Missioni Consolata - Novembre 2021

77 novembre 2021 MC giorno il Signore perché tutti vivano costan- temente quali degni missionari, e lavorino prima alla propria santificazione, e poi alla conversione di codesti cari neri». Al padre Giovanni Chiomio, testimone ricchis- simo delle parole del fondatore, in una lettera del 1920, scriveva: «Sempre coraggio in Do- mino , conservando e propagando il buon spi- rito fra i confratelli. Prima santi voi, poi fate del bene ai neri: in tutto N. S. Gesù Cristo!». Nelle conferenze agli allievi e alle suore que- sto ritornello ritornava spesso, specialmente quando spiegava i fini per cui erano entrati nell’Istituto: «Primo: siamo per farci santi in questa casa: non solo per farci missionari, ma per farci santi e poi missionari». «È questo il fine primario del nostro Istituto. Non siete qui venuti solo per farvi missionari, ma per farvi santi; allora solamente adempirete bene il secondo fine di essere missionari». È lo Spirito che converte La santità, per l’Allamano, è una premessa necessaria all’apostolato, perché chi converte è lo Spirito, che si ottiene non con belle pa- role, ma con la fede e la preghiera. Più uno è unito a Dio e più accompagna i fratelli verso il bene. E, convinto, diceva: «Qualcuno crede che l’essere missionario consista tutto nel predicare, nel correre, battezzare: no, no! Questo è solo il fine secondario: santifi- chiamo prima noi e poi gli altri. Uno tanto più sarà santo, tante più anime salverà». «Dob- biamo prima essere buoni e santi noi, dopo faremo buoni gli altri; altrimenti, non saremo buoni né per gli altri, né per noi». «Se non si è santi… non si fa niente! Chi non arde non in- cendia. Si fa ridere il demonio». «Non come dicono: “Oh, tanto se salvo un’anima salvo la mia”. Sì, ma prima bisogna essere santi: se non saremo santi non saremo buoni né per noi, né per gli altri». «Teniamo a mente che il primo scopo è quello di farci santi noi. È inu- tile voler convertire gli altri, se non siamo santi noi». «Questa deve essere la cura prin- cipale vostra perché se non sarete santi, in- vece di convertire gli altri in missione vi per- vertirete persino voi». «Fine primario dell’I- stituto è la nostra santificazione, cui dob- biamo attendere anche pel fine secondario di salvare gli infedeli. Lo dicono i nostri missio- nari: “Certe conversioni non si ottengono se non si è santi”. Non aspettate di esserlo in Africa». Così ragionano i santi I missionari e le missionarie della Consolata hanno fatto tesoro di questo principio di vita trasmesso loro dal fondatore. La missione, oggi, richiede una nuova comprensione, una diversa strategia, dei metodi differenti dal passato. L’Allamano sarebbe d’accordo su tutto ciò, proprio lui che dovette soffrire certe critiche per la novità e la lungimiranza del metodo apostolico maturato con i suoi mis- sionari. Una cosa, però, rimane immutata e ci ripeterebbe come ci ha detto mille volte in passato: «Prima santi, poi missionari»! È risaputo quanto all’Allamano stesse a cuore la «qualità» dei suoi missionari e, confidando alle suore le continue richieste di personale che giungevano dall’Africa, un giorno disse: «Voi dovreste essere 500 almeno. Voi mi avete detto che non guardo il numero ma la santità; ma più grosso è il numero dei santi e meglio è…». Così ragionano i santi! P. Francesco Pavese

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