Poste Italiane S.p.A. - Spediz. in abb. postale "Regime R.O.C." - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NO/TORINO
Disponibile in libreria o su www.emi.it pp. 128 / € 12 Prendiamoci cura della Casa comune Un confronto serio e rigoroso tra l’enciclica Laudato si’ e l’impatto delle grandi opere sull’ambiente. Un testo per capire, nel concreto, che significa per noi, qui e ora, “ecologia integrale”.
AI LETTORI Ai lettori MC R di Gigi Anataloni, direttore MC EDI ORIALE MC di Gigi Anataloni, direttore MC Centoventicinque Dopo dodici direttori, oltre millequattrocento numeri e 60mila pagine, MC entra nel suo 125° anno di onorato servizio all’evangelizazzione nel nome della Consolata. Periodico fondato dal beato Giuseppe Allamano e da subito affidato alle mani capaci del canonico Giacomo Camisassa, nel gennaio 1899 esce «l’anno 1 - n. 1» de «La Consolata». Nasce dopo che, nel 1898, la città di Torino ha vissuto momenti di intensa religiosità mariana e mentre si prepara, per il 1904, alla «celebrazione dell’ottavo centenario del miracolo del cieco di Brianzone (sic invece di Briançon)» con il ritrovamento del quadro della Consolata. Con il periodico, infatti, l’Allamano vuole offrire ai torinesi e ai fedeli di tutto il Piemonte «studi, notizie e relazioni sulla divozione della Consolata fuori del suo santuario in Torino: in Piemonte specialmente, dove esistono santuari, cappelle, compagnie che dal suo nome si intitolano. Daremo notizie sulla divozione della Consolata nel resto d’Italia, in Francia, nell’Inghilterra e nelle Americhe, dove i nostri migranti portano questo tesoro di pietà e di speranza» (da La Consolata 1/1899). Sono 32 pagine ogni mese, impreziosite da fotografie di alta qualità, per le quali si fanno produrre le matrici in piombo a Vienna, perché nessuno in Italia è in grado di eseguire un lavoro così bello. All’inizio del 1901 nelle sue pagine si legge un appello a tutte le famiglie che hanno «congiunti o amici fuori dall’Italia, specialmente in America», affinché mandino gli indirizzi di persone a cui «giungerebbe gradita la lettura del periodico». Fin dai primi anni la rivista vuole raggiungere tutto il mondo, così come l’istituto missionario nato in quello stesso 1901. «La tenerezza, la divozione a Maria sono germi fecondi di eroismo e sacrificio. Non è dunque a far meraviglia se sotto l’egida della Consolata sorse un istituto che ha per altissimo scopo di formare giovani [...] all’apostolato [...] attraverso i lontani e barbari paesi ove il Signore li chiama ad evangelizzare gl’infedeli. [...] L’importanza di tale fondazione sta a dimostrare come il culto della Consolata non sia soltanto contemplativo, ma attivo [...] oltre i confini della nostra terra» (La Consolata, 1/1902). L’annuncio della nascita dell’istituto dei Missonari della Consolata è già stato dato nel novembre del 1900. La data ufficiale di fondazione è il 29 gennaio 1901. Il periodico ne riparla nel luglio del 1901, e, poi, nel settembre 1902 presenta il primo resoconto dell’arrivo dei missionari nell’Africa equatoriale, dedicando a esso tutte le sue 24 pagine con ben quattro foto e una dettagliata cartina su due pagine. Da questo momento in avanti le notizie dalle missioni cominciano a dominare «La Consolata», a spese di quelle sul santuario. Così, dopo la morte del beato Allamano (1926), nel marzo del 1928, si rende necessaria una separazione, non senza qualche sofferenza, e la versione missionaria de «La Consolata» diventa «Missioni Consolata». Ancora oggi la testata «Missioni Consolata» rimane, superando la tentazione di un nome più accattivante per i canoni della comunicazione contemporanea. Rimane «Consolata» perché Lei, amata con questo nome nel suo santuario a Torino, è la prima missionaria ed è cittadina del mondo, e perché è stata Lei a spingere l’Allamano a fondare una comunità di uomini e donne che sognano di far conoscere Gesù Cristo a tutti, soprattutto ai più poveri, ai marginali e agli esclusi. Rimane «Missioni» perché i missionari non sono i padroni di quanto raccontano, ma solo dei servitori e inviati: di Dio che li manda; di ogni uomo con il quale condividono il desiderio di un mondo giusto e fraterno; del creato che si sentono chiamati a curare, abbellire e rendere un «paradiso« per tutti. Sappiamo di correre il rischio di essere ignorati a causa di questo nome che «sa troppo di Chiesa», e quindi puzza di vecchiume o bigottismo, e fa pensare a gente in cerca solo di offerte in denaro. Sappiamo anche, però, che chi si concede di sfogliare la nostra rivista è felice di scoprire che le «Missioni» che serviamo raccontano realtà estremamente moderne e allo stesso tempo capaci di proporre una critica profonda al nostro mondo. Abbiamo fatto nostro il detto di Terenzio: «Tutto quello che è umano mi interessa». E poi, chi ci legge, scopre che la madre di Gesù, la Consolatrice, si sente «Consolata» ogni volta che viviamo l’amore, la pace, la giustizia, la fraternità e la gioia per cui suo Figlio ha dato la vita. Anche nel suo 125° anno e negli anni futuri questa rivista sarà testimone del genuino interesse dei Missionari della Consolata per l’uomo e per tutto ciò che lo riguarda. Ispirati e sorretti dal Signore Gesù e da Maria, madre sua e nostra. 3 gennaio-febbraio 2023 MC
* * * * * 08 CHIESA NEL MONDO a cura di Sergio Frassetto 29 E LA CHIAMANO ECONOMIA Etica e affari, un matrimonio difficile di Francesco Gesualdi 32 CAMMINATORI DI SPERANZA /1 Abramo, l’amico di Dio di Angelo Fracchia 70 COOPERANDO La Cop27, un passo avanti, necessario ma insufficiente di Chiara Giovetti 74 LIBRARSI Cristiani e musulmani: una parola comune di Enrico Peyretti In copertina: padre Fernando Florez, sfrecciando sulla sua autostrada speciale, il Rio Putumayo (foto: Angelo Casadei). https://www.rivistamissioniconsolata.it Gli articoli pubblicati sono responsabilità degli autori e non riflettono necessariamente l’opinione dell’editore. - I dati personali forniti dagli abbonati sono usati solo per le finalità della rivista. Il responsabile del loro trattamento è l’amministratore, cui gli interessati possono rivolgersi per richiederne la verifica o la cancellazione (D. LGS. 196/2003). 1-2 | Gennaio-Febbraio 2023 | anno 125 Il numero è stato chiuso in redazione il 14 dicembre 2022 e consegnato alle poste di Torino dopo il 9 gennaio 2023. 03 AI LETTORI Centoventicinque di Gigi Anataloni 05 NOI E VOI Lettori e Missionari in dialogo CONTRO LA TRATTA DI ESSERI UMANI «FANCIULLA, ALZATI!» della rete Talitha Kum e Marco Bello MC A ossier 4 gennaio-febbraio 2023 MC MC R 10 COLOMBIA Dieci anni di sogni e sognatori di Joaquín H. Pinzón Güiza 17 BRASILE Il tè del padre di Federico Nastasi 24 ITALIA Festival della missione. Svelare l’umano condivisibile di Luca Lorusso 51 ITALIA La guerra dei sonnambuli di Pasquale Pugliese 56 IRAN Velo, pallone e turbante di Farian Sabahi 61 ESWATINI Un paese in guerra con se stesso di José Luis Ponce de León 65 VATICANO Da «Propaganda» a «Evangelizzazione» di Afonso Osorio Citora 77 ALLAMANO Quattro anni con don Bosco inserto a cura di S. Frassetto MC I SOMMARIO 35 * 17 * * *
