Missioni Consolata - Novembre 2015

NOVEMBRE 2015 MC 65 • Albania | Comunismo | Libertà religiosa • MC RUBRICHE Però durante i secoli l’Albania è diventata un crogiuolo di razze e una mescolanza di religioni non indifferente. Con l’andar del tempo il cemento unificante del nostro popolo, al di là delle etnie o delle religioni, divenne la lingua, difatti i serbi usano l’alfa- beto cirillico mentre i greci ancora oggi usano il loro tipico alfabeto, noi abbiamo voluto mantenere l’alfa- beto latino. Questo non è poca cosa perché già nello scrivere affermiamo la nostra identità. Il cristianesimo si diffuse in Alba- nia fin dai primi secoli? San Paolo affermò di aver predicato il Vangelo nell’Illiria (Rom 15,19), qualcuno dice che passò anche per Durazzo, ma l’evangelizzazione vera e propria fu portata avanti da missionari inviati da Roma e da Costantinopoli. Non dimenticate che la via Egnatia, che univa le due capi- tali, attraversava tutta l’Albania. Come mai in Albania c’è una presenza di confessioni cristiane diverse? La maggioranza degli albanesi che vivevano al Nord, dopo lo scisma d’Oriente del 1054, rimasero fedeli alla Chiesa di Roma, mentre gli albanesi del Sud entrarono nell’orbita della Chiesa ortodossa bizantina che faceva capo a Costantinopoli. Ma nonostante questa divisione entrambe le comu- nità resistettero impavidamente contro i tentativi ottomani di occupare l’Albania. Scanderberg riuscì a tenere lontani i Turchi, ma dopo la sua scomparsa, l’influenza religiosa dell’ambiente isla- mico, la persecuzione contro i cristiani perpetrata da al- cuni fanatici governatori e la politica ottomana che con- cedeva facili carriere civili e militari agli albanesi purché fossero musulmani, provocarono un graduale passaggio all’Islam di intere famiglie oltre che di interi villaggi. Storicamente la presenza della Chiesa cattolica ha inciso nella cultura del popolo albanese? Grazie alla protezione che l’Austria garantiva al clero e alle opere cattoliche, i francescani e i gesuiti aprirono di- verse scuole in varie città, e con la geniale invenzione delle «missioni volanti» raggiunsero i luoghi più impervi delle montagne favorendo così un maggior fervore reli- gioso e un’istruzione di base. Quindi anche dal resto della popolazione albanese l’opera portata avanti dalla Chiesa cattolica era ap- prezzata? Al momento dell’indipendenza dall’Impero ottomano a fine 1912, i cattolici godevano di un prestigio eccezionale, sia per il loro impegno nella lunga lotta di liberazione, sia per la loro elevatezza culturale. Si può dire che il cattolice- simo aveva dato l’impronta decisiva all’identità nazionale. I più grandi poeti, scrittori e giuristi albanesi erano in gran parte cattolici e quasi tutti appartenenti al clero. Per dirla tutta, una situazione del genere stava sullo stomaco a un tipo come Enver Hoxha. Non per niente questo tiranno si ac- canì come una furia contro i preti cattolici, ritenuti i maggiori ostacoli alla nuova ideologia. Per 46 anni (1944 - 1990) una dittatura spietata, ridusse il paese a una grande pri- gione. Due generazioni di albanesi sono cresciuti in un regime di ter- rore, in un clima di sospetto in cui non ci si poteva fidare di nessuno, neanche dei propri familiari per paura di essere denunciati. Se a questo aggiungiamo anche la presenza ossessiva della «Sigu- rimi», la famigerata polizia se- greta che controllava ogni aspetto della vita sociale e personale, abbiamo un’idea di come per oltre quarant’anni l’Albania abbia vissuto in un regime che definire terroristico è dir poco. Il potere di Hoxha rase al suolo tutti i campanili esistenti in Albania, distrusse molte chiese e moschee e gli edifici di culto risparmiati da questa furia furono trasformati in sale di cultura, palestre, magazzini, qualcuno addirittura in stalla. Per non parlare dei singoli credenti che vennero incarcerati, perseguitati e torturati, molti inviati nei campi di lavoro, diversi fucilati, solo perché volevano continuare a vivere la loro fede. Anche contro di te il regime si accanì con particolare durezza. Nel 1945 ebbi un colloquio burrascoso con Enver Hoxha in cui lui mi chiese di formare una Chiesa nazionale anta- gonista alla Chiesa di Roma. In quegli anni ero il Primate della Chiesa cattolica in Albania, risposi che non potevo separarmi dalla sede di Pietro usando queste parole: «Un petalo non può restare staccato dal fiore al quale appar- tiene». La reazione fu forte, nel senso che rifiutarono l’ingresso al Nunzio Apostolico e io nel 1947 fui condan- nato a vent’anni di carcere duro. Enver Hoxha fece altri tentativi di creare una Chiesa nazionale albanese? Sì, ma anche tutti gli altri vescovi ribadirono la mia stessa posizione e furono tutti condannati ai lavori forzati. La comunità cattolica albanese, privata dei suoi pastori en- trava in un tunnel oscuro vivendo una tragedia immane che è durata oltre quarant’anni. Oltre alle celebrazioni liturgiche vennero proibite anche le cose più semplici legate alla fede. Nella tradizione sia cattolica che ortodossa, nel periodo pasquale si dipingono con colori vivaci le uova sode che, dopo essere state benedette nelle messe di Pasqua, ven- gono consumate in famiglia e si scambiano con i vicini di casa. Ebbene gli insegnanti delle scuole elementari ave- vano il compito di chiedere ai bambini più piccoli, quindi per loro natura più innocenti, se in famiglia avevano di- pinto le uova. # A sinistra : mons. Nikolle Vinçenc Prennushi. Sopra : Enver Hoxha (1908-1985) che ha dominato l’Albania dal 1944 alla sua morte.

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=