Missioni Consolata - Novembre 1904

J.!l eot'}SO(ata 179 GQ���- ·--��������=-��-.����������=-����am�.-����•oo �erò subordinati ad una condizione, ed è che il ' l moribondo faccia in punto di morte qnalche atto di pietà, come invocare il SS. Nome di Gesù almeno col cuàe. Ora come possono adempiere � a tale condizione i sorpre�i da morte fulminea � per colpo apopletico, per sincope, per aneuri- (J sni.a; i tanti che periscono istantaneamente in grandi e piccoli 'disastri, come scoppii di polverifì.ci, di miniere e simili? Quanti e quanti, fra questi infelici, non possono invocare s·pirando il nome di Gesù,, o , perch'è manca loro il tempo, o perchè l'estremo spavento t'aglie loro i sensi o la presenza di spirito? E i disgr�­ ziati che muoiono pazzi? _ _:. : Nell' immensa compassione che lo struggeva per il danno di tutte queste povere anime, D. Cafa�­ so vi cercava un rimedio. caus� sufficiente per ottenere tale indulgenza, credette che questo potesse consistere nello accettare , mentre si è in vita, qualunque genere di morte piacerà al Signore, ed accettarla pm· compiere la sua volontà. Concepita questa risoluzione, essa continua finchè non si revoca, di modo che se sopravviene la morte mentre uno è in tale stato d'animo, questa resterà perciò stesso accettata nel momento in cui succede: ed ecco . quindi compiuto l'atto a cui è annessa l ' i n d u l - genza . Che quest'accettaz�one poi sia un'azione di gran merito è dottrina chiara di S. Alfonso, il quale scrisse che « l'accettare la morte per adempiere la volontà divina e dar gusto a. Dio è un atto di virtù il più ecèellente che esser possa » ( Vittorie dei Martiri, vol. I, Riflessione n.· 24): In fine lo trovò: conveniva ottenere che fosse applicata l'indulgenza plenaria in ar ticulo martis ad un atto tale che, esercì· tato una volta Bassorilievo del mopumento èretto a D� Cafasso Che se tanto è della semplice accettazione della morte in generale per adempiere la volontà tanto in vita, perseverasse e si compiesse, a così dire, dii per sè nell'atto della inorté; ,cosicchè, annessa l'indulgenza a tale compimento, la si conseguisse senza bisogno d'alcuna nuova azione da parte del morente. . Studiando un atto capace · di tali condizioni e di gran merito ad un tempo, acciocchè fosse divina, più ec­ (J cellente ancora si è l'accettare volentieri qua- i lunquegenere di morte al!o stesso fine, perchè tale disposizione d'animo estendesi anche alla morte più dolorosa, ignominiosa e ripugnante l all'umana natura. Ben ponderate queste massime, il piissimo D. Cafasso pensò di domandare al Sommo

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