A cura del Direttore MC R Noi e voi LETTORI E MISSIONARI IN DIALOGO I I I I I I aiuto straordinario (vedi foto). Queste famiglie, infatti, godono di introiti minimali e non sono sempre in grado di assicurare a se stesse e ai propri figli i prodotti di prima necessità. Cogliendo l’occasione, pertanto, desidero esprimere, a nome mio e a nome di tutti i bambini che hanno ricevuto un aiuto così importante e necessario, parole di gratitudine per il Vostro cuore aperto e il vostro sostegno. Il Signore ricompensi tutti i benefattori col centuplo e con abbondanti benedizioni! Che Maria, Vergine santissima e Regina della pace, conservi le vostre famiglie nella tranquillità e nell’armonia, affinché sulle vostre case riposi un cielo di pace! Con sentita riconoscenza Ks. Pawel (Paolo) Chomiak direttore Caritas Spes di Lutsk, Ucraina, 14/11/2022 UN GRAZIE DALL’UCRAINA Sia lodato Gesù Cristo. Carissimi fratelli e sorelle consentitemi, sotto il suono della sirena, che invita a nascondersi nel rifugio anitaereo, di esprimere a voi e alle vostre famiglie la mia più profonda gratitudine e una preghiera di riconoscenza per il vostro cuore aperto, per il vostro sostegno e la vostra solidarietà verso il popolo ucraino, che sta attraversando ore difficili, a causa della guerra e delle manifestazioni di odio umano da parte della federazione russa. Il giorno 8 novembre 2022 la nostra organizzazione, Caritas Spes di Lutsk (Ucraina), ha ricevuto da parte del padre Luca Bovio Imc un aiuto materiale della somma di 4mila dollari Usa. Per noi questo aiuto è tanto importante e necessario da rendere impossibile esprimere quanto senza lacrime di gioia. Infatti, la nostra organizzazione si prende cura di diverse categorie della popolazione: rifugiati, indigenti, anziani, ma un’attenzione particolare è riservata ai bambini orfani, bambini con sindrome di Down e invalidi. Con estrema sofferenza, i bambini, che rappresentano il nostro futuro, sono diventati testimoni della guerra, dell’odio e della violenza. La risata infantile si è mutata in pianto, la gioia in dolore, le voci allegre dei bambini nel suono delle sirene e delle bombe. Grazie al vostro sostegno e aiuto, però, la nostra organizzazione ha potuto regalare un momento di gioia e felicità a 150 bambini invalidi della regione di Volyn. Grazie al vostro sostegno abbiamo potuto comperare e distribuire generi alimentari e prodotti igienici per questi bambini. Con i fondi devolutici abbiamo comperato 150 pacchi di generi alimentari e prodotti igienici, nella fattispecie: zucchero, riso, pasta, grano saraceno, paté, conserve di pesce e di carne, tè verde e nero, olio, farina, shampoo, sapone liquido per la doccia, sapone solido, dentifricio e spazzolino, carta igienica. Tutto ciò è il minimo necessario per una famiglia, ma per questi bambini rappresenta un 5 gennaio-febbraio 2023 MC
Noi e Voi 6 gennaio-febbraio 2023 MC DA ISIRO CON AMORE Dal Nord del Congo vi giunga il mio saluto e il mio grazie per il vostro cuore missionario! Grazie per la vostra generosità verso i nostri piccoli e differenti progetti che realizziamo con il vostro sostegno. La mia salute è abbastanza buona, tolta qualche malarietta che ogni tanto arriva, ma ci si cura e tutto passa. Sono ora nella parrocchia di Samana, a Isiro, capitale dell’Alto Uélé. La vita, malgrado le diverse difficoltà, è sana e bella e i nostri laici (mamme, papà, giovani, ragazzi) sono molto impegnati. La domenica celebriamo due messe e stiamo pensando d’ingrandire la chiesa perché c’è sempre molta più gente fuori che dentro. Sogniamo anche la costruzione di una scuola, lasciando che le attuali aule diventino sale parrocchiali, visto il crescere di tante attività. Seguiamo con preoccupazione quello che succede in Ucraina e insieme ai nostri cristiani preghiamo ogni giorno per la pace. Purtroppo questa guerra ha «offuscato» la situazione tragica del nostro paese. Sulla frontiera con il Rwanda e l’Uganda i criminali del movimento M23 e altri gruppi (se ne contano una cinquantina) continuano a uccidere, bruciare persone e saccheggiare i villaggi, creando ogni giorno migliaia di profughi. Da trent’anni non c’è pace in Congo: questa terra è troppo ricca in materie forestali, agricole e minerarie che fanno il gola a molti paesi in Asia, Europa e America, i quali poi si servono del lungo braccio del Rwanda e altri paesi confinanti per sfruttare la situazione. Quando potranno i nostri bimbi e giovani giocare, studiare, e preparare il loro futuro? Quando i nostri papà e mamme potranno dormire tranquilli e sognare un Congo nuovo? Le responsabilità internazionali sono grandi, ma anche i nostri politici e amministratori congolesi hanno le loro responsabilità: corruzione, potere sporco, collaborazionismo con forze esterne, interessi personali, conti all’estero. Purtroppo, si continua così vedendo che solo il Signore non ci abbandona e non ci imbroglia. Con gioia aspettiamo papa Francesco! Per questo con tutta la Chiesa continuiamo a donare e ricevere speranza e coraggio alle e dalle nostre comunità con la Parola di Dio, i sacramenti, la scuola, pozzi, centri di salute e ospedali, progetti di sviluppo. Quanto bene fa la Chiesa. Vi giunga il mio augurio per il nuovo anno 2023. Vi assicuro la nostra preghiera, certo della vostra. Un arrivederci quotidiano nella santa messa. Vi voglio bene. padre Rinaldo Do Isiro, Natale 2022 Sopra: la chiesa di Samana, ormai troppo piccola per il numero di cristiani. | Qui sotto: padre Rinaldo Do con i chierichetti durante un’escursione in foresta. | Stato delle strade durante le piogge. In basso a destra: i padri Virgilio Panero, Ottone Cantore e Franco Bertolo (a destra) nell’ufficio della missione di Wasa in Tanzania. *
