Missioni Consolata - Aprile 2018

66 MC APRILE2018 quindi di migliorare le funzioni ce- rebrali e le capacità cognitive. Inol- tre l’azione riabilitativa dello sport consente anche sia il migliora- mento delle capacità motorie (di solito le persone Down tendono ad avere una vita sedentaria, pur non avendo difficoltà motorie par- ticolari) che l’adattamento e l’inte- grazione nella società. A livello scolastico, grazie al fatto che in Ita- lia i portatori di handicap sono stati inseriti in classi normali, dopo l’abolizione, con la legge 517 del 1977, delle classi differenziali e delle scuole speciali, pur con tempi di apprendimento diversi e più lunghi rispetto a quelli dei compa- gni normodotati, i bambini Down mostrano step di apprendimento sostanzialmente uguali. Grazie ai programmi di integrazione scola- stica, oggi in Italia molti giovani Down riescono a raggiungere un buon grado di autonomia e ci sono già stati alcuni ragazzi che sono riusciti a intraprendere studi uni- versitari e a laurearsi. Inserimento lavorativo Se da un lato, in Italia è stato rag- giunto un buon livello di inseri- mento scolastico per i bambini e ragazzi Down, attualmente solo il 13% di persone Down adulte è as- sunto con un regolare contratto di lavoro, il che dimostra che il pre- giudizio nei loro confronti e il ri- schio di scivolare nell’oblio sociale è ancora molto elevato. A questo si aggiunge il disagio per le loro fa- miglie, lasciate pressoché sole nel loro accudimento. Da alcuni anni sono stati avviati programmi di inserimento per ragazzi Down nel mondo del lavoro, come il progetto Omo (« On my own… at work », «Da solo... al lavoro», 2014- 2017), finanziato dalla Commissione europea nell’ambito del pro- gramma Erasmus plus e seguito dall’«Associazione italiana persone down» (Aipd), che prevedeva l’inseri- mento in strutture alberghiere, aziende di ristorazione e agenzie formative re- all’anno nel mondo. In Italia na- sce un bambino Down su 1.200 e si stimano circa 500 nati Down all’anno. Attualmente i portatori di sindrome di Down in Italia sono circa 38.000. In assenza di aborto volontario * , l’incidenza dovrebbe essere circa di 1:650. Nei paesi del Nord Europa, il nu- mero di nuovi nati con sindrome di Down è sceso drasticamente negli ultimi anni, tanto che la Da- nimarca mira a diventare il primo paese «Down free»: nel 2015, il 98% di donne con diagnosi di gravidanza Down ha scelto l’a- borto volontario. Nel 2004 il go- verno danese lanciò un piano di accesso gratuito ai test prenatali per individuare la sindrome di Down. Nel 2014 lo scienziato Ri- chard Dawkins, docente a Oxford, scrisse su Twitter, uno dei più diffusi social network, che partorire un figlio Down, avendo a disposizione gli attuali stru- menti per la diagnosi prenatale, è secondo lui altamente immo- rale. Come abbiamo visto, però, la sindrome di Down ha un’am- pia gamma di manifestazioni, per cui possiamo avere individui con gradi diversi di disabilità, che in ogni caso possono migliorare no- tevolmente, se si utilizzano fin dalla più tenera età tutti gli stru- menti a disposizione in campo medico e pedagogico. Inserimento scolastico Grazie alle attuali terapie che permettono di eliminare o ri- durre i difetti cardiaci congeniti, l’aspettativa di vita delle persone Down è passata, in meno di un secolo, da 10 a 60 anni circa e la probabilità di sopravvivenza fino a 12 mesi è passata dal 69%, ne- gli anni ’50 del secolo scorso, al 93% per i nati dopo il 1990. Check up medici regolari, pro- grammi di fisioterapia e di coun- seling personalizzati sono fonda- mentali per mantenere un buon livello di qualità della vita. Oltre a questo si è rivelata particolar- mente importante la partecipa- zione delle persone Down a qual- che forma di attività sportiva, dal momento che l’esercizio fisico è in grado di stimolare la neuroge- nesi e la plasticità sinaptica, sesi disponibili per stage e assun- zioni di persone Down in Italia, Spagna e Portogallo. A seguito di questo programma è nata una rete di imprese alberghiere e di ri- storazione, che s’impegnano ad accogliere tirocinanti e lavoratori con disabilità intellettiva, otte- nendo il marchio «Valuable». Nel mondo della moda, alcune impor- tanti maison del gruppo Lvmh si sono impegnate a sostenere pro- getti d’inserimento lavorativo in Italia per giovani Down e a pro- muovere il volontariato tra i propri dipendenti, che sono stati invitati a mettere a disposizione di questi ragazzi un po’ del loro tempo e la loro professionalità. Anche i grandi marchi della moda hanno offerto delle possibilità: nel 2015 la prima modella al mondo con sindrome di Down ha potuto calcare le passe- relle della New York Fashion Week . La scelta Portare avanti una gravidanza Down certamente non è una scelta facile, ma questi ragazzi stanno dimostrando di essere ca- paci di fare la loro parte nella so- cietà, se seguiti adeguatamente. Perché dunque non farli nascere? Perché non accettarli? È però fon- damentale che vengano attuati adeguati programmi di sostegno alle famiglie delle persone Down, che non devono essere lasciate sole nel loro difficile compito. Rosanna Novara Topino (sesta puntata - continua) Madre Terra © Asier Solana Bermejo, 2010

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