Missioni Consolata - Marzo 2023

| MC | MARZO 2023 58 donne e bambini che aspettavano. Sono stato al confine a fine marzo, e i volontari raccontavano che gli ucraini stavano tre o quattro giorni in attesa, a piedi, nel freddo, prima di poter entrare in Polonia. C’erano donne che partorivano in coda. Dall’altra parte vedevi polacchi che arrivavano al confine con pulmini o auto e mettevano fuori un cartello: “Varsavia, 5 posti”, “Danzica, 15 posti”, per portare i rifugiati a quelle destinazioni. Oppure mamme e papà polacchi che portavano i propri passeggini alla stazione. Li lasciavano lì per chi ne aveva bisogno. Ho visto una solidarietà straordinaria. In questo contesto, la parrocchia di Łomianki con cui collaboriamo è stata una delle prime ad accogliere, anche grazie agli ucraini residenti qui da tempo (quella ucraina è la più grande comunità straniera in Polonia: prima della guerra contava già un milione e mezzo di persone, ndr). In poche settimane sono arrivate nella cittadina, che conta meno di 30mila abitanti, più di 2.500 ucraini, tutti ospitati dalle famiglie nelle proprie case». Anche voi avete ospitato in casa vostra. C’è qualche storia che ti è rimasta impressa? «Una è quella di Piotr, un papà con una figlia di 12 anni, provenienti dal Donbass. È una storia particolare, perché quasi tutte le famiglie che arrivano sono composte da donne con figli, dato che gli uomini non possono uscire dal loro paese. Lui era un professore. È stato in casa da noi per tre settimane. Ci ha raccontato la sua storia: la suocera, anziana e invalida, non può scappare. Allora lui e la moglie prendono la difficile decisione: la moglie dice, “io rimango con mia mamma, tu prendi nostra figlia, vai in Polonia e poi da mia sorella in America”. Lui e la figlia prendono un taxi. Tra un bombardamento e l’altro arrivano al confine. Ma lui teme che non lo facciano passare. Tanto che scrive il numero di telefono sul braccio della figlia nel caso li separino. Prima di partire, lui e la moglie hanno firmato un documento nel quale spiegano la loro storia. I soldati, leggendo, capiscono e li lasciano passare. Ora sono negli Usa. Ricordo bene la bambina. Era veramente triste. Non esprimeva emozioni. Parlava solo con il papà». La vostra azione di aiuto e accoglienza è stata sostenuta anche dall’Italia, vero? «Fin dall’inizio, in molti, singoli, parrocchie, gruppi, comunità Imc, in Italia ed Europa, si sono RIFUGIATI UCRAINI Secondo i dati dell’Unhcr, al 24 gennaio 2023, erano quasi otto milioni i rifugiati ucraini registrati in tutta Europa (compresi i 2,8 milioni registrati nella Federazione russa). Di questi, 1,5 nella sola Polonia. L’unico altro paese che supera il milione di rifugiati registrati è la Germania, mentre l’Italia è il quinto paese con 169mila registrazioni. Secondo l’Ocha (l’Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari), su 35,6 milioni di persone che vivono in Ucraina, si stima che, nel 2023, 17,6 milioni necessiteranno di assistenza umanitaria: 6,3 milioni di sfollati interni, 4,4 milioni di rimpatriati e 6,9 milioni che sono rimasti nelle loro case. L.L. In senso orario da sopra: Kyselivka, villaggio vicino Cherson, 04/01/2023. Razzo inesploso. | Luglio 2022, a Bucha, il villaggio vicino a Kiev teatro dell’eccidio di inizio aprile ‘22. | Novembre 2022, Charkiv. Padre Luca (il primo a destra) e don Leszek Krzya (primo a sinistra) visitano una famiglia che vive nelle cantine. | Kyselivka, 04/01/2023, chiesa distrutta da quattro razzi.

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