Le nostre email: redazione@rivistamissioniconsolata.it / mcredazioneweb@gmail.com R R MC a studiare teologia negli Stati Uniti, mentre io andai in Inghilterra. Fummo ordinati sacerdoti lo stesso anno, io il 7/08/1971 e padre Franco il 18/09/1971. Tutti e due fummo destinati al Tanzania. Missione in Tanzania: 1972-1979 Il periodo in Tanzania fu il più intenso. I superiori chiesero a Franco, a me e a padre Virgilio Panero (già in paradiso dal 24/04/2020), di formare un team pastorale nella missione di Wasa, per iniziare un modo diverso di fare missione. Io, ufficialmente, ero il parroco, ma Virgilio e Franco non erano viceparroci, bensì membri del team. Mettevamo tutto in comune: offerte, decisioni, azioni, preghiera. La nostra comunicazione era continua e prendevamo insieme tutte le decisioni. Affrontammo molti problemi, ma sempre con una linea di azione comune. C’era una profonda amicizia tra noi tre. Il fatto che fossimo così bene in armonia fu un’esperienza bellissima, anche se contrasti e problemi con altri non mancavano. Questi contrasti cementarono ancor di più la nostra unione. Da Roma a Londra: 1979-1987 Lasciai il Tanzania nel 1977 e andai a studiare Bibbia a Roma. Franco mi raggiunse nel 1979 e studiò Teologia Morale. Eravamo entrambi destinati a Londra, per cui pianificavamo il futuro assieme. Io andai nel seminario di Teologia di Totteridge, lui invece nella casa provinciale di Camden Town. Ogni volta che mi era possibile, ci trovavamo. Franco divenne Vicesuperiore del gruppo e io consigliere. Ci consultavamo e aiutavamo in vari modi. Poi le nostre strade si separarono. Franco andò in Casa Madre a Torino e si fermò lì per servire come cappellano all’Ospedale Koelliker e aiutare i confratelli a sbrigare le pratiche per i loro documenti anagrafici, mentre io andai in Israele, in Etiopia e in Kenya. Torino: 1987-2022 Ci siamo trovati molte volte a Torino, quando io ci andavo per vacanze e/o cure mediche. Franco mi ha sempre accolto con grande gioia. L’anno scorso abbiamo celebrato assieme 50 anni di sacerdozio. Spesso abbiamo camminato assieme fino al Santuario della Consolata. Ora il Signore ha preso Franco con sé. Il giorno in cui ricevetti la terribile notizia della sua morte, avevo meditato su questo tratto del Vangelo di Luca: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!» (Lc 12,35). Questo brano del Vangelo si applica molto bene a Franco. Quel mattino si stava preparando per andare a servire il Signore celebrando la santa messa per i malati all’ospedale. Il Signore lo ha chiamato a sé improvvisamente. Adesso è il Signore a servire Franco. Mi piace immaginare la scena in cui Gesù gli dice: «Vieni, Franco. Siediti qui nel posto di onore. Ti preparo una pizza che è formidabile. Avrai del salame buonissimo, come quello dei Panero. Beviti un bel bicchiere di Bonarda. Gustati un tiramisù favoloso. Te lo sei meritato!». Arrivederci, Franco. Arrivederci, Virgilio. Un giorno, presto, staremo tutti assieme. padre Ottone Cantore Allamano House, Nairobi, 11/11/2022 7 gennaio-febbraio 2023 MC UN GRANDE AMICO: PADRE FRANCO BERTOLO Il 16 ottobre 2022 è morto, improvvisamente, a Torino, nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, padre Franco Bertolo, legato a me da profonda e lunghissima amicizia. Pur nel profondo dolore, voglio ricordarne alcuni momenti. Anni di formazione 1961-1966 Frequentammo assieme il liceo classico presso il seminario della Consolata di Varallo Sesia (Vc). Franco ed io facevamo l’articolo «il», in quanto lui era basso di statura e io alto. Uno degli aspetti che ci univa era il fatto che entrambi non amavamo giocare al pallone. C’erano i due capitani che sceglievano le due squadre. Io ero sempre l’ultimo ad essere scelto, Franco il penultimo. Ci mettevamo in un angolo del campo a chiacchierare e, quando il pallone si avvicinava, gridavamo e facevamo finta di giocare. Qualche volta, quando c’era la possibilità di scegliere tra «pallone» e «passeggio», cercavamo di gridare forte per ottenere di andare a passeggio. Raramente riuscivamo ad averla vinta. Dopo l’anno di noviziato che io feci a Bedizzole (Bs), mentre Franco lo fece alla Certosa di Pesio (Cn), trascorremmo un anno assieme a Rosignano Monferrato (Al) per lo studio della filosofia. Dopo ci separammo. Franco andò
vertà. Le parrocchie accolgono generalmente migliaia di famiglie, e ciascuna di esse conta decine di reti di Comunità ecclesiali di base, dove laici e catechisti sono attivamente coinvolti, aiutando le persone bisognose e gli emarginati, spesso ponendosi a fianco dei gruppi indigeni. Nella Chiesa cattolica delle Filippine, la missione a Mindanao rappresenta per molti un’autentica chiamata a lasciare la propria zona di comfort per abbracciare una nuova frontiera, testimoniando il Vangelo tra i più poveri o tra popolazioni che non conoscono Cristo. (Fides) PAKISTAN MARATONA BIBLICA La Commissione biblica cattolica del Pakistan ha organizzato nel mese di novembre la terza maratona di lettura della Bibbia nella chiesa del Santo Rosario, a Warispura, che è rimasta aperta 24 ore su 24 durante sei giorni. Oltre 2mila sono stati i fedeli che hanno collaborato. L’obiettivo era portare a termine la lettura del testo sacro dal libro della Genesi all’Apocalisse senza interruzioni. Il 7 novembre il vescovo di Faisalabad, mons. Indrias Rehmat, ha dato il via all’evento recitando le prime frasi della Bibbia. Dopo di lui si sono alternati sacerdoti e laici durante tutta la settimana. Migliaia i cristiani che hanno partecipato alla manifestazione. «Ci sentiamo benedetti e fortunati per il fatto che la nostra parrocchia sia stata scelta», ha affermato padre Paulus, parroco di Warispura. «La prima maratona biblica si era tenuta nella parrocchia di Mariamabad e la seconda a Karachi. Quest’anno, oltre i cattolici, abbiamo invitato anche gruppi indigeni. In esso, i partecipanti ribadiscono che «la missione del Cimi continua», poiché dopo 50 anni «la violenza contro i popoli indigeni si è intensificata ed è diventata una lotta quotidiana contro i loro spazi, le loro terre, le foreste che li ricoprono, la vita che pulsa in tutte le loro espressioni». (Fides) FILIPPINE MINDANAO L’annuncio del Vangelo sull’isola di Mindanao, la seconda più grande isola delle Filippine, va avanti grazie all’esperienza delle Comunità