Missioni Consolata - Luglio 2022

INDONESIA DIASPORA CATTOLICA «L’Indonesia sta fornendo al mondo più persone consacrate di qualunque altro paese e questo è magnifico». Sono le parole pronunciate il 7 maggio dall’arcivescovo di Giakarta, il cardinale Suharyo Hardjoatmodjo, in occasione del primo incontro online della diaspora cattolica indonesiana. «Vedere che sempre più congregazioni religiose sono guidate dai nostri connazionali è motivo di grande orgoglio», ha aggiunto il porporato. L’evento, a cui hanno partecipato online e in presenza oltre duemila persone, è stato organizzato dall’Associazione dei giornalisti cattolici indonesiani in collaborazione con diverse entità, tra cui l’Ambasciata indonesiana presso la Santa Sede. I missionari indonesiani si trovano in oltre 70 paesi del mondo. La prima evangelizzazione dell’Indonesia è avvenuta con l’arrivo nel paese di san Francesco Saverio nel XVI secolo, anche se la prima presenza cristiana risale al 1318, quando a Giava era approdato il frate francescano Odorico Pordenone. Al giorno d’oggi, a seguito del calo delle vocazioni in Europa, sono soprattutto i missionari indonesiani a partire per il resto del mondo. (AsiaNews) ASIA CONFERENZA EPISCOPALE Dal 26 al 30 aprile scorso si è riunita a Nur Sultan, in Kazakistan, la neonata Conferenza episcopale, stabilita con un decreto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli. Inteso come un organismo che includesse i vescovi di Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan, è stato allargato fino a includere Mongolia e Afghanistan, con l’idea, in futuro, di coinvolgere anche l’Azerbaigian. La prima riunione è stata programmatica: elezione del presidente, discussione sull’organizzazione caritativa dei vescovi. Si tratta, ha detto José Luis Mumbiela Sierra, vescovo della Santissima Trinità in Almaty e presidente della Conferenza episcopale del Kazakistan, «del primo passo di un percorso di unità e fratellanza. Nutriamo molta speranza sul cammino che stiamo per intraprendere con vescovi e amministratori apostolici di tutti questi paesi. Il Signore ci chiede di ampliare i legami di fratellanza, di essere più chiesa con i paesi vicini, di dare una testimonianza. Credo che l’aspetto più bello di questo nuovo percorso sia quello di poter essere uniti anche se viviamo in paesi diversi, con differenti governi e culture. E ciò è possibile perché abbiamo la stessa fede, apparteniamo alla stessa chiesa: d’altra parte, il cattolicesimo si distingue proprio per la sua universalità. Penso che sia una testimonianza molto bella». Questa neonata Conferenza episcopale avrà presto anche il suo cardinale nella persona di monsignor Giorgio Marengo, prefetto apostolico della Mongolia. (Aci stampa) R MC * * Polonia: profughi Padre Luca Bovio, missionario della Consolata, ci aggiorna sull’opera in favore dei profughi dell’Ucraina. «A Lomianki come nel resto della Polonia siamo passati a una seconda fase dall’inizio del conflitto. Dopo l’ondata di arrivi, improvvisa e gigantesca, che ha invaso ovunque il paese, ora siamo passati a una gestione delle migliaia di persone giunte qui. Qualcuno (pochi) è rientrato nel paese ricongiungendosi alla famiglia in Ucraina, ma la maggior parte delle donne e dei bambini sono ancora qui. Non si notano più folle di persone in arrivo, tuttavia nei centri di assistenza le code giornaliere sono sempre ben visibili, come capita nella parrocchia di Lomianki dove, grazie ai vostri aiuti, ogni giorno continuiamo con i volontari a distribuire generi di prima necessità. Se la situazione in Polonia si può definire in questo momento di gestione, non si può dire lo stesso della vicina Ucraina, dove continua il conflitto. Le notizie riportate dai media e ancor più le storie dei testimoni che incontriamo sono molto tristi. Per questo motivo non ci limitiamo ad assistere le persone giunte fra noi, ma inviamo aiuti di vario genere anche in Ucraina soprattutto nelle zone occupate. A tutt’oggi sono quattro i trasporti partiti, (e per grazia arrivati!) a Charkow, nell’Est del paese dove proseguono i combattimenti. In quei luoghi ogni genere di aiuto è visto come una manna dal cielo, perché il prolungarsi del conflitto ha ridotto ogni scorta nei magazzini. In questi giorni stiamo organizzando altre spedizioni nella regione di Zaporoze esattamente nella città occupata di Energodar. Quest’estate, se le condizioni lo permetteranno, prevedo di recarmi io stesso in Ucraina. In questo momento è difficile fare delle previsioni, ma una delle poche cose di cui siamo sicuri è che la guerra continuerà a lungo e il rischio è che, una volta terminata, questa continui nei cuori di molte persone che hanno subito violenza e soprusi». (Imc) Ucraina: marito e moglie di Charkow che hanno ricevuto aiuti dalla Polonia. * 9 luglio 2022 MC Indonesia: partecipanti all’incontro online della diaspora cattolica indonesiana. *

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