cuore, parlando della part& viviss�ma. che, da piaghe lontane, tanti nostri connazion.a.li emigrati hanno preso alle indi-

184 l� e·ortsolata menticabili feste dello scorso . giugno per l'ottavo centenario della con: solata. Una raccolta di impressioni, di sentimenti e di fatti, trasmessici nella loro schiettezza semplice e talora rozza, formerebbe certo un insieme degno di essere esposto ad edificazione dei nostri lettori, quale piccolo ed armonioso •1poema di viva fede, di soave divozione verso Maria SS. Consolatrice,· che si immedesimano . coll'amore ed• il" rimpianto, s�cri ad ogni .cuore gentile, della terr� natale. Ma aspettando che ci si offra occasione IJÌÙ favorevole, .vogliamo per ora qui trascrivere un brano di lettera, inviataci da uno, zelantissimo missionario che fatica a S. J osé di California: « Profitto volentieri ,di quest'occasione, per inviare all'Onorevole Direzione un cordiale pl!!ouso per il bene che fa colla pupblicazione di detto periodico, che è letto da molti anche in G&lifornia. La pastor8.le dell'Eminentissimo . Cardinale Richelmy sulla Consolata, le relazioni sulle-feste centenarie, ecc. ecc., quante lagrime di tenera consolazione ci hanno strappate! Che gradito, edificante profump di pietà sparsero in queste terre indiane, di eretici e di scismatici! - Deo gratias l et Mariae! · « P. MIGNACCI FILIPPO s. I. "jj , Grazie recenti riiarite alla sacreslia del Santuario Madonna. dell'Olmo (Cuneo), 24 Agosto 1904. « Reverend.mo Sig. Direttore, · « Riconoscentissima per una grazia, che io "Chiamo vero miracolo, ricevuta da Maria SS. Qonsolatrice, compio il gradito dovere di ·fargliene relazione, pregando, , se V. S: reputa degno il fatto, di puhblièare · questo mio scritto sul periodico. . · «'Nella solenne occasione del centenario, ·io ebbi la fortuna di prendere parte alla processione, come sempre ho-fatto negli anni passati· nella -festa della Consolata. Ero in quei giorni estremamente angosciata per la tremenda malattia da cui era colpita. l'unica mia figlia Ernesta maritata Alzierati , e , che distintissimi dottori di Torino e di Cuneo a�evano trovata ribelle ad ogni cu.ra e dichiara,ta perciò inguaribile. Trattavasi di grave anemia cerebrale, progrediente, inesorabile..... E mia figlia non ha che 34 anni ed è madre di cinque bambini ! « Nella mia infinita desolazione invocavo la Vergine SS. sotto i più cari titoli; prégavo S. Anna e S. Giuseppe, affinchè presen· tassero. essi le mie suppliche ardentissime alla Regina del Cielo. Intanto arrivarono le feste del centenario; io, spinta da viva fiducia, venni a Torino per domandare la grazia a Maria SS. Consolatrice nel tempo della pro· cessione. «Non so spiegarle i sentiménti del mio cuore durante quella meravigliosa dimostra· zione data dalla mia Torino alla Iìost�a cara Madre. Ad un certo punto, invece di sfilare a mio luogo, mi fermai: volevo rip�tere la mia supplica proprio davanti alla miracolosa immagine. Non la _ vidi che sotto il·velo delle lagrime la cara effigie: ero troppo commossa per il dolore, per la fede e la speranza in . Colo:'i· che passava beiJ.edicendo e beneficando. · Ma la Madonna mi vide e mi udì..... « Da quel giorno be�edetto nella malattia della mia 'povera . figliuola si diéhiarò un miglioramento lento, ma vero e progressivo ; io continuai a pregare e far pregare la Conso· lat�.· In due inesi, con indicibile consolazione mia e di tutta la nostra famiglià, la mia Er· nesta era perfettamente guarita, malgrado le previsioni opposte della scienza ·umana. « Confido pienamente che la Vergine SS. voglia continuare e . coi;lfermare sempre più tale grazia straordinaria, ad onore e gloria sua, ad edific_azione altrui, a pegno di· celeste benedizione sulla · nostra famiglia.