ecclesiali di base (Bec), in cui le persone fanno esperienza di fede e di vita cristiana. Uomini, donne, presbiteri, religiosi, giovani, famiglie, ne sono parte, danno la loro testimonianza di fede e, in tal modo, sono missionari. Sull’isola di Mindanao, includendo le isole secondarie che la circondano, vivono circa 25 milioni di abitanti (un quarto dell’intera popolazione filippina), una popolazione multiculturale e multireligiosa, con una maggioranza di cattolici, e con la presenza di circa 6 milioni di musulmani in una regione autonoma, e anche con la presenza di popoli indigeni animisti. L’area è segnata da un alto indice di povertà e circa il 40% della popolazione vive al di sotto della soglia minima di poBRASILE IN DIFESA DEGLI INDIGENI «In questi 50 anni, la lotta per la giustizia e in difesa della vita in pienezza ha guidato e guida totalmente l’attività del Cimi, che cammina in solidarietà con popoli e comunità, mirando alla costruzione di un’altra società, ispirata alla visione reale e utopica delle società indigene. In esse prevale la costruzione della persona sulla produzione dei beni, la partecipazione sulla concorrenza, la reciprocità sull’accumulo e il dialogo sulla parola autoritaria». Così si legge nel Manifesto per il 50° anniversario del Consiglio indigeno missionario (Cimi). Figlio del Concilio Vaticano II, organismo annesso alla Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Cnbb), nacque dall’urgenza di creare una pastorale in difesa dei popoli indigeni, che secondo l’ideologia dell’epoca erano destinati allo sterminio o all’integrazione obbligatoria. Il Manifesto per i 50 anni del Cimi è stato redatto dai partecipanti al Congresso che ha celebrato l’anniversario, svoltosi a Luziânia, Goiás, con la presenza di più di 300 missionari, missionarie, sostenitori della causa indigena e rappresentanti di almeno 20 popoli a cura di Sergio Frassetto MC R la chiesa nel mondo Luziânia, Goiás (Brasile): Wilson Pataxó, leader indigeno, parla al Congresso per i 50 anni del Cimi. Alle sue spalle dom Roque Paloschi, presidente del Cimi e arcivescovo di Porto Velho (Rondônia), più volte minacciato per la sua opera in favore dei popoli indigeni. * 8 gennaio-febbraio 2023 MC
di altre religioni della città e provo un’immensa gioia per il fatto che molte confessioni hanno aderito. Leggendo la Bibbia diffondiamo un messaggio di amore, pace, perdono e armonia, come insegna Gesù». (Asia News) INDONESIA MISSIONE POPOLARE Una speciale missione popolare è in corso nella diocesi di Tanjung Selor, nella provincia indonesiana del Kalimantan settentrionale, territorio indonesiano sull’isola del Borneo. L’iniziativa, denominata «Missione annuale di solidarietà» intende raggiungere i battezzati ma anche e soprattutto i non cristiani che abitano il vasto territorio della diocesi. Il simbolo della missione è la «Croce della solidarietà» portata - a volte anche con marce a piedi nelle foreste, oppure su imbarcazioni - da un luogo all’altro (villaggi, stazioni missionarie, parrocchie), in un pellegrinaggio spirituale che durerà 12 mesi e toccherà 42 località. Quando la croce giunge in un luogo, le comunità locali organizzano momenti di preghiera, testimonianze, incontri, processioni. Altre attività riguardano l’ambito dell’assistenza sanitaria (grazie al coinvolgimento di operatori e medici qualificati) e quello dell’assistenza umanitaria a beneficio di comunità indigenti, anche grazie ad accordi stretti con funzionari dell’amministrazione locale. Non mancano incontri liturgici e celebrativi come una solenne eucaristia celebrata nelle chiese parrocchiali per chiudere ufficialmente la speciale «missione popolare» in quel luogo. (Fides) PAPUA NUOVA GUINEA IL VANGELO IN CANOA Nella diocesi di Wewak, città costiera nel Nord della Papua Nuova Guinea, la Parola di Dio viaggia soprattutto in canoa. Sacerdoti, missionari, suore, catechisti hanno bisogno di imbarcazioni e di navigare sul fiume Sepik o sul mare, per raggiungere la popolazione indigena, per lo più povera e dispersa in aree remote o isole. Portano i sacramenti, il dono del Vangelo e una presenza che è sempre prossimità, includendo anche aiuti materiali e gesti di carità. Con le canoe dotate di motori offerti dalle Pontificie opere missionarie, missionari e catechisti possono arrivare più facilmente a visitare le popolazioni che abitano lungo le rive dei fiumi e torrenti, nella diffusa rete fluviale che solca il territorio. «La gioia di questi fedeli nel ricevere l’eucarestia con frequenza, o di celebrare la processione mariana sul fiume è impagabile», dice mons. Jozef Roszynski, vescovo di Wewak. «La nostra missione qui - dice - è soprattutto uno “stare con”. È vero, portiamo avanti programmi pastorali di formazione per laici e catechisti, ci prendiamo cura dei bambini, siamo attivi in opere di carità e nel campo dell’istruzione. Ma vediamo che l’aspetto cruciale della missione è la gioia di condividere il Vangelo. È la gioia di stare con le persone dei villaggi lontani, persone semplici che si commuovono nella preghiera e nel ricevere l’eucarestia». (Fides) R MC * * Congo Rdc: Pigmei Padre Flavio Pante, missionario della Consolata, lavora da 20 anni a Bayenga, nel distretto orientale dell’Alto-Uélé della Repubblica democratica del Congo (Rdc). In quel territorio, i Pigmei della locale etnia mbuti sono circa 1.500, sparsi in 36 accampamenti. Padre Flavio spiega che l’invasione dei cercatori d’oro, dei tagliatori di legname e del consumismo dei Bantu stanno distruggendo la cultura dei Pigmei. La grande sfida è l’interazione paritaria che porti vantaggi ai Pigmei: cure per la salute, scuola, nutrizione, agricoltura, lavoro, protezione. I missionari della Consolata promuovono la scuola per i bambini pigmei sensibilizzando i genitori e sostenendo le famiglie per le spese che essa comporta. È una scuola che segue le stagioni di questo popolo che periodicamente si inoltra nella foresta per dedicarsi alla caccia. Attenta è anche l’opera di formazione della donna soprattutto nel campo della salute e della prevenzione: si parte dalla lotta alla malnutrizione causata da difficili situazioni familiari o dalle numerose infezioni intestinali per il consumo di acqua o cibi contaminati. Abbondano poi le malattie polmonari, le parassitosi e l’Aids. Altre minacce sono il consumo di alcol e lo sfinimento nei trasporti pesanti. «Un frutteto anche per i Pigmei» è una delle azioni portate avanti da padre Flavio. «Gli alberi da frutto tropicali - banane, ananas - sono generosi. Ogni domenica distribuiamo le piantine ricavate dai getti. Vanno a ruba presso Bantu e Pigmei!». Per la coltivazione dei campi e degli orti bisogna fare i conti con la difficoltà culturale dei Pigmei: da raccoglitori e cacciatori, non sono pronti a seminare, innaffiare e pensare di avere cibo solo dopo settimane o mesi. È importante incoraggiare il lavoro in comune - tipico delle battute di caccia - e mettere a disposizione terreni. «Forniamo sementi, attrezzi, tecniche e consigli con animatori sul campo. Insistiamo sulle coltivazioni di facile rendimento come campi di banane, di manioca, di mais, che non richiedono grandi cure». (Il Manifesto) Bayenga (Congo Rd): famiglia di Pigmei nella foresta. * 9 gennaio-febbraio 2023 MC
