Missioni Consolata - Marzo 2023

È stato così, tramite la sua battuta, che abbiamo realizzato cosa voglia dire essere inmissione: non essere dove vorremmo, ma dove c’è bisogno della nostra presenza. Per questo abbiamo deciso di intraprendere un viaggio di tre settimane in Kenya: per rispondere al nostro bisogno di incontrare l’altro, metterci in discussione, ristabilire un contatto più profondo con noi stessi, ma soprattutto per rispondere alla nostra fede. Non c’è fede senzamissione, senza l’incontro con l’altro, che sia a due passi da casa, o dall’altra parte del mondo. Missione & Missioni LAMISSIONE TI CAMBIA L’esperienzamissionaria dell’estate scorsa ha segnato ognuno di noi già durante il viaggio. Ad esempio, Ornella, persona espansiva, in certi momenti sembrava persa nei suoi pensieri, impegnata a riflettere in silenzio sulle cose appena vissute. Marcello, spiritoso e amante delle battute, in unmomento di condivisione di gruppo, si è commosso mentre parlava dei missionari. Io stessa, Giulia, persona poco paziente, ho scoperto inme un’insospettabile calma. D’altronde, come farebbero a non cambiarti, a non segnarti, certe cose che vedi? Come quando vedi bambini che si comportano da adulti, seri e responsabili, talmente sono disciplinati, obbedienti, ordinati, silenziosi e che, non appena dai loro un gioco, anche il più banale, ritornano veri bambini, che si divertono di gran gusto e sono capaci di seguirti per ore e ore, instancabilmente. Cinque torinesi della parrocchiamissionaria Maria SperanzaNostra, per tre settimane in Kenya. Accompagnati da padre Daniel Lorunguiya, hanno vissuto un’esperienza intensa che ha cambiato la loro vita. TESTO E FOTO DI GIULIA DE GENNARO Missione Kenya lasciarsi accogliere Eravamo aWamba, zona centro Nord del Kenya, gli ultimi giorni del nostro viaggio di agosto 2022. Io (trentaduenne), Margherita (classe 1999), Ornella (del 1964), Marcello e Vita (coppia di 63 e 64 anni) avevamo negli occhi la missione di Mariawa Consolata SugutaMarmar, diocesi di Maralal, dove eravamo stati per dieci giorni, prima di arrivare a Wamba, e dove ci eravamo sentiti accolti come in famiglia dal parroco diocesano, padre John Dida Namoi, dalle suore, i bambini, i giovani religiosi, (il seminaristaMartino Lengupae e fratello Ambrose Lochilia) e il personale laico. Con noi c’era la nostra guida spirituale, padre Daniel Lorunguiya, missionario della Consolata keniano inmissione a Torino da diversi anni. Quando ha visto la nostalgia nei nostri sguardi, per provocarci, ci ha chiesto: «Chi vuole tornare a Suguta?». E, dato che nessuno ha alzato lamano, ha commentato: «Ma allora siete dei missionari bravissimi!». | MC | amico MARZO 2023 78

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