Missioni Consolata - Luglio 2023

Nella «prima» missione La sua destinazione era Tuthu, nella prima storica missione della Consolata in Kenya. Fu una meta importante per i contatti con la popolazione kikuyu. Entrò subito nella loro mentalità e cultura. Da Tuthu si trasferì a Nyahururu, nel cuore della contea di Laikipia, nella terra delle savane, sulla linea dell’equatore, con il compito di studiare attentamente i sistemi scolastici: «La promozione umana nasce proprio nei banchi di scuola». La maturazione dell’attività missionaria avvenne con i tanti anni da parroco a Tetu, nei pressi della città di Nyeri, sugli altopiani centrali. Con l’aiuto delle suore, che costituiscono tuttora una vera forza della natura, ebbe l’opportunità di entrare a contatto con i villaggi dispersi in un territorio vastissimo, in rapporto diretto con le tribù indigene. «Le suore - spiega con il suo dolce sorriso - mi aiutarono a diventare un missionario tra la gente». Completò così il suo percorso in terra africana. In quel periodo maturarono anche le sue battaglie contro la corruzione, contro i giganteschi conflitti di interesse dei latifondisti, contro lo sfruttamento dei lavoratori: «Capissi, non è concepibile lavorare senza tutele per sei settemila scellini al mese (pari a una cinquantina di euro)». Capita ancora oggi che quando vede qualcuno in grave difficoltà, padre Vaccari inventi un lavoro pur di dare un po’ di soldi per vivere. Non vuole fare l’elemosina, ma investire sulla dignità della persona. La sua denuncia continua contro le disuguaglianze sociali: «L’economia del Kenya corre a perdifiato, ma i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri». Verso Rumuruti Padre Vaccari fu chiamato a servire i Missionari della Consolata in Kenya come loro superiore dal 1987 al 1993. Ma amava stare tra la gente: ormai la sua gente. Così, finito il suo secondo mandato nel 1993, maturò la nuova destinazione, quella di una missione molto povera e allo stadio iniziale, Rumuruti, facendo la staffetta con padre Luigi Brambilla (brianzolo, classe 1939, ora a Tuthu, dove padre Mino aveva cominciato) che nel 1991 ne era diventato il primo parroco, ma era stato eletto vice superiore regionale. All’inizio di quello stesso 1993 era venuto a mancare padre Giuseppe Ricchetti (classe 1933 di Fiorano Modenese), il quale, grazie al grande cuore di tanti benefattori emiliani, aveva costruito pozzi, scuole, dispensari, fino all’ultimo gioiello: la missione di Banana Hill nella periferia nord di Nairobi. Rumuruti, la missione sulla remote route (strada remota, da qui il nome) che da Nyahururu portava verso il nord, a Maralal nel Samburu, nacque dal nulla, come cappella della missione di Nyahururu. Quando padre Mino vi arrivò, c’erano sì una chiesa e una casetta per i missionari, ma la povertà attorno era immensa, alimentata anche da tanti conflitti tra i vari gruppi tribali per il controllo delle terre un tempo monopolio dei grandi proprietari terrieri bianchi. Un ponte con l’Italia Padre Vaccari ereditò nel 1993 la grande impresa umanitaria avviata da padre Richetti. Un’area economicamente forte, come quella del distretto emiliano della ceramica, si è stretta attorno ai missionari per sostenerli nelle loro attività. A Rumuruti c’è tanta Italia. E l’avventura continua anche oggi con l’impegno solidale della onlus «Africa nel cuore», una rete molto estesa di volontariato, con sede a Fiorano Modenese. Scuola, formazione, cultura e sanità sono le parole che costituiscono il motto che trascina tante iniziative. E la strategia di padre Vaccari è precisa: «I poveri devono avere le stesse opportunità dei benestanti. Il diritto allo studio vale per tutti, così come quello alla sanità». I cambiamenti sono evidenti e la popolazione locale è pronta per assumersi le proprie responsabilità: «Il futuro è loro. È necessario un nostro passo indietro, perché la terra è degli africani e noi non siamo neo colonizzatori». Lui però resterà in Kenya, senza creare imbarazzi, anche se ad agosto saranno 93 gli anni sulle spalle: «Non sarò ingombrante, ma non saprei proprio dove andare. Non posso lasciare la mia terra, che ormai è l’Africa». Sono stati così trovati degli spazi di convivenza: «Io sosterrò sempre le loro attività, senza disturbare». E indica orgoglioso la strada maestra: «Il bene della Chiesa è papa Francesco. Lui ci riporta concretamente al Vangelo». Ora che ha compiuto un capolavoro lungo oltre sessant’anni, al tramonto si ritira per giocare a carte con gli amici più stretti. E, mentre batte il fante, trova il modo di raccontare qualche aneddoto di vita vissuta. Vanna Paltrinieri, Annie Munyi, Renato Chiarotto e Chiara Vimercati KENYA

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