Missioni Consolata - Novembre 2015

NOVEMBRE 2015 MC 63 L’ impressione condivisa è che a Expo sia passata la «meglio umanità», eterogenea, compo- sta da tante diverse provenienze: na- zionali, culturali, sociali, generazio- nali, ma ugualmente entusiasta, ge- nerosa, desiderosa di conoscere, a di- spetto di chi la vorrebbe omologata e indifferente. Il nostro presidente del consiglio ha definito Expo una grande vetrina delle eccellenze economiche. Una vetrina controversa, diciamo noi, che ha visto la presenza positiva di piccoli agricoltori, cooperative e con- sorzi, ma anche quella di grandi im- prese che con il loro operato violano ogni giorno la massima «Nutrire il pianeta, energia per la vita». Sotto questo profilo si poteva fare di più, conformare l’esposizione di Mi- lano a criteri etici in modo da consen- tire solo la presenza di imprese che adottano comportamenti rispettosi dell’ambiente, dei diritti dei lavora- tori e della legalità. Un valido esempio viene dalla Ca- scina Triulza, il padiglione della so- cietà civile, che ha adottato una Carta dei Valori, selezionando le pre- senze e le sponsorizzazioni in modo coerente con i contenuti e la mis- sione delle centinaia di organizzazioni sociali e ambientali che lo hanno ani- mato. Ma al di là degli aspetti commerciali, che pure sono connaturati a un’espo- sizione universale, l’Expo di Milano, in virtù del tema scelto e grazie alla vivace partecipazione di tanti paesi e culture, è stata anche una straordina- ria esperienza. Visitare Expo ci ha aiu- tati a capire che il mondo non finisce sull’uscio delle nostre case, che è pieno di sfide, ma anche di luoghi e persone meravigliosi. Sarebbe un errore credere che l’e- sposizione di Milano abbia sottaciuto e fatto dimenticare i problemi del no- stro tempo: numerosi padiglioni e tantissimi eventi hanno riguardato temi di impellente attualità, come lo sradicamento della povertà, la ridu- zione degli squilibri, l’eliminazione degli sprechi, la tutela delle biodiver- sità, l’accoglienza verso chi fugge da guerre e disastri ambientali. Questioni drammatiche di fronte alle quali spesso ci si sente impotenti e soli. L’esposizione di Milano è stata un’esperienza collettiva che ha fatto superare, sia pure per un periodo e in un contesto particolari, l’individuali- smo che ci paralizza e ci rende cinici. A Expo si è respirata un’atmosfera di- versa dal solito, un miscuglio di fidu- cia, calore umano e speranza. Chi ha liquidato Expo come un grande luna park non ha voluto an- dare a fondo, superare la crosta del folklore per capirne le qualità più au- tentiche: la contaminazione tra le di- versità e la comunanza tra le per- sone. T uttavia questi sentimenti non bastano a cambiare le cose, la responsabilità ritorna a noi, in- dividui e organizzazioni impegnati per un nuovo modello di sviluppo, i nostri messaggi e le nostre proposte hanno raggiunto, grazie a Expo, mi- lioni di cittadini di ogni parte del mondo, dobbiamo valorizzare que- sto patrimonio, non disperdere il consenso che si è formato attorno alle nostre idee. Questa è la ragione che ha spinto oltre sessanta organiz- zazioni del terzo settore ad allestire e gestire il padiglione della società ci- vile Cascina Triulza e questo è il com- pito che Expo ci consegna. O ltre all’eredità materiale di un immobile di grandi dimensioni, ci rimane un lascito immate- riale: continuare nel nostro impegno, coagulando attorno agli stessi obiet- tivi realtà che mai in passato hanno avuto l’opportunità di lavorare in- sieme. Quale sarà il ruolo di Cascina in fu- turo è stato comunicato in un’affol- lata conferenza stampa lo scorso ot- tobre: continuare a fare da collante tra i cittadini e il mondo istituzionale affinché i decisori accolgano le istanze di cambiamento che arrivano dal basso, essere un ponte tra i pro- getti di inclusione sociale e le im- prese che valorizzano le risorse umane e ambientali; rimettere in cir- colo i beni che Expo ha accumulato per evitare sprechi e scarti; rilanciare i progetti migliori nel campo dell’edu- cazione, della multiculturalità, della formazione e della cooperazione. Tutto questo in uno spirito di asso- luta autonomia dai poteri e dai con- dizionamenti politici, perché, come ci ha esortato il presidente emerito del- l’Uruguay Pepe Muijca, in visita a Ca- scina il 21 settembre, dobbiamo ri- manere «liberi di parlare e denun- ciare» le storture di un mondo che, dopo Expo, tutti sanno che deve es- sere cambiato. Sabina Siniscalchi EXPO QUALE EREDITÀ? Una vetrina anche per grandi imprese che violano il motto «Nutrire il pianeta». Ma sono stati trattati temi importanti: sradicamento della povertà, riduzione degli squilibri, tutela della biodiversità, eliminazione degli sprechi. Un’esperienza collet- tiva che ha fatto superare l’individualismo. Bilancio dall’interno. Eticamente di Sabina Siniscalchi , Fondazione Culturale Responsabilità Etica PERSONA, ECONOMIA, FINANZA • Expo | Società civile | Cibo •

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