Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2015

44 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2015 CHOU MEI CHEN SUSANNA [CINA] (*) PANINI VERDI – Com’è possibile che non riesci a trovare nessuno? Anna Lin sapeva che la madre una volta presa quella strada non l’avrebbe lasciata tanto fa- cilmente, le prossime frasi sareb- bero state sui suoi fallimenti in tutti i settori: non sei sposata, non hai figli, ma non hai nemmeno un lavoro fisso. – Nonostante tutti questi anni passati a studiare per laurearti, non hai trovato un lavoro decente. «Come Volevasi Dimostrare», adesso partirà con l’elenco dei figli delle sue amiche o parenti lonta- nissimi, che hanno tutti dei lavori bellissimi, super pagati, in giro per il mondo, e tutto questo senza essere laureati! – La mia amica Alian mi ha detto che sua figlia ha trovato lavoro per una banca, è sempre in tra- sferta, a te piace viaggiare no? E la pagano bene. – Sì sì mamma, immagino. Come la figlia dell’a- mica della mamma di Lisa, che poi si è scoperto avere un contratto di apprendistato. Adesso l’hanno lasciata a casa, vero? Al suo posto non hanno preso una neo-laureata, che non sa nem- meno leggere una fattura, che sia in italiano o in cinese? Anna Lin doveva sempre controbattere, questo lo sapeva bene la Signora Qin, con sua figlia non era facile. – Accompagnami a Porta Palazzo 2 , devi aiutarmi a fare la spesa. – Va bene –, rispose Anna Lin, pensando che sua madre fosse molto abile a cambiare argomento e che per il momento l’assalto era rimandato, al- meno fino al prossimo invito per matrimonio o na- scita di bebè. Quand’era piccola, Anna Lin andava tutti i giorni al mercato di Porta Palazzo con sua nonna Elena. Gli amici cinesi di famiglia quando la vedevano le dicevano che era il sacchettino profumato della nonna, un modo poetico per dirle che le era sem- pre attaccata. C on la nonna avevano dei giri di commis- sioni quotidiane: panettiere, lattaio, «cam- pagnini» (così li chiamava la nonna) che avevano una loro sezione del mercato, die- tro la tettoia dell’orologio, con le bancarelle di prodotti che negli ultimi anni venivano definiti a L a signora Qin era entusiasta, aveva appena sentito per telefono suo fratello minore, che quel giorno era diventato nonno; stava raccontando del lieto evento a sua figlia maggiore, Anna Lin, sperando di darle una spinta affinché anche lei si decidesse a sposarsi e darle un nipotino. Anna Lin sapeva come si sarebbe svolto il dialogo e, con rassegnazione, ascoltava la madre, fissando le statuine rappresentanti dame dell’antica Cina, intente a suonare una il pi’pa , l’al- tra il guzheng , una terza lo er-hu 1 , e l’altra il flauto traverso, circondate da alberi con foglie di giada e fiori di agata dai diversi colori, poste sui ripiani nella parete verde acqua di fronte al divano blu sul quale era seduta. – Sai, il tuo cuginetto Roby ha avuto una figlia, l’hanno chiamata Kate! – Kate?!? –, le aveva risposto Anna Lin con un’e- spressione divertita, pensando a quanto fossero oramai altri tempi quei lontani Anni ‘80, quando i cinesi che venivano in Italia, per facilitare la co- municazione nei diversi ambiti di scambio quoti- diano, che fosse scuola o lavoro, sceglievano anche dei nomi italiani per sé e per i loro figli: Paolo, Ma- ria, Michele, Sara, Giovanni, Lucia. – Effetti della globalizzazione –, riprese Anna Lin. – Cosa vuol dire globa… – le aveva chiesto la Si- gnora Qin, sapendo che non poteva trattarsi di nulla di troppo positivo, visto il tono snob con cui l’aveva detto sua figlia. – In cinese è 全球化 , quanqiuhua . Quando dei gu- sti diventano uguali per tutti –, le aveva risposto un po’ superficialmente sua figlia, preoccupandosi più che altro di arrivare al nocciolo della que- stione e poco di approfondire il significato del ter- mine «globalizzazione». – Beh, almeno lui si è sposato prima di te ed è già diventato papà. Tuo cuginetto Roby ha solo 21 anni, tu invece, che ne hai 32, ancora niente. Ed eccola – stava pensando Anna Lin – che ri- parte con la solita tiritera: e quando ti sposi? Ora- mai sei vecchia, guarda che più aspetti più potre- sti avere dei problemi ad avere figli, potrebbero essere deboli, oppure potresti non averne proprio, mica rimani giovane per sempre! Un getto conti- nuo di parole, tante parole. – Come sarebbe bello se diventassi nonna anch’io; sono la sorella maggiore e sarò l’ultima a diven- tarlo, se mai lo diventerò! Eppure, Anna Lin, non sei brutta, insomma, c’è di peggio. – Grazie mamma.

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