Missioni Consolata - Novembre 2015

NOVEMBRE 2015 MC 33 cogliente. Il controsoffitto in tessuto ce l’hanno soprattutto ristoranti e bordelli, che per il com- fort dei clienti coprono anche i pavimenti con te- loni in plastica. I più avviati hanno perfino le pia- strelle. Ristoranti, bordelli e caporali Una ragazza guadagna dieci euro a cliente, e ne paga dieci al giorno di affitto al proprietario del locale. Al ghetto ce ne sono decine, si vedono poco perché dormono di giorno. Quasi tutte vengono dalla Nigeria. I clienti non sono solo del Mali, del Burkina, del Senegal, del Gambia o della Guinea, come la mag- gior parte dei braccianti. Arrivano spesso al ghetto auto con targa italiana, guidate da uomini di mezza età, o da gruppi di amici anche molto più giovani. Dieci euro la ragazza. Un euro la birra da 33 cl, rinfrescata nei frigo alimentati dai genera- tori. Non più di tre euro un piatto di riso e carne, cereali o verdura, a scelta tra tante varianti di cu- cina africana, nella dozzina di ristorantini che si aprono tra strade e vicoli del ghetto. Conveniente per gli italiani, la tariffa dei risto- ranti rimane un lusso per molti abitanti del ghetto, pagati quasi sempre a cottimo e spesso in ritardo rispetto a quando il lavoro viene svolto. «Sono stanco, quest’anno parto appena riesco a farmi pagare», spiega Boureima, senegalese in at- tesa di una decisione sulla sua richiesta di asilo. Negli ultimi giorni, ha lavorato in un’azienda agri- cola al taglio delle cipolle. Il pagamento in questo caso è orario, 2 euro e 75 centesimi per un’ora di lavoro, in piedi al nastro trasportatore. «Non ti la- sciano riposare, neanche fermarti un momento per bere un sorso d’acqua, e allora ho deciso di smettere: aspetto i miei soldi e poi me ne torno a Roma», afferma, stufo di giornate lavorative di dieci ore in cui si guadagnano poco più di venti euro. Ogni bracciante, infatti, deve lasciare al «ca- porale» almeno cinque euro al giorno, per il tra- sporto dal ghetto al luogo di lavoro. Funziona così anche per chi lavora nei campi di pomodori: cinque euro è la tariffa obbligatoria per farsi caricare, alle prime ore della mattina, su uno dei furgoni che, sferragliando tra nuvole di pol- vere, trasportano i braccianti fino al campo, sti- pati in venti o trenta alla volta su panchette di le- gno installate al posto dei sedili. Per la raccolta del pomodoro, il pagamento è a cottimo, in base al numero di cassoni riempiti. Per un cassone da 300 kg di pomodori, il pagamento medio è di 5 euro, ma al bracciante ne restano in genere 3,50. Il restante euro e mezzo lo trattiene il caporale. Quanto si guadagna in un giorno dipende da tanti fattori: le condizioni del terreno, la forma fisica Sopra : baracche al gran Ghetto, in campagna, a circa 15 km da Foggia. A sinistra : scorcio della baracca che funge da sede di Radio Ghetto. © Giulia Bondi DOSSIER MC POMODORI NERI

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