COLOMBIA MC A Il vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano DIECI ANNI DI SOGNI E SOGNATORI Questo febbraio celebriamo i dieci anni (febbraio 2013 - febbraio 2023) di vita e storia del vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano. E, quando parliamo di celebrare, ci riferiamo a quel «ri-cordare» che, etimologicamente, significa riportare al cuore il sognato, il vissuto, ciò che abbiamo raccolto («cor-cordis», cuore, il muscolo che dagli antichi era ritenuto sede della memoria). Anche se pare ridondi JOAQUÍNHUMBERTOPINZÓNGÜIZA 10 MC È un giovane vicariato posto in una regione amazzonica tanto affascinante quanto difficile. In queste pagine, mons. Joaquín Humberto Pinzón Güiza, il vescovo che lo guida, ne ricorda il decennale (2013-2023) della nascita. dante ripassare attraverso il cuore ciò che dal cuore è uscito e ciò che è stato fatto mettendoci il cuore, è così che possiamo contemplare ciò che abbiamo vissuto in questi dieci anni di storia, sfide e opportunità. Un buon punto di partenza per la commemorazione del nostro vicariato è il ricordo delle persone che hanno sognato questa Chiesa particolare: da chi non è più tra noi, come mons. Luis Puerto Leguízamo. Ricordare è qualcosa di essenziale nella vita umana. La memoria è alla base della nostra identità e del rapporto con il mondo in cui viviamo. È la mappa dei nostri ricordi che ci dice chi siamo e dove siamo. Basta, infatti, un black out della memoria per perdere la nozione di noi stessi, del mondo e del nostro posto in esso, come succede a volte alle persone anziane. © Fernando Florez
abbiamo anche assistito all’emergere di altri attori armati che, ancora una volta, hanno messo in ombra quella pace che tutti aspettavamo. Un altro ingrediente che ha generato dinamiche di vita e morte è stata l’attività mineraria che ha letteralmente ferito e dissanguato i nostri fiumi, con l’illusione di migliori condizioni per le persone e le comunità. Senza dimenticare la pandemia di Covid 19 e le sue conseguenze. Il contesto ecclesiale ispirava molta speranza. La proposta di papa Francesco per una Chiesa in uscita, una Chiesa in cammino missionario, è sorta come un flusso di vita. Nella gioia del Vangelo ci ha proposto: «[...] Osiamo un po’ di più di prendere l’iniziativa! Come conseguenza, la Chiesa sa “coinvolgersi”. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai discepoli: “Sarete beati se farete questo”[...]» (Eg 24). È in questo contesto che abbiamo intrapreso l’avventura: tre laici, sette religiose (due suore domenicane della Presentazione e cinque Missionarie della Consolata), un sacerdote diocesano (padre José María Córdoba Rip, mandato da mons. Francisco Múnera, vescovo dell’allora vicariato di San Vicente Puerto Leguízamo poi diviso per costituire questo secondo vicariato), otto missionari della Consolata, un missionario di San Juan Eudes e il vescovo di questa nuova giurisdizione. Con tanti sogni nello zaino, ci siamo dati il compito di assumere il progetto, di lanciare la nuova giurisdizione, e semplicemente sognare la strada, con la ferma convinzione di camminare e costruire insieme. Per fare questo, il 7 ottobre di quello stesso 2013 ci incontrammo per vivere la prima Assemblea pastorale che aveva come obiettivo: «Avvicinarsi al progetto del nuovo Vicariato», e lo abbiamo fatto con un sentimento di novità. Da quell’assemblea sono nati tanti sogni, accompagnati da creatività e impegno missionario. Da allora, altri evangelizzatori si sono uniti, mettendo il cuore nel dare il meglio di sé a questo progetto. gennaio-febbraio 2023 MC 11 A sinistra: abitanti della zona si spostano lungo il fiume Putumayo che funge da confine tra Colombia, Perù ed Ecuador. | A destra: mappa con Puerto Leguízamo, il Putumayo e la triplice frontiera. * A MC Amazzonia | Popoli indigeni | Afrodiscendenti | Laudato si’ " Il 2013 era un anno carico di aspettative. Augusto Castro e padre Bruno del Piero, fino a mons. Francisco Javier Múnera e padre Gaetano Mazzoleni, e a tutti i missionari della Consolata che, assumendo lo «ius comissionis», hanno generosamente sostenuto e continuano a sostenere questo progetto. PARTENDO DAI NOSTRI FIUMI Questa commemorazione ci spinge, anzitutto, a ripercorrere attraverso la memoria il cammino fatto, guardando all’esperienza fondante, alle nostre origini, allo scopo di dare slancio al cammino futuro, rivitalizzando ciò che rischia di perdere il suo significato. È un’altra cosa da imparare dalle dinamiche dei nostri fiumi: nelle origini c’è sempre la freschezza dell’acqua: più si sale verso la sorgente, più se ne percepisce la purezza. La storia ci porta al 2013, anno in cui il contesto sociale del territorio era carico di grandi aspettative per i negoziati di pace tra il governo centrale e le Farc-Ep. Tutti sognavamo tempi migliori per i nostri popoli. Tre anni dopo, nel 2016, abbiamo apprezzato l’armonia dell’accordo e le nuove dinamiche sociali che il post accordo ha generato, ma
