Missioni Consolata - Novembre 2021

75 novembre 2021 MC S ì, l’estate di questo (non proprio felice) anno - parafrasando il noto romanzo di J. Stein- beck, l’inverno del nostro scontento - è stato dolorosamente percorso da una parola evo- catrice di tristissimi scenari di guerra e violenza, Afghanistan. Con immagini, commenti, interviste, titoli di giornali che hanno lacerato il nostro cuore missionario: «Sull’Afghani- stan regna il terrore»; «Dopo cento anni, l’Afghanistan resta senza i missionari cattolici»; «Cri- sto è presente ancora in Afghanistan»; «Kabul, quei bambini dati oltre il muro»; «L'inarrestabile guerra lampo dei talebani e il fallimento dell’Occidente»; «Il papa: No, per l’Afghanistan serve il dialogo». Con il coordinatore italiano di Pax Christi, don Renato Sacco, che rincarava la dose: «In tanti anni non abbiamo capito come funziona questo paese e non abbiamo lavorato davvero per farlo crescere. Se avessimo “bombardato” non con le bombe, ma coi quaderni o col pane, non avremmo dato ai talebani la possibilità di farsi i paladini degli interessi del loro paese… Ci riu- niremo per il nostro Congresso annuale e il titolo sarà: “Abbi cura delle relazioni. Preparerai la pace”, prendendo spunto dal messaggio del papa per la giornata della pace dello scorso primo gennaio. Credo che avremo bisogno, proprio parlando di Afghanistan, prima che di strategie, tattiche e calcoli politici, di riprendere il valore della cura intesa come avere attenzione dell’al- tro che ci deve disarmare nella politica, nella società, nella cultura e nell’ambiente». Ho la fortuna di visitare due famiglie di profughi afghani (una con tre e l’altra con quattro bam- bini), ospitate dalle nostre Suore missionarie della Consolata, ascoltando racconti di paura e la- crime che fanno rabbrividire, mentre i ragazzini più piccoli scorrazzano sulle bici, regalate loro dagli abitanti della cittadina che li ospita, circondandoli di affetto sconfinato. Che ne sarà di loro? E dei parenti e amici rimasti nel paese, ritornato nelle mani dei talebani? Cosa fare per «aiutare davvero» questo infelice paese? E mi torna in mente un particolare curioso: l’Afghani- stan è presente con un suo prezioso prodotto, il lapislazzuli, in moltissime delle nostre chiese; infatti, l’azzurro di tanti quadri e affreschi (compreso il cielo del Giudizio universale della Cap- pella Sistina), proviene proprio da quella che allora si chiamava «India Superior». Possa, allora, la Vergine Santa, la nostra Consolata e Consolatrice, portare l’aurora, per un cielo più sereno, anche per il martoriato popolo afghano. P. Giacomo Mazzotti Inserto a cura di Sergio Frassetto L’estatedel nostro scontento «I missionari devono avere un cuore grande, pieno di compassione verso i loro fratelli. Non sono forse stati indotti ad abbracciare la vita missionaria dal desiderio di fare del bene al prossimo?». (beato Giuseppe Allamano) MC “

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