a trentamila persone al mese che hanno negli Stati Uniti uno sponsor in grado di garantire loro un lavoro, una volta raggiunto il Paese per via aerea. Non sono ammessi al programma coloro che si presentano alla frontiera terrestre, né tantomeno chi viene sorpreso dalla Border patrol (la polizia di frontiera statunitense), mentre cerca di attraversare il confine in modo irregolare. «Non ho uno sponsor negli Stati Uniti, ma mio figlio è malato e sono certa che ci accetteranno», dice Leidy, che per mesi ha attraversato una frontiera dopo l’altra a piedi, a volte con l’aiuto di un coyote pagato ad alto prezzo, ma di certo mai con un regolare visto d’ingresso. Qui a destra: Elena Zamin serve i pasti ai migranti venezuelani ospitati nella Casa del migrante; con la bandiera venezuelana sulle spalle, Alonso chiede l’elemosina per continuare il suo viaggio. | A sinistra: l’aereo che ha effettuato il primo rimpatrio di migranti venezuelani dagli Usa al Venezuela (Harlingen, Texas, 18 ottobre 2023). Nel 2022, il paese centroamericano ha respinto 15.593 venezuelani e 2.555 nicaraguensi, cubani e haitiani. Ogni giorno la polizia nazionale guatemalteca detiene ed espelle decine di migranti, per lo più venezuelani. Deportazioni Muro dopo muro, deportazione dopo deportazione, gli Stati Uniti sono diventati un miraggio per Alonso e Jona che condividono l’incrocio tra la sesta avenida e la decima strada con la famiglia di Carolina e Josué. «Ho perso il conto di quante volte siamo stati deportati - ridono nervosamente Alonso e Jona -. Un anno e mezzo fa abbiamo lasciato il Cile dove stavamo vivendo da alcuni anni. Arrivati fino alla frontiera Usa, la polizia statunitense ci ha beccati e deportati a Panama. Da lì siamo andati in Costa Rica e abbiamo provato a lavorare, ma non guadagnavamo abbastanza, così abbiamo deciso di migrare nuovamente.La polizia guatemalteca ci ha intercettato una prima volta e portati in Honduras. È la seconda volta che siamo qui e speriamo che non ci deportino di nuovo. Tornare in Venezuela è fuori discussione, per cui, se tutto va bene, resteremo in Guatemala finché non riusciremo a racimolare i soldi che ci servono per andare avanti». La Casa del migrante Dall’altra parte del centro storico, Leidy (nome di fantasia), 41 anni e madre single di un bambino di otto anni con disabilità mentale, è appena arrivata alla «Casa del migrante» dei missionari scalabriniani. Prevede di attraversare il Messico in poche ore. Lei ha ancora qualche soldo per finanziare il viaggio verso il Nord America e non pensa di rimanere in Guatemala neanche un giorno in più. «Appena arriveremo alla frontiera degli Stati Uniti, farò richiesta per entrare nel programma di accoglienza speciale dedicato alle persone venezuelane», dice Leidy, dimenticandosi, o forse ignorando, che non ha i requisiti necessari per fare domanda. Infatti, l’iscrizione al program- ma di accoglienza rivolto ai nicaraguensi, haitiani, cubani e venezuelani è aperto solamente DICEMBRE 2023 | MC | 55
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