Missioni Consolata - Luglio 2015

DOSSIER MC MINERALI ticolare, il coltan e l’oro i cui giacimenti sono su- perficiali. Poco per volta si è strutturato un mer- cato complesso al quale non partecipano più solo gli hutu ruandesi, ma anche milizie congolesi col- legate più o meno strettamente a governi stra- nieri (in particolar modo il Rwanda). Il mercato illecito dei minerali si può descrivere come strutturato in tre fasi distinte. La prima fase è quella dello sfruttamento delle miniere. Queste possono essere controllate indifferente- mente da milizie oppure dalla popolazione locale o, ancora, da rifugiati. Per proteggerele, però, la gente si arma creando insicurezza e violenza. In questo contesto, viene estratto il materiale grezzo. Nel caso del coltan (ricordiamo che il 60% del coltan estratto a livello mondiale proviene dalla Rdc), i minatori non hanno i mezzi per sepa- rarlo dalle altre rocce e per raffinarlo. Essi hanno però la necessità di vendere il coltan (ma anche altri minerali rari e l’oro), ma per poterlo fare de- vono prima pagare tangenti alle milizie. Solo così ottengono il via libera per portare il minerale agli intermediari, chiamati in francese comptoir (ban- chi). Esistono comptoir nei pressi delle miniere o nei centri più grandi dell’Est Congo (Goma, Bu- kavu). Questi intermediari, a differenza dei mina- tori, hanno gli strumenti per trattare e valutare il minerale. Così lo rendono puro e lo trasportano ad altri intermediari in Burundi, Rwanda o Uganda. «A Kigali, Kampala o Bujumbura - conti- nua Pallottino - esistono comptoir più grandi che “ripuliscono” il minerale facendogli perdere la “cittadinanza” congolese e facendolo diventare a tutti gli effetti ruandese, burundese, ma anche ugandese e tanzaniano». Infine il minerale viene venduto sul mercato in- ternazionale. Il coltan ripulito viene acquistato, tra le altre, da tre grandi aziende che hanno sede in Cina, Germania e Kazakistan. Da esse viene trasformato in semilavorati (polveri, leghe, la- LUGLIO 2015 MC 39 mati. «Queste milizie - spiega Massimiliano Pal- lottino, ricercatore del Centro interdisciplinare di Scienze per la Pace dell’Università di Pisa, che si è a lungo interessato di questo traffico - sono una pedina in mano alle grandi organizzazioni crimi- nali e vengono utilizzate per destabilizzare le aree dell’Est del Congo, quelle più ricche di minerali. Questa destabilizzazione fa buon gioco alle mafie locali perché nel caos è più semplice accaparrarsi le risorse minerali e quelle naturali». Queste orga- nizzazioni scommettono proprio sulla confusione e sulla guerra, armando e finanziando ogni sin- golo gruppo affinché nessuno prevalga e possa as- sumere una posizione dominante che impedi- rebbe o modificherebbe i rapporti di forza attuali. Come funziona il traffico Prima di addentrarci nell’articolato sistema di sfruttamento dei minerali insanguinati in Rdc, è forse necessario fare una premessa storica. Lo sfruttamento non è un fenomeno nuovo. A partire dagli anni Settanta, quando a governare sul paese era il dittatore Mobutu Sese Seko, le regioni orientali erano spogliate delle loro risorse da parte di una classe politica rapace. Negli anni No- vanta, in seguito al genocidio ruandese (1994), le zone di confine tra Rdc, Uganda, Rwanda, Bu- rundi sono diventate particolarmente sensibili. È stato in quegli anni che molti miliziani hutu, re- sponsabili delle stragi in Rwanda, si sono rifugiati in Congo per cercare protezione dalle vendette dei tutsi. Questi miliziani, per sopravvivere in terra straniera, hanno iniziato a sfruttare le ri- sorse immediatamente disponibili e, in modo par- A sinistra : pozzo di una miniera nell’Est della Rdc. Qui sotto : polvere di coltan estratta in Rdc. Fairphone

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