BIELORUSSIA Intervista a Olga Karach RUBARE L’ESERCITO DALLE MANI DI LUKASHENKO «Il mio nome in bielorusso vuol dire “libertà”, e mi sono data una missione speciale: rubare l’esercito dalle mani di Lukashenko». Pensi che l’esercito bielorusso possa partecipare alla guerra in Ucraina? «Lukashenko sta subendo la pressione politica della Russia, e si sta preparando a farlo, ma incontra una forte opposizione. Sta crescendo, infatti, il numero di pacifisti e obiettori di coscienza nel Paese, sebbene sia molto rischioso. Si va incontro anche alla tortura. Ci sono obiettori di coscienza in carcere per motivi politici e di opinione. Chi può, esce dal paese. Crediamo che sia ancora possibile rubare l’esercito dalle mani di Lukashenko. Come potrebbe partecipare alla guerra senza soldati? Chiedo il vostro supporto e la solidarietà internazionale per promuovere il diritto all’obiezione di coscienza e alla diserzione dei bielorussi, per fermare la guerra e impedire il secondo fronte militare contro l’Ucraina». Quali azioni state mettendo in campo? «Dal primo marzo, con il supporto delle reti internazionali, noi di Our house abbiamo promosso la campagna “No vuol dire no”, un motto femminista che però si rivolge anche agli uomini che reclamano il diritto di non toccare le armi, di fare obiezione di coscienza o di disertare. Posso fare un esempio sull’efficacia del nostro lavoro. Il ministro della Difesa ha inviato oltre 43mila cartoline di chiamata alle armi ai giovani bielorussi. Noi abbiamo fatto una campagna di comunicazione forte, e solo 6mila giovani si sono arruolati. È un risultato straordinario, ma pensate a quanto di più potremmo fare con più forze». Però il regime sembra fortemente nelle mani del dittatore che lo regge con il pugno di ferro. «Lukashenko ha paura di noi, ha paura di me. Io sono un’attivista per la pace e i diritti umani, una femminista, ma nel mio paese sono considerata una terrorista e un’estremista di alto livello. Se tornassi adesso non solo andrei in prigione, ma rischierei la condanna a morte. Lukashenko ha paura di una persona normale come me, di una donna che non ha altro se non una profonda persuasione per la nonviolenza. Ha paura di altri come me, ha paura dei movimenti pacifisti, ha paura degli obiettori di coscienza e ha paura delle donne del mio paese che possono essere una grande forza contro questa guerra». In Italia sentiamo parlare poco di Bielorussia. Cosa succede nel Paese? «Il 20 febbraio scorso abbiamo lanciato un’iniziativa davanti alle ambasciate bielorusse in diverse grandi città europee per chiedere il supporto e il riconoscimento dei nostri obiettori di coscienza e disertori. È stata un’iniziativa di successo che si è svolta anche a Berlino, Amsterdam, Vilnius, Atene. Il giorno seguente Lukashenko ha presentato in Parlamento un decreto, subito approvato, sul tradimento della patria che prevede per i disertori la condanna a morte. È un fatto gravissimo. Tuttavia esso ci fa capire che Lukashenko riconosce che il rifiuto della guerra è il vero grimaldello che può togliere consenso al suo regime e a quello di Putin». Cosa possiamo fare per aiutarvi? «Sono in esilio in Lituania, tutti noi lavoriamo soprattutto dall’estero e abbiamo bisogno non solo che la nostra voce venga ascoltata, cosa di cui vi ringraziamo, ma di risorse economiche e strutturali per organizzare le nostre attività». M.V. | MC | LUGLIO 2023 58 “ Facciamo un appello all’Unione europea e alle organizzazioni internazionali per i diritti umani affinché avviino una campagna contro la militarizzazione dei bambini bielorussi. © Mao Valpiana
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=