Missioni Consolata - Novembre 2015

46 MC NOVEMBRE 2015 Misericordia voglio Chiesa devono innanzitutto essere ministri di miseri- cordia» (A. Spadaro, Sj, «Intervista a Papa Francesco», in La Civiltà Cattolica , 2013 III, pp. 449-477 | 3918 [19 settembre 2013], qui pp. 461-462). È insegnamento comune della Chiesa (e anche del buon senso), sintetizzato da san Tommaso in una massima di grande effetto: «Prima la vita, poi la dot- trina - Prius autem est bene vivere quam bene do- cere » (san Tommaso d’Aquino, Catena in Mt , cap. 5,1-11). La «misericordia» dice che la Chiesa non può andare nel mondo alla conquista di proseliti, ma deve stare «nel» mondo sapendo di non essere «del» mondo (cf Gv 17,11.15-16) per affermare con la vita e le sue scelte la «signoria» di Dio e il primato di Cristo, anzi della sua «Agàpē» che è amore a per- dere, cioè donarsi senza chiedere in cambio nulla. Papa Francesco ha intitolato la Bolla d’indizione del Giubileo «Misericordiae Vultus», parole che meri- tano una riflessione non superficiale, un’attenzione di stampo esegetico. Sono tre parole: «Giubileo» (in latino Iubiléum ), « Misericordiae - della Misericor- dia» e, infine, « Vultus - Volto/faccia/viso»; tre pa- role, tre sostantivi: uno neutro ( Iubiléum ), uno fem- minile ( Misericordiae ) e uno maschile ( Vultus ), quasi ad assommare l’intera creazione, ciò che è animato (maschile e femminile) e ciò che è inanimato (neu- tro), perché l’istituto del Giubileo riguarda non solo le persone e le relazioni tra loro, ma anche la terra, le piante, le cose. Nulla può essere escluso dalla sua sfera di giustizia e di grazia. Se, infatti, il maschile e femminile fanno riferimento alle due componenti essenziali alla vita e alla conser- vazione della specie, il neutro ci porta nel cuore della terra che la norma del Giubileo tratta come «una persona» dal momento che non può essere sfruttata senza limiti, ma solo per lo stretto necessario alla vita. Il Giubileo riguarda tutti e tutto, senza distin- zione di ruoli, di sessi, di funzioni. Riguarda gli ani- mali, e quella che Papa Francesco chiama la «casa comune», la Madre Terra, cui ha dedicato la sua ul- tima enciclica «Laudato si’», che ha come sottotitolo appunto «Enciclica sulla cura della casa comune», non a caso pubblicata il 24 maggio 2015, giorno in cui la liturgia cattolica ha fatto memoria solenne del giorno di Pentecoste, il giorno dell’esplosione dello Spirito che secondo la profezia di Gioele «è effuso su ogni carne - ‘al kol basàr » cioè su tutto ciò che ha una qualsiasi forma di alito di vita (Gl 3,1). per approfondire in modo sistematico il termine «mi- sericordia», suggeriamo la lettura di paolo Farinella, Il Padre che fu Madre. Una lettura moderna della para- bola del Figliol Prodigo , Gabrielli editori, san pietro in Cariano (Vr) 2010, dove la parola è rintracciata in tutta la Bibbia e nei diversi contesti, ed è sviscerata in modo particolare in Lc 15, pericope in cui si espone la para- bola appunto del padre che fu Madre nei confronti di un figlio senza ritegno e senso della vita. si consiglia inoltre di leggere il testo della Bolla d’indizione del Giu- bileo, «Misericordiae Vultus», di papa Francesco (repe- ribile sul sito https://w2.vatican.va) . È anche opportuno leggere l’ultima enciclica di France- sco, «Laudato si’» che con parole semplici e ragiona- menti non specialistici fa un’impressionante fotografia della situazione reale della Terra, e quindi del genere umano, richiamando ciascuno alle proprie responsabi- lità (il testo della lettera enciclica è reperibile in qual- siasi libreria, pubblicata da diverse case editrici o, an- che questo, nel sito del Vaticano). Dare senso aLLe paroLe Esamineremo nelle prossime puntate di questa ru- brica i tre termini, giubileo, misericordia e volto, allo scopo di scoprire su quale orizzonte ci vogliono col- locare. Anche a costo di sembrare pedante, non ri- nuncerò ad assaporare le singole parole, in contra- sto con un ambiente culturale superficiale che sta svuotando la lingua del suo significato, che sta fa- cendo correre all’umanità di oggi il rischio di trovarsi in futuro - sempre che già non si trovi - in una nuova Babele dove nessuno può comunicare con gli altri perché ciascuno dà a ogni parola significati diversi (cf Gen 11,1-9). Oggi le parole sono trattate in modo violento e osceno, in un inverecondo «usa e getta». Dicono le statistiche che ogni giorno in Italia, tramite cellulare (solo messaggi) si trasferiscono non meno di un mi- liardo di parole, dando ragione all’anelito del poeta indiano Rabíndranáth Thákhur, occidentalizzato in Tagore (1861-1941): «La polvere delle morte parole ti copre, lavati l’anima nel silenzio». Penso che solo gl’innamorati sappiano valorizzare il silenzio come comunicazione del profondo, perché solo essi sanno superare la barriera del tempo e vi- vere una dimensione di eternità stando insieme, e comunicare «senza parlare» perché la pienezza dei sentimenti vissuti e condivisi non possono essere espressi in insufficienti parole. Vi sono momenti ed emozioni che solo nell’estasi possono esprimersi ed essere compresi. Se la parola non ha come contorno il silenzio, essa è solo un suono vuoto, o peggio perduto, e dovreb- bero saperlo bene i cristiani che affermano di essere i testimoni del Lògos - la Parola per eccellenza - che diventa fatto/evento , in termine evangelico «carne», cioè fragilità (cf Gv 1,14). Per definire, oggi, Ebraismo, Cristianesimo e Islam, si ricorre all’espres- sione «religioni del Libro», cioè della parola, non solo detta, ma sigillata nello scritto perché rimanga fissata a dare senso di marcia a chi ascolta e alle ge- nerazioni future. La parola scritta è garanzia e pro- messa verso il futuro perché trasmette lo stesso «si- gnificato» per dare un legame intimo alle genera- zioni distanti tra loro. Dice la Mishnàh giudaica (VI, 1) che al crepuscolo della creazione, cioè la sera di venerdì, un momento prima che entrasse lo Shabàt . Sabato, giorno in cui «Dio si riposò», egli creò le lettere dell’alfabeto e le conservò con cura perché con esse avrebbe scritto sul monte Sinai la Toràh con i comandamenti e le norme dell’alleanza sponsale. Che idea geniale! Dio conclude la settimana della creazione con l’alfabeto

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