Sopra e sotto: un gruppo di campesinos e una campesina di San Antonio del comune di Puerto Leguízamo. | A destra: una comunità lungo il fiume Putumayo visitata da padre Fernando Florez. * DALLA LAUDATO SI’ AL SINODO AMAZZONICO Quasi non bastasse la sfida di una Chiesa in uscita, il pontefice ci ha rallegrati con un altro grande dono per noi come giovane Chiesa in Amazzonia: l’enciclica Laudato si’, con l’invito a una conversione integrale, che ci rende responsabili della cura della «casa comune». Per noi che, proprio in quel momento (era il novembre del 2017), stavamo preparando la prima Minga amazonica y fronteriza (incontro tra popolazioni dell’Amazzonia e della frontiera), è stato un balsamo che non solo ci ha fatto sentire di navigare nel giusta direzione con una causa risolutamente assunta dalla Chiesa, ma ci ha anche spinti a rispondere fedelmente all’impegno con il nostro contesto amazzonico. La sintonia e l’impegno si sono ulteriormente rafforzati con la convocazione nell’ottobre 2017 del Sinodo sull’Amazzonia, con il quale Francesco ha inteso: «Metterci alla ricerca di nuovi cammini per la Chiesa in Amazzonia e per un’ecologia integrale». Negli anni, abbiamo camminato in questo flusso di ricerca, discernimento e costruzione collettiva . In mezzo a tante sfide sociali e all’abbondante ricchezza ecclesiale, è nato il nostro primo progetto pastorale, ispirato dal Vangelo del buon Samaritano (Lc 10, 25-37). È lì che abbiamo sognato una Chiesa dal volto, dal pensiero e dal cuore amazzonici. Come, in seguito, verrà affer- * COLOMBIA Il Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano si trova in un territorio amazzonico bagnato dai fiumi Caquetá e Putumayo. Territorio e fiumi nascondono diversità di specie che, intrecciate, proteggono l’ecosistema e danno speranza al mondo. Questa zona racchiude una varietà di volti tra i quali molti popoli indigeni: Murui, Koreguaje, Inga, Kichwa, Siona, Kofane, Nasa. Sono popoli originari che alla Chiesa chiedono un’evangelizzazione differenziata che, attraverso il dialogo interreligioso, rispetti le loro conoscenze ancestrali e la loro visione del mondo. Sono indigeni che chiedono l’accompagnamento della Chiesa per affrontare le nuove sfide dell’epoca attuale, segnata dall’ondata di violenza, dalla difesa dei propri territori e dal continuo esodo migratorio verso le aree urbane. Eduardo Reye Prada (Imc) Il Vicariato e l’opzione indigena Il «rostro indigeno» La Laudato si’ e il sinodo sull’Amazzonia hanno dato forza al cammino del nuovo Vicariato. " © Fernando Florez 12 gennaio-febbraio 2023 MC
In questa immensa, bella e sorprendente Amazzonia troviamo anche il volto contadino. La stragrande maggioranza proviene da altri luoghi della Colombia spinta da ragioni diverse: per occupare terre abbandonate, per cercare guadagno, per fuggire alla violenza che purtroppo affligge il nostro paese. Sono venuti qui con la loro cultura e le loro tradizioni cercando di ricostruire la loro vita. La Chiesa rende visibili i bambini contadini, i giovani e gli anziani prematuramente invecchiati a causa delle difficili condizioni di vita. Hanno vissuto e vivono realtà molto dure: come possiamo aiutarli? Tra le difficoltà che incontriamo ci sono l’isolamento, la mancanza di opportunità in materia di istruzione, sanità, comunicazione, strade di accesso, pagamento equo per i loro prodotti, abusi da parte di diversi gruppi armati. Le comunità campesine rivendicano e apprezzano la presenza della Chiesa. Noi rispondiamo con una pastorale di presenza incarnata nelle popolazioni rurali, con un essere con loro. Questo ci ha richiesto lo sforzo di conoscere la storia del mondo contadino, d’incarnarci come Gesù, di scendere nel profondo, ascoltarli, cercare di vedere il mondo, la realtà dal loro punto di vista, uscire, camminare con e verso di loro, cercandoli. Consapevoli che la pastorale contadina deve abbracciare l’ecologia integrale mettendo in relazione tra loro Dio, i fratelli, il creato; consapevoli che Gesù ha parlato ai contadini della terra, del seme, del frutto, del raccolto, del- la zizzania; consapevoli che il cristianesimo è nato in ambiente contadino, nel nostro essere missionario noi coltiviamo una disposizione umile, semplice e vicina; una vita sobria, vivendo la spiritualità del presepe, del lievito, del piccolo. Impariamo da loro riconoscendo e rafforzando i loro valori: lavoro, pazienza, perseveranza, rispetto dei processi, accettazione, spirito di sacrificio, tenacia, capacità di ricominciare. Nella nostra visita permanente alle famiglie e alle scuole contadine, promuoviamo iniziative che migliorino la loro qualità di vita (come la coltivazione di prodotti regionali) e contribuiamo a sensibilizzare alla cura della Casa comune. E, soprattutto, aiutiamo tutti a riscoprire valori, come la Parola di Dio, la preghiera, la celebrazione dei sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e maturazione nella fede. Cerchiamo leader e collaboriamo alla formazione dei nostri agenti di evangelizzazione al fine di fornire un catechista a ogni comunità contadina, perché in Cristo tutti abbiamo la vita. Maria del Carmen López (Cm) A MC 13 gennaio-febbraio 2023 MC Il Vicariato e l’opzione contadina Il «rostro campesino» © Fernando Florez
mato nell’esortazione apostolica Querida Amazonía del sinodo per l’Amazzonia: «È la Chiesa dei seguaci di Gesù» che s’incarna in questo contesto e acquista un volto con le seguenti caratteristiche: è difensore della Casa comune; è senza confini; è fraterno, perché l’altro che cammina con me è mio fratello; è arricchito dalle spiritualità dei popoli che la abitano; è servo al servizio della comunità; è celebrante la vita e il cammino delle persone e delle comunità; è aperto all’universalità, in comunione con tutta la Chiesa. Anche la riflessione ecclesiale e l’animazione vocazionale fanno parte dei raccolti ottenuti lungo il cammino. Tra i più recenti frutti * COLOMBIA Il Vicariato e l’opzione afro Il «rostro afroamazonico» Il popolo afroamazzonico apprezza la vicinanza e il sostegno che, in questi dieci anni, ha trovato nel Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano. Vicinanza e sostegno nella ricerca per rafforzare la propria identità e soprattutto per cercare uno spazio in questa Amazzonia, dove gli afrodiscendenti sono arrivati in momenti diversi della storia recente e per circostanze diverse. Gli afrodiscendenti sono consepevoli che stanno crescendo in questo territorio di pari passo con la Chiesa e sono disposti a continuare a partecipare alle dinamiche pastorali che si stanno portando avanti. Essi chiedono al Vicariato di continuare ad accompagnare i loro processi. Vogliono sentirsi parte delle dinamiche ecclesiali. Chiedono sostegno per poter acquisire uno spazio dove costruire la loro casa ancestrale: è essenziale avere uno spazio per rafforzare la cultura e la spiritualità. Vogliono continuare a partecipare e ad animare le celebrazioni della fede cattolica che li identificano come comunità afro: la festa di Nuestras Señora de la Candelaria (2 febbraio) e la festa di San Francesco d’Assisi («San Pacho», 4 ottobre). Come Chiesa del Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano dal volto amazzonico, noi ci sentiamo felici di avere la ricchezza (anche) del volto afro e vogliamo diventare partecipi delle loro ricerche e dei loro processi affinché insieme possiamo avere la vita in Cristo. Lelia Yaneth Márquez (Op) Sono quattro le opzioni missionarie: indigena, contadina, afro e urbana. " © Fernando Florez 14 gennaio-febbraio 2023 MC
