Missioni Consolata - Marzo 2023

tare è unanime, con l’eccezione, scontata, dell’Msi. A mettersi di traverso è il presidente della Repubblica Francesco Cossiga. La norma è rimandata, infatti, alle camere, a poche ore dall’avvio della procedura del loro scioglimento. Per giungere a una legge che stabilisca il diritto di scelta saranno necessari altri sei anni. Ci si arriva solo nel 1998, dopo che un’intera stagione politica è finita: è passata tangentopoli e la prima repubblica ha chiuso i battenti. Anche per l’obiezione di coscienza alcune cose sono cambiate. Il conflitto in Jugoslavia ha riportato lo spettro della guerra in Europa: per iniziativa dell’Associazione Papa Giovanni XXIII di don Oreste Benzi, alcuni giovani hanno abbandonato il loro servizio e si sono recati in zona di guerra. Si trattava di una scelta non consentita dalla norma in vigore, ma che apriva a un importante sviluppo del servizio civile, in un’ottica di difesa nonviolenta che intervenga tra i paesi in conflitto. Partendo da questa esperienza nascono i caschi bianchi. Con la legge del 1998 e la trasformazione dell’obiezione di coscienza in diritto, avviene l’inevitabile sorpasso: entrando nel nuovo millennio, le domande di servizio civile superano per la prima volta quelle di leva, oltrepassando le centomila richieste. Una storia legislativa fino a questo momento piuttosto paludata, accelera improvvisamente. Anche le donne Nel 2001 viene creato il nuovo servizio civile nazionale, aperto anche alle donne, e si prevede la sospensione della leva a partire dal 2007: si tratta di un istituto ritenuto ormai superato rispetto alle esigenze di professionalizzazione dell’esercito. Sembrano intervenire anche preoccupazioni economiche che guardano alla massa di giovani che preferiscono il servizio civile: un numero contingentato di volontari sarebbe meno oneroso per lo stato: la sospensione viene anticipata al 2005 e da allora il nuovo servizio civile volontario rimane l’unico erede della precedente esperienza. Per la prima volta ragazzi e ragazze si trovano fianco a fianco in un istituto che non prevede più differenze di genere. Anzi, un’esperienza nata in una forma totalmente maschile vede le ragazze diventarne le principali protagoniste (nel 2021, oltre il 63% saranno donne). Nel 2015 si compie l’ultima mutazione, e il servizio civile diventa, a tutti gli effetti, universale: ancora una volta è la corte costituzionale a garantire quell’avanzamento che la politica non riesce a intraprendere: essa allarga, infatti, la possibilità di fare domanda anche a stranieri regolarmente soggiornanti in Italia. La nuova realtà del servizio civile nasconde tuttavia anche alcune ombre: la sua progressiva meridionalizzazione racconta un’Italia divisa, dove le opportunità di lavoro tra Nord e Sud sono drammaticamente diverse e in molti casi i 443 euro mensili diventano una valvola di sfogo alla disoccupazione. Laddove gli enti che accolgono i giovani in servizio civile non sono consapevoli di quanto esso possa essere una vera scuola di cittadinanza, essi corrono il rischio di smarrire il contatto con i suoi principi e di farlo degenerare in un lavoro sottopagato, subordinato alle esigenze di bilancio dell’organizzazione. Fare in modo che ciò non accada è la sfida che molti enti stanno raccogliendo con crescente attenzione. Marco Labbate* * È dottore di ricerca in Storia dei partiti e dei movimenti politici e assegnista di Storia contemporanea presso l’Università Carlo Bo di Urbino. Collabora con il Centro studi Sereno Regis di Torino e con l’associazione Il portico di Dolo (Ve). © Associazione Il Portico ARCHIVIO - Marco Labbate, Tu non uccidere, MC luglio 2022, p. 26. - Si veda anche «Librarsi» di questo numero a pagina 81 dedicato ai due volumi pubblicati dall’autore di questo articolo. MARZO 2023 | MC | 55

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