compagnata dal ricordo delle marce per la pace di Sarajevo, si rafforzava. Ma far arrivare anche solo 10mila persone in quel contesto era impossibile: «Allora ho pensato: “Chiamo i rappresentanti dei cittadini, i parlamentari, per invitarli a venire con noi in Ucraina, e al ritorno portiamo alcuni bambini orfani sfollati dal fronte”. Hanno aderito più di quaranta parlamentari di ogni schieramento: un fatto straordiziani, persone con disabilità, poveri evacuati dalle regioni bombardate di Kramators’k e Mariupol. «Nei mesi successivi abbiamo fatto evacuare altre mille persone, sempre andando a scegliere quelli che non avrebbero avuto nessuna chance», continua Cofano. «La popolazione locale si domanda perché rischiamo la nostra vita per loro. Ma io penso che noi non possiamo preoccuparci di questa guerra solo perché si alza la bolletta energetica. Noi abbiamo il dovere di non lasciarli da soli». PRESENZA Tra le iniziative della rete in Ucraina, c’è anche quella di una presenza permanente a Mykolaïv. «La città si trova a cinque chilometri dal fronte. Durante il giorno passi più tempo nei rifugi antiaereo che fuori. Per noi l’obiettivo più grande è non lasciare nessuno da solo in questo momento in cui la sofferenza e la solitudine possono ammazzare più delle bombe». Nel mondo, le presenze stabili di operatori nonviolenti sono diverse. L’Operazione Colomba, ad esempio, è presente in Palestina (cfr MC, gennaio 2021, p. 21), in Colombia e altrove. Dall’inizio di questa guerra, #Stopthewarnow ha deciso di crearne una anche in Ucraina, persone che stanno lì per alcuni mesi, alternandosi, in modo da essere sempre almeno 5 o 6. «Sono piccoli gruppi di giovani selezionati e formati. A Mykolaïv, che è una città industriale sul mare, stiamo sviluppando dei progetti per affrontare il problema dell’acqua. Nei mesi scorsi sono scappate 250mila persone e ne sono rimaste 200mila, di cui l’80% anziani che vivono con i pasti offerti dalle mense di piccole organizzazioni locali. E non c’è acqua, perché l’acquedotto che arriva da Cherson è interrotto, e il sistema che filtrava l’acqua del mare è distrutto. L’acqua potabile arriva soltanto con le autobotti. Allora abbiamo iniziato a costruire dei dissalatori. Ce ne vorrebbero trenta per tutta la città. L’ultimo A MC dicembre 2022 MC 53 nario! Poi, però, il ministero degli Affari esteri, e l’allora ministro Di Maio, ci hanno bloccati. L’unità di crisi mi convoca per dirmi che “no, voi siete matti, rischiate di far esplodere una guerra mondiale. Se qualcuno dovesse bombardare una delegazione di politici, saremmo costretti a entrare in guerra. È troppo pericoloso, non giocate alla guerra”, io ho risposto che, al massimo, noi crediamo nella pace, non giochiamo alla guerra». «TOCCARE LA CARNE VIVA» #Stopthewarnow è una rete, a oggi, tra le più grandi in Europa. «Sono 175 enti di qualsiasi tipo - precisa Cofano -. Hanno aderito anche aziende, cooperative, sindacati, fino a tanti movimenti, anche della Chiesa cattolica, associazioni, e così via. Il fattore comune è quello di voler fare azioni di pace, di guardare questo conflitto da un altro punto di vista che non sia soltanto quello dell’invio delle armi, e quindi di sognare una pace nella quale siano protagonisti anche i civili». Dopo un mese dall’inizio della guerra, #Stopthewarnow ha organizzato una prima carovana: «Ci siamo detti: “Ci sono organizzazioni umanitarie molto più strutturate di noi, però in questo momento non se ne vedono, e gli ucraini hanno bisogno». Trentadue tonnellate di aiuti, 221 volontari, 67 automezzi, sono partiti il primo aprile da Gorizia per raggiungere Leopoli. «C’erano lunghissime code alla frontiera con la Polonia per uscire dall’Ucraina. Quasi nessuno in ingresso. E gli ucraini dicevano: “Ma cosa fate?”. E noi: “Veniamo a capire cosa state vivendo, a portare un messaggio di pace, stringere, abbracciare, toccare la carne viva”, come dice il papa nel suo ultimo libro sulla pace». NON LASCIAMOLI SOLI All’inizio della guerra, chi aveva i mezzi economici è potuto scappare. Chi, invece, non li aveva, è dovuto rimanere sotto le bombe. #Stopthewarnow, dopo aver consegnato gli aiuti, ha portato in Italia circa 300 tra bambini, an- © Alessio Agnoletti © Stopthewarnow
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