A MC A sinistra: danza in una comunità indigena del fiume Putumayo. | A destra: campesinos di San Antonio, comune di Puerto Leguízamo. * raccolti in questo percorso, c’è senza dubbio la riflessione che si è sviluppata a partire dalle quattro opzioni missionarie (indigena, contadina, urbana e afrodiscendente) che oggi ci permette di fare chiarezza sul modo in cui dovremmo camminare con ognuno di quei quattro gruppi umani. Poi, come espressione di partecipazione al processo sinodale, abbiamo formato un’équipe interecclesiale in comunione con il fratello Vicariato di San José del Amazonas (Perù), per navigare sognando tra le due sponde. E ancora: l’équipe intercongregazionale, il gemellaggio missionario con la provincia ecclesiastica di Bucaramanga, la creazione delle nuove parrocchie (Nuestra Señora la Consolata, San Francisco de Asís e Nuestra Señora de la Asunción), per essere più vicini a Il Vicariato e l’opzione urbana Il «rostro urbano» Nel contesto urbano, il Vicariato apostolico di Puerto Leguizamo-Solano ha potuto conoscere una serie di realtà che, essendo particolarmente diverse, richiedono uno speciale programma di evangelizzazione. Inizialmente, al loro arrivo in questa regione, i primi missionari e missionarie avevano una visione generica del modo di vivere degli abitanti nel settore urbano. La realtà in cui vivono le famiglie in questo «giardino esotico» che è l’Amazzonia, si riassume sostanzialmente nelle poche opportunità di lavoro per la loro sussistenza. Si può osservare che vivono a malapena di pesca e di lavoro nei campi da cui ricavano prodotti come manioca, piantaggine, papaya, mais, tra gli altri frutti che questa buona terra permette loro di raccogliere. Come Vicariato ci troviamo in contatto anche con il mondo giovanile, che diventa una grande sfida per svolgere la nostra opera di evangelizzazione. Ai giovani mancano le opportunità per realizzare il loro progetto di vita. E questo causa problemi come droga, alcolismo, prostituzione e alcuni stili di vita che possono addirittura spingere molti giovani a entrare nelle fila dei gruppi armati clandestini che fanno parte del tessuto sociale di questa regione. La popolazione fluttuante, invece, include tutti quegli abitanti giunti sul territorio in cerca di nuove opportunità, di una nuova strada, e che, nella maggior parte dei casi, fuggono dalle incertezze del passato. È proprio qui, nella ricerca di una direzione inedita, che con il nostro lavoro essi possono trovare un modello per cristianizzare la loro vita, evitando con ciò che le realtà negative della loro nuova casa diventino troppo gravose. In conclusione, guardare al settore urbano richiede una visione ampia attraverso un servizio vocazionale e di evangelizzazione per andare alla ricerca di uno sviluppo per ogni volto che questo contesto amazzonico ospita. Ci riferiamo ai volti urbano, afro, contadino e indigeno che compongono questo paradiso multiculturale. Fernando Ramirez e Ricardo Bocanegra (Imc) © Angelo Casadei 15 gennaio-febbraio 2023 MC
* COLOMBIA 16 MC In basso: durante l’assemblea del Vicariato (7-11 novembre 2022), si è svolta una dinamica per individuare le missioni su una grande mappa stesa in mezzo al salone. | A sinistra: padre Angelo Casadei, parroco nella parrocchia «Nuestra Señora de las Mercedes» e coordinatore della «Zona de las Mercedes» e mons. Joaquín Humberto Pinzón Güiza, Imc, dal 2013 vescovo del nuovo vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano. * paesi e comunità, e il «Centro amazzonico per il pensiero interculturale», che sta nascendo e si sta rafforzando. Tutto questo raccolto è stato possibile grazie allo spirito di famiglia che abbiamo creato fin dall’inizio; una famiglia che si rafforza e cresce e che accoglie tutti coloro che entrano a far parte del progetto. Alcuni partono e altri arrivano: le suore Serve dello Spirito Santo, le Missionarie della Speranza, l’Arcidiocesi di Bucaramanga, la Diocesi di Málaga-Soata, le Carmelitane missionarie, le suore della Compagnia di Maria, le suore Missionarie dell’Immacolata Concezione, le suore Domenicane di Santa Caterina da Siena, le suore Missionarie del Buon Pastore, alcuni missionari laici, la diocesi di Ismina Tadó, i paesi, le comunità e le persone con cui camminiamo e, naturalmente, i benefattori. IN ATTESA DELLA SECONDA «MINGA AMAZONICA» L’assemblea pastorale, svoltasi a Puerto Leguízamo dal 7 all’11 novembre dello scorso anno, ha fatto da cornice all’inizio dei festeggiamenti. Sotto il motto: «Dieci anni di cammino insieme perché in Cristo abbiamo la vita». Viviamo questa celebrazione nel contesto in un altro momento ecclesiale molto importante, un’altra proposta di papa Francesco, il sinodo della sinodalità, dove ci viene chiesto di tornare su tre aspetti importanti ed essenziali della Chiesa: comunione, partecipazione e missione. Indubbiamente, questo quadro o meglio questa spiritualità ci permetterà di leggere i primi dieci anni di storia e continuare il cammino. Questo 2023 chiuderà i festeggiamenti per il decennale del Vicariato con l’esperienza della seconda «Minga amazonica», che avrà il titolo di: «Un modello di vita dal e per il contesto». Partendo dall’«ecologia della speranza», uno sguardo interdisciplinare e interistituzionale per sognare insieme un nuovo modello di vita. PER UNA STORIA PLURALE La celebrazione dei nostri primi dieci anni ci ha permesso di avere una visione retrospettiva del cammino fatto e una proiezione verso il futuro, verso nuovi tempi e nuove mete, avendo come obiettivo una buona vita per una buona convivenza. Tutti siamo incoraggiati a continuare a forgiare percorsi per i nuovi tempi, armonizzando metodi e strategie. In altre parole, la storia che sta scrivendo il Vicariato Apostolico di Puerto LeguízamoSolano è una storia plurale, costruita a più mani, contemplando un ampio orizzonte, camminando insieme affinché i popoli e la gente di questo territorio abbiano la vita in Cristo. Joaquín H. Pinzón Güiza Archivio MC Paolo Moiola, È l’Amazzonia, dossier, marzo 2018. È il reportage sulla prima «Minga amazonica y fronteriza» del Vicariato apostolico di Puerto Leguízamo-Solano. La seconda edizione si svolgerà quest’anno. " L’obiettivo è una buona vita per una buona convivenza. © Angelo Casadei © Angelo Casadei
