due anni di studio a Roma e, infine, dal 2017, a Torino, per l’ufficio legale dell’Istituto e per seguire i benefattori. Dal 2021 faccio parte di una nuova équipe con padre John Nkinga e padre Piero Demaria per coordinare le attività del nascente Polo culturale con sede nella nostra CasaMadre. Ci mettiamo in gioco per creare un atelier missionario di dialogo tra culture che abbia un respiro universale. A Dio piacendo entrerà in funzione a breve». Dove e quando hai emesso i voti e sei stato ordinato? «I primi voti a Rivoli nel 1999. I perpetui a Roma nel 2002. Sono stato ordinato a Olbia nel 2007». Quali sono le sfidemissionarie in Italia? «Due grosse sfide sono la presa di coscienza di un cambio di paradigmamissionario e la necessità di nuovemetodologie di lavoro. L’Italia è, a tutti gli effetti, una terra di missione che ha un urgente bisogno di riscoprire il proprio patrimonio cristiano e la forza liberante che da esso può essere generata. La chiesa dall’altra parte deve diventare un laboratorio permanente dell’immaginario, capace di accendere/riaccendere il desiderio di Dio». Qual è la difficoltà più grande che incontri? «Se da un lato in Italia sono cambiati molti di quei valori di riferimento che sostenevano le generazioni passate e si assiste a un certo disorientamento generale, dall’altro le nuove generazioni si trovano a fare i conti con una società invecchiata che resiste al cambiamento e che a volte fa fatica a lasciare spazio ai giovani». La soddisfazione più grande? «Vedere qualcuno che, dopo un dialogo, esce da casa nostra sollevato, consolato perché si è sentito accolto e amato. Poi sapere chemolti, nonostante le differenze, riescono a costruire ponti all’interno di questa società multiculturale». Ci racconti un episodio della tua vitamissionaria? «Ciò chemi ha sempre commosso sono le partenze dalle missioni: una volta create amicizie, legami profondi, preparare la valigia per andare da altri, è difficile. Ma è anche bellissimo, perché ti fa toccare conmano la vicinanza e l’affetto delle persone che hai servito e ti fa sentire di aver ricevutomolto più di quello che hai dato. Quando, salutandoti con riconoscenza, ti chiamano “papà”, senti che è valsa la pena di aver speso energie a favore della tua “famiglia”». Che cosa possiamo offrire al mondo comemissionari della Consolata? «Noi stessi con la nostra ricchezza e diversità culturale ed esperienziale. Siamo originari di diverse nazioni e, fin dal seminario, siamo ospiti di realtà culturali diverse da quelle di origine. Possiamo aiutare la gente ad aprirsi all’incontro e a costruire relazioni sociali più giuste e fraterne». Suggerimenti per lavorare con il mondo giovanile? «Penso che ai giovani faccia piacere vedere delle comunità in cui si sta insieme, si lavora con gioia e autenticità, si lascia spazio alle idee di tutti. Se trovano uno spazio del genere, la fede può far breccia ed essere tradotta in una cultura che oggi apparemolto distante dal discorso religioso». Uno slogan per i giovani dei nostri centri missionari? «Se ci provi, certo puoi sbagliarti, ma se nemmeno ci provi, ti togli qualsiasi possibilità di riuscita. La fede cristiana è una grande officina di vita, ci aiuta a capire che, nonostante le nostre debolezze, prima o poi riusciamo a fare centro, e che ci realizziamo come persone quando ci spendiamo a favore degli altri. Costa, ma ripaga ampiamente». Luca Lorusso AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT fondamentale e due anni di insegnamento. InMozambico sono stato in quattromissioni diverse: Cuamba dal 2000 al 2002, Vilanculos eMapinhane dal 2005 al 2011, Maputo dal 2011 al 2015. Cuamba è una città al Nord del paese. La nostra équipemissionaria gestiva una popolosa parrocchia con varie cappelle rurali, aveva costruito e amministrava una scuola secondaria, si prendeva cura anche di un orfanotrofio, un centro per assistere lemadri e i bambini malnutriti, scuole di taglio e cucito, una di falegnameria, un centro giovanile con biblioteca e aule d’informatica. Vilanculos, bellissima cittadina sull’Oceano indiano, e Mapinhane, in zona rurale, distanti tra loro 50 kme con 70 comunità sparse in un territorio molto esteso, sono state lamia seconda tappa. Oltre alle attività parrocchiali e alle visite alle comunità, insieme a due équipe di suore, ci siamo dedicati alla gestione di una scuola secondaria e una decina di materne, all’animazione di gruppi giovanili e di oratori con biblioteche, aule d’informatica, di taglio e cucito, di arti visuali emusicali. AMaputo, la capitale, il nostro gruppo di padri, suore e laici prestava servizio a due parrocchie di periferia (Liqueleva e Liberdade) con attività pastorali e formative rivolte a tutti. Il lavoro d’équipe ha reso le due comunità autonome anche da un punto di vista economico, e la parrocchia di Liqueleva è stata restituita alla responsabilità della diocesi. Nel 2015 sono tornato in Italia: MARZO 2023 amico | MC | 77
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