Missioni Consolata - Aprile 2018

MC R Quanto al dibattito sul settore privato , è stato certamente uno dei punti nodali della due giorni romana come lo era stato a Mi- lano, ma con modalità completa- mente differenti. Per il cane a sei zampe, a Roma non c’era più l’amministratore de- legato dell’azienda a fare da rap- presentanza istituzionale, ma Al- berto Piatti, vice presidente ese- cutivo del settore aziendale che si occupa di Impresa responsabile e sostenibile (ed ex presidente della Ong Fondazione Avsi - Associa- zione Volontari Servizio Interna- zionale ), a raccontare l’impegno già in corso dell’Eni nello sviluppo. Piatti ha animato la tavola ro- tonda sul settore privato assieme a Maria Cristina Papetti di Enel, Letizia Moratti di Fondazione E4Impact , Licia Mattioli di Confin- dustria e Caterina Bortolussi di Ki- nabuti , una casa di moda basata su principi etici, con sede in Nige- ria. E la tavola rotonda sul settore privato è stata la prima a calcare il palco dell’Auditorium. Se nel 2012 il riconoscimento del settore privato come attore della cooperazione era uno dei punti di una legge che sarebbe stata ap- provata solo due anni dopo, oggi è un dato assodato. A confermarlo, oltre allo spazio che la Conferenza gli ha dedicato, è stato anche e soprattutto il bando @ dell’ Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) del luglio 2017, il primo ri- volto agli enti profit, che ha messo a disposizione 4 milioni e ottocentomila euro suddivisi in tre lotti, per un contributo mas- simo a progetto fra i 50 mila e i 200 mila euro. Gli investimenti esteri dell’Ue Il viceministro degli esteri Mario Giro al convegno Il nuovo piano europeo per gli investimenti esteri svoltosi presso la Farnesina poco prima della Conferenza, ha ripor- tatocche al bando Aics hanno par- tecipato venticinque aziende fra start-up e imprese di prima inter- nazionalizzazione intenzionate a investire in Africa. «L’Africa deve poter produrre», ha affermato Giro, e si è detto convinto che, come l’Asia è en- trata nella globalizzazione attra- verso la manifattura industriale, l’Africa potrebbe entrarci a pieno titolo con l’agribusiness. Ciò che si sta facendo, ha sintetizzato il vice- ministro, è provare a indurre lo sviluppo a partire dalla sua unità fondamentale: l’impresa. Per far questo, l’Italia chiede alle proprie aziende di lavorare con le Ong e con le diaspore per usare gli stru- menti che la Commissione euro- pea e la cooperazione italiana mettono a disposizione. Tout se tient , tutto si lega, conclude il vi- ceministro citando De Saussure (Ferdinand 1857-1913). Lo strumento che la Commissione mette a disposizione è appunto il Piano europeo per gli investimenti APRILE2018 MC 69 esteri (Pie). A spiegarne la logica è stato Stefano Manservisi, diret- tore generale della Cooperazione e sviluppo della Commissione Eu- ropea. Il punto di partenza è «l’a- nalisi di una globalizzazione che non è inclusiva e non è sosteni- bile» e che toglie efficacia ai tra- sferimenti di risorse, che erano lo strumento principale della coope- razione allo sviluppo. La Commis- sione, dunque, intende coinvol- gere il settore privato in un piano di investimenti che metta insieme il profitto con la necessità di af- frontare ed eliminare l’insosteni- bilità e l’esclusione. In questo modo, sottolinea Manservisi, si fa anche «più Europa nel mondo», perché si estende ai paesi dell’A- frica e del Mediterraneo quell’in- sieme di principi di solidarietà su cui si è costruita l’Europa nel se- condo dopoguerra. I tre pilastri del Pie e gli aspetti da chiarire Il Pie ha tre pilastri, ha spiegato Roberto Ridolfi, direttore gene- rale nella Commissione europea per la Crescita sostenibile e lo svi- luppo ora distaccato alla Fao pro- prio per fare da raccordo fra le politiche europee e il settore che, a detta di Ridolfi, ha il maggior po- tenziale di creare posti di lavoro in Africa, cioè l’agribusiness. Il primo dei tre pilastri del Pie è lo strumento finanziario , cioè 4,1 miliardi di euro messi a disposi- zione dalla Commissione per le imprese - attraverso le banche di © Gigi Anataloni • Cooperazione | No Profit | Globalizzazione | Enti Profit | Povertà | Sviluppo •

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