17 gennaio-febbraio 2023 MC IL TÈ DEL PADRE BRASILE MC A campati in tende o piccole baracche, avvolti nelle coperte grigie, tutte uguali, distribuite dal comune, chiedono l’elemosina, vendono oggetti recuperati chissà dove, giacciono stesi senza sensi sotto gli effetti del crack. Cenciosi, a volte, si accalcano attorno a un predicatore che declama versetti della Bibbia e alza la voce quando nomina «il diavolo, il male!». Tra le tende, si scorgono anche persone che sono arrivate lì da poco, hanno portato con sé un comodino, o una pentola, ricordo di una vita di piccole comodità che hanno perso da poco. Ci sono anziani, migranti venezuelani, persone transessuali. Praça da Sé è il ritrovo di coloro che sono scivolati sotto la linea della povertà in una città che è il motore economico del Brasile, la più ricca d’America Latina. Una ricchezza che però lascia senza nemmeno un pasto al giorno quasi sette milioni di persone solo nello stato di San Paolo, 33 milioni in tutto il paese. San Paolo. «Questa città è estenuante. È più facile rubare che chiedere l’elemosina», dice un senzatetto a un altro, dopo aver ricevuto l’ennesimo rifiuto alla richiesta di una moneta. Ci sono quarantamila senza tetto nella città di San Paolo del Brasile, la metropoli più grande d’America. Il suo centro storico è un posto dove nessuno ti raccomanda di andare. Praça da Sé, il piazzale che si estende di fronte alla cattedrale neogotica, è il luogo di ritrovo di centinaia di senzatetto (população em situação de rua). In gran parte uomini, vivono acFrei Gabriel è un giovane francescano della metropoli paulista. Con i suoi confratelli distribuisce pasti ad affamati e senzatetto che ogni giorno, a centinaia, fanno la fila davanti al suo convento. testo di FEDERICO NASTASI foto di MAURICIO ZINA Francescani a San Paolo Sopra: una statua di San Francesco dentro la chiesa dell’omonimo convento, nel centro storico di San Paolo, metropoli brasiliana in cui si contano quantamila senzatetto. *
18 gennaio-febbraio 2023 MC CENTINAIA IN FILA PER UN PASTO A duecento metri dall’accampamento di Praça da Sé, si creano lunghe file di senzatetto. Si mettono in coda per ricevere i tre pasti al giorno che distribuisce il convento francescano di Largo São Francisco. «Ma non è solo un pasto caldo. Offriamo assistenza sociale, giuridica e psicologica. E anche attività culturali, laboratori di musica e pittura. Questo è il “Tè del padre” (Chá do padre), un’attività che esiste dal 1640», spiega Frei Gabriel, 25 anni, frate del convento di Largo São Francisco, «un sostegno integrale, parte del progetto Sefras - Ação social franciscana, alle persone che vivono in strada, a tutti coloro che chiedono aiuto». Vengono distribuiti circa duemila pasti al giorno, spiega Frei Grabriel. Molti di coloro che vanno al Tè del padre, sono persone con dipendenze da sostanze chimiche, soprattutto crack. «Il nostro lavoro non è solo allontanarle dalla droga, ma capire * BRASILE
San Paolo e ho capito che potevo conciliare il desiderio di studiare con la vocazione religiosa». «Sono entrato nel seminario di Santa Catarina, nel Sud del Brasile, ho girato alcune case francescane e da aprile 2021 vivo qui nella casa di Largo São Francisco. A fine 2022 andrò in un’altra casa, a Petropolis, a Rio de Janeiro, per studiare teologia. Ma ho deciso: non voglio essere prete. Voglio seguire il cammino religioso, ma desidero studiare anche altre cose, psicologia, scienze sociali e filosofia. Ho anche una tesi in mente», si entusiasma Frei Gabriel. MEGLIO EVITARE LE «LETTURE BINARIE» «Voglio studiare l’opera di un critico letterario francese in relazione con gli studi di Focault perché la cercano. Quasi sempre c’è un dolore, un divorzio, un figlio che abbandona il padre. Nel momento del pasto, parliamo. Una persona mi ha fatto un ritratto, un’altra mi ha dedicato una poesia. Certo, è un lavoro difficile perché è un accompagnamento personale. Sono tanti e non riusciamo a seguire tutti. Quando vado in giro per la città senza il saio, qualcuno di loro mi riconosce, “pace e bene” mi gridano e mi salutano con la mano. San Francesco diceva: “Prega sempre il Vangelo. E, se necessario, usa le parole”. Vuol dire che si può pregare ascoltando l’altro, è quello che cerchiamo di fare», racconta Frei Gabriel. CONCILIARE STUDIO E VOCAZIONE Statura piuttosto bassa, i capelli ricci neri, la barba e un paio d’occhiali con la montatura rotonda, Frei Gabriel ha uno sguardo sereno e curioso. È il più giovane del convento, parla con molta calma, sceglie con attenzione le sue parole per spiegare perché un ragazzo della periferia di San Paolo ha deciso di essere frate francescano nel Brasile del 2022. «Da bambino sognavo di fare l’insegnante, non immaginavo di diventare un frate. Sono sempre stato curioso verso i libri. A casa mia c’erano quelli che usava mio padre per studiare, ha completato la scuola da adulto, quando io ero già nato. E mi ricordo un suo libro di geografia, lui studiava le mappe e io già conoscevo tutte le capitali. A scuola ero il secchione. Alle superiori, ho fatto un istituto tecnico, una specializzazione in chimica, pensavo di studiare ingegneria chimica, o qualcosa di simile. Finché un giorno, la mia insegnante di portoghese mi disse “ma sei matto? Tu devi studiare materie umanistiche”. Così decisi di studiare psicologia, ma non mi vedevo a fare terapia, volevo fare ricerca. Poi ho conosciuto i frati francescani. Per circa un anno ho partecipato ai loro incontri qui a 19 gennaio-febbraio 2023 MC Qui sotto: un primo piano di Frei Gabriel; un francescano benedice una fedele. | A destra: celebrazione della messa all’interno della chiesa dei francescani. * Fame | Senzatetto | Cattolici ed evangelici A MC " «Si può pregare ascoltando l’altro», dice Frei Gabriel.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=