| MC | LUGLIO 2023 64 In Italia, i due principali casi di inquinamento da Pfas si sono verificati a Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, dove ci sono i vecchi stabilimenti Montedison, ora di proprietà della multinazionale belga Solvay, e a Trissino, in provincia di Vicenza, dove la Miteni (foto di questa pagina), azienda nata negli anni Sessanta (con il nome Rimar, produttrice di sostanze chimiche per i tessuti e appartenuta in passato alla famiglia Marzotto), produceva Pfoa sotto il controllo della società giapponese Mitsubishi. Entrambe le aziende sono finite sotto processo e ritenute responsabili civili di avvelenamento delle acque e di disastro ambientale. Emergenza sanitaria nel Veneto Nel 2012 l’Arpa ha individuato un picco di 120mila ng/litro (nanogrammi per litro) di acido perfluorottanoico (Pfoa) nelle acque di scarico della Solvay di Spinetta Marengo riversate nel fiume Bormida, affluente del Po. A Trissino, la Miteni è stata costruita sopra la ricarica di una falda acquifera, poiché la produzione di sostanze chimiche necessita di acqua per la lavorazione e per il raffreddamento degli impianti. Oltre alla falda, la Miteni ha utilizzato il torrente Poscola, per sversare le acque di raffreddamento, trattate come pulite. In tal modo, i prodotti di sintesi dell’azienda hanno contaminato aria, terreni e acqua di tre province, Padova, Vicenza e Verona per 593 chilometri quadrati. I risultati dello studio Perforce hanno individuato il fiume Po come il più contaminato d’Europa da Pfas (200 ng/l contro una media di 20 ng/l negli altri fiumi europei). In Germania, dopo che Perforce aveva rivelato una forte contaminazione da Pfas dei terreni, dovuta all’uso dei fanghi industriali inquinati come concimi, sono stati immediatamente posti dei limiti alle acque potabili e di scarico industriale nella misura di 100 ng/l. In Italia, tuttora, mancano limiti nazionali agli scarichi industriali. Nel 2013 sono stati fissati dei limiti ma solo per il Veneto e nella misura di 500 ng/l (ora ridotta a 330). A ottobre dello stesso anno sono stati presentati i risultati di un’analisi delle acque venete durata cinque anni a opera del Cnr, da cui è emerso che, nelle tre province colpite, c’è la contaminazione da Pfas più estesa d’Europa sia per il quantitativo di queste sostanze, sia perché sono stati contaminati tutti i ricettori cioè la falda, i fiumi e l’acquedotto, che porta l’acqua nelle case di oltre 350mila persone. La regione Veneto ha chiesto aiuto al ministero dell’Ambiente e a quello della Sanità. Per potere continuare a utilizzare i pozzi delle tre province, questi hanno dovuto essere dotati di filtri a carboni attivi. Tuttavia, manca un censimento completo del numero dei pozzi, anche perché i proprietari dovrebbero dotarli di filtri a spese proprie, per cui spesso non li segnalano. Nel 2015 la Regione Veneto ha disposto la raccolta di campioni di sangue per l’analisi della presenza di Pfas su parte della popolazione, soprattutto agricoltori e allevatori che esportano i loro prodotti, dopo avere suddiviso la zona contaminata in tre colori (rossa A e B, arancione e gialla). I risultati di tale indagine, condotta dall'Istituto superiore di sanità (Iss), hanno rivelato la presenza di 750 ng/l di Pfoa nel sangue degli agricoltori e di oltre 8 ng/l nel sangue di tutte le altre persone testate. Si tratta di una vera e propria emergenza sanitaria, aggravata dal fatto che l’accesso a questo tipo di analisi è limitata dalla Regione Veneto alle sole persone residenti nella zona rossa e nate in determinati anni. Se ne sta discutendo per quanto riguarda gli abitanti della zona arancione. Nel 2018, la Miteni è fallita, ma i suoi impianti sono ancora lì e la bonifica non è ancora iniziata. Le indagini congiunte dell’Arpav e del Noe (Nucleo operativo ecologico dei carabinieri) hanno dimostrato la presenza di ingenti quantità di scarti di produzione seppelliti nei terreni attorno all’impianto. Nel sangue Va, infine, ricordato che, in Italia, sono ancora molto limitati gli strumenti e le metodologie per trovare i Pfas nel sangue. A dicembre 2021, il Policlinico di Milano ha validato un metodo per la misurazione della presenza di trenta diversi Pfas (ma la platea è di 5mila e forse molti di più). R.N.T. Italia / Dalla Miteni alla Solvay QUANDO PRODURRE SIGNIFICA INQUINARE © Federico Bevilacqua - pfas.land © Federico Bevilacqua - pfas.land NOSTRA MADRE TERRA
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