Ut eof}solata 185 Q 'Z lili ';eiit===> � O . « Preghi tanto Direttore ! « Di v. s. pe.r noi, egregio signor � - Tutti s'inginocchiarono: il capo di casa · promise che quattr ? pe � sone dell � · fa � iglia sarebbero venute m p10 p�llegrmaggw al santuario di Torino e vi avrebbero fatta celebrare una messa, se il po\;ero Carlo non . moriva. Maria SS., come dice la ·relazione inviata dal Gerbi padre, nqn tardò a volgere alla desolata casa un Suo sguardo pietoso. La stessa notte il malato si fece tranquillissimo; ebbe un f!Onno ristoratore di circa un'ora. � Dev.ma TERESA STAFFERI Rossr ». Celle Enomondo. - Il giovane GERBI CARLO, di 24 anni, giaceva in gravissimo stato per la complicazione di tre malattie, ciascuna delle quali sarebbe bastata ad uc­ ·ciderlO": · polmonite, · tifo e febbri cerebrali. Dur.ante cin9.ue gior:rti non. fu piccola fatica a. p�recchi 'uomini il tenerlo in letto, per il delirio penosissimo che l'agitava; Difficile è lo spiegare quanto facile ad immaginare l�angoscia della · famiglia Gerbi, che si vedeva rapire un figlio sul fiore dell'età, ed ancora .in che modo! � Eppure un· consulto .fatto con ogni diligenza non lasciava più speranze ; il.' medico curante disse _ al povero padre del malato : Non c'� più che Dio, il quale possa saJvarlo! · . Ed a Dio già aveva ricorso ben di cuore la famiglia; avevano pregato parenti ed amici; si erano radunate le Figlie di Maria in una cappella, appositamente per impetrare la guarigione al povero giovane. Ma le preghiere parevano inutili ad ottenere questa grazia: egli andava sempre peggiorando; la sua morte non poteva essere. lontana ormai: pareva che non avesse più che a chiudere gli occhi, come si dice. Eran le undici di sera : il mahito non avrebbe � certo passata la notte ..... In casa era un affannarsi, un piangere silenzioso, un andirivieni di persone che avrebbe�o PU!-' voluto poter sollevare in qualche modo- Festrema desolazione di quella povera famiglia. Ma. · che cosa m�i potevano fare in tale frap.gente? Però se nulla di ·per se stesse potevano. fare le persone affezionate alli,\ famiglia Gerbi, una ve ne fu che, ispirata certo da Maria SS., seppe suggerire un buon pensiero, infondere una nuova speranza a quei cuori straziati. Corse· a casa sua a prendervi un quadro coll'imagine della Consolata, ed appesolo appiè del letto del• moribondo fra due ceri accesi, animò i parel;lt� a'ricorrere ' a Lei, as.sicurandoli. che la Vergine SS. li -avrebbe soccorsi in tanta sciagura. Verso il mattino arriva il dottore e trova !'-infermo senza febbre; ritorna più tardi e con grande meraviglia constata che il miglioramento affatto inaspettato continua. Egli . ripete più e più volte: Ma è un miracolo• q-q,esto; è un vero miracolo! Nè il miracolo è' illusorio: ·il povero. Carlo risorge, .per cosi dire, a nuova vita, e senza più alcuna menoma ricaduta giunge a perfetta guarigione • . Secondo la fatta promessa, il graziato, il padre ed altre due persone della famiglia vennero al santuarip, ed alla messa celebrata seconde,> la loro-intenzione si accostarono alla . Comunion{l, ringraziando con tutto il cuore la Vérgine taumaturga dell'ineRtimabile ricevuto benefizio. �elazioni compendiate di grazie recenti DElLE QUAli fU CHIESTA LA PUBBliCAZIONE Cuorgnè. - -V ARDA ELISABETTA ben 7 anni soffri per una sciatica alla·gamba sinistra, impedita di stare alcun poco di seguito in piedi e di compiere qualunque lavoro che ciò richiedesse. I dottori le prescrissero molti rimedi, che provò .successivamente senza gran giova-­ mento. La sofferente allora si persuase che solo Iddio e la Madonna potevano guarirla e, raccomandatasi di cuore alla Consolata, mandò al santuario L. 5. Lo stesso giorno dell'offerta. asserisce la V arda, scomparve l'abituale dolo1·e sciatico. S. Raffaele (Gassino). Il bambino TAVELLA· GIACOMO d'anni 3, per gonfiamenti erniali era. soggetto a gr�vi dolori ed incomodi, da cui . i dottori opinavano non poterlo liberare, se non con un'operazione chirurgica. I genitori votarono il povero bimbo alla Consolata, con prome'ssa di . far celebrare due messe. al san-­ tuario. La loro fede in Maria SS. fu cdronatà .

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