Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

C’ è stato un tempo in cui i movimenti per la difesa dell’ambiente e quelli per lo sviluppo del «Terzo mondo» si guardavano con reciproca diffidenza: i primi allarmati dall’impatto sul pia- neta che avrebbe avuto l’eventuale crescita economica della parte po- vera del mondo, i secondi insospet- titi dall’eco che la questione ambien- tale stava avendo sui media mondiali che invece rimanevano indifferenti alla sorte di metà dell’umanità. Poi è arrivato il Summit della Terra nel 1992 a Rio de Janeiro, nel quale gli esperti, tanto capaci quanto di- sconosciuti, delle Nazioni Unite, ci hanno fatto comprendere che la questione della povertà e quella del- l’ambiente sono inscindibili, che non si può affrontare l’una senza tener conto dell’altra e che qualsiasi solu- zione parziale è destinata al falli- mento. Quello di Rio è stato un evento senza precedenti: vi parteciparono 172 go- verni e 108 capi di stato, 2.400 rap- presentanti di organizzazioni non go- vernative. A nche in termini di scelte politi- che, il summit del ‘92 è stato un evento straordinario che ha prodotto accordi come la Conven- zione internazionale sulla Biodiver- sità, l’Agenda 21 - una sorta di ma- nuale sullo sviluppo sostenibile decli- nata a livello territoriale dai governi locali -, la Convenzione sul cambia- mento climatico da cui è scaturito il Protocollo di Kyoto cinque anni dopo. Ma, soprattutto, al vertice di Rio è stato messo in discussione da tutti, rappresentanti politici e della società civile, il modello di crescita econo- mica senza limiti, basato sull’uso for- sennato di combustibili fossili, sul- l’industrializzazione a tappe forzate, sulla produzione infinita di scorie e scarti. D a allora si sono fatti piccoli passi avanti nel passaggio alle energie rinnovabili, nel riciclo e riuso dei rifiuti, nella decontamina- zione delle acque e dei terreni, ma ancora oggi si è troppo lontani da quel progetto di nuovo modello di sviluppo che il summit della terra aveva delineato. Purtroppo, con l’avvento della globa- lizzazione economica, le relazioni tra paesi sono orientate esclusivamente agli interessi commerciali, l’azione dei governi si è indebolita, perché la sottomissione della politica alla fi- nanza ha svuotato i luoghi del go- verno mondiale. I vertici e le conferenze sull’ambiente che si sono celebrati dopo Rio non hanno avuto lo stesso respiro plane- tario e non si sono conclusi con agende altrettanto ambiziose. Eppure i problemi ambientali sussi- stono, pressanti e drammatici, inve- stono ogni parte del mondo, basti pensare al cambiamento climatico, e si sommano drammaticamente all’e- mergenza sociale che colpisce sia il Sud che il Nord del mondo. «L’am- biente umano e l’ambiente naturale si degradano insieme, e non potremo affrontare adeguatamente il degrado ambientale, se non prestiamo atten- zione alle cause che hanno attinenza con il degrado umano e sociale» af- ferma papa Francesco nella sua Enci- clica «Laudato sì». I politici sono inca- paci di trovare una risposta globale perché miopi e senza coraggio o, peggio, perché si fanno condizionare dal potere economico, denuncia il pontefice. P er questo «è lodevole l’impe- gno di organismi internazionali e di organizzazioni della so- cietà civile che sensibilizzano le po- polazioni e cooperano in modo cri- tico, anche utilizzando legittimi mec- canismi di pressione, affinché ogni governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l’ambiente e le risorse naturali, senza vendersi a ambigui interessi locali o internazionali». Allora tocca a noi cittadini, prendere coscienza, organizzarsi, fare pres- sione, tenendo sempre assieme la questione sociale: giustizia, lavoro, difesa dei più deboli, accoglienza dei rifugiati, con la difesa dell’ambiente. Perché dobbiamo ascoltare «tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri». L’enciclica papale, lucida e profonda tocca tutti i nodi irrisolti del nostro tempo, indica le soluzioni, ispira con la fede, sprona chi go- verna, ammonisce chi comanda l’e- conomia, conforta chi si impegna. Un documento che non deve giacere nelle sacrestie, ma va conosciuto e assimilato in ogni passaggio, per gui- dare le nostre scelte e le nostre azioni. Sabina Siniscalchi LAUDATO SÌ PER NOSTRA MADRE TERRA La nuova enciclica di papa Francesco mette in relazione degrado ambientale e umano. Bacchetta i politici incapaci a trovare risposte. E sprona la società civile nella sua opera di monitoraggio e pressione. Un documento da leggere e mettere in pratica. 72 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2015 Eticamente di Sabina Siniscalchi , Fondazione Culturale Responsabilità Etica PERSONA, ECONOMIA, FINANZA • Ambiente | Povertà | Clima •

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