Missioni Consolata - Maggio 2015

Quanto ai famigerati roghi alla diossina che si alzano dai campi e che esasperano gli abitanti dei quartieri circostanti, in alcuni casi sono fuochi per bruciare l’immon- dizia, in altri un modo per sepa- rare il rame dagli altri materiali. «E allora perché non pensare a creare forni appositi e in regola con le normative, costruendoli grazie a una colletta a cui parteci- pino i Rom stessi, piuttosto che impedire e reprimere un lavoro, come quello della raccolta del me- tallo, ben avviato, remunerativo e utile?». Ma, come Mafia Capitale ha dimostrato, l’anarchia e gli sgomberi senza ricollocazione, che poi creavano altri insedia- menti informali pochi chilometri più in là o che fornivano nuovi «clienti» ai campi gestiti dalla cu- pola romana, facevano comodo a chi lucrava sulle situazioni emer- genziali, vere o presunte. I contraccolpi dell’inchiesta sul Mondo di Mezzo per ora non si sono avvertiti nel concreto del- l’accoglienza e della gestione del disagio, fatta eccezione per il ri- tardo nel piano per l’emergenza freddo dell’inverno scorso. Ma i contraccolpi culturali sono stati pesanti: soprattutto per il diffon- dersi dell’idea che non vale la pena di spendere denari per mi- granti e rom, perché tanto fini- scono «mangiati» dalle associa- zioni che campano sul business zione che i Rom sporcano la città. Poi c’è la questione di come e dove rivendere quanto raccolto e il timore del proliferare di merca- tini informali. Infine c’è chi la mette in termini di danno al de- coro urbano, «come se il fatto che sia brutto vedere qualcuno che rovista nell’immondizia», puntua- lizza ancora Ciani, «fosse più im- portante che capire perché lo sta facendo o evitare che sia co- stretto a farlo». A Roma l’idea del decoro urbano appare peraltro un po’ contraddittoria, considerando che legare una bicicletta alla stac- cionata di un parco pubblico ri- schia di attirare l’attenzione della polizia municipale mentre mac- chine in doppia fila e motorini sui marciapiedi hanno maggiori pro- babilità di passare in cavalleria, quasi fossero un male necessario. La frase dell’assessore alle Politi- che sociali del Comune di Roma, Francesca Danese, circa la possibi- lità di impiegare i Rom nella rac- colta dei rifiuti ha scatenato lo scorso febbraio una tempesta di polemiche. Secondo Paolo Ciani, la frase dell’assessore è stata re- cepita dai media e dal mondo po- litico nel peggiore dei modi: «È ovvio che un Comune non può de- mandare la differenziata ai rom. Ma ragionare su un possibile inse- rimento lavorativo che valorizzi le competenze specifiche delle per- sone non è certo sbagliato». E le competenze non si fermano al riciclo: la raccolta e la lavora- zione dei metalli è da sempre un altro campo nel quale i rom sono piuttosto esperti. In diversi casi hanno aperto partite Iva e svol- gono l’attività in modo non meno regolare di altri. Hanno anche gli stessi grattacapi dei colleghi gagé per via delle direttive Ue sulla tracciabilità dei metalli: se i docu- menti non sono in ordine, i com- mercianti si vedono il camion se- questrato e l’attività sospesa. dei poveri. Queste spesso fini- scono tutte nello stesso calde- rone, anche chi lavora seria- mente. Per quanto riguarda i rom in particolare, conclude il rappre- sentante della Comunità di Sant’Egidio, Mafia Capitale ha an- che fatto aumentare il disprezzo verso i gagé : fanno affari sulla no- stra pelle, dicono i Rom, con una generalizzazione eguale e contra- ria a quella applicata a loro. E così crescono anche «il vittimismo a cui tanti rom finiscono per abban- donarsi e la rassegnazione, che in- veste sia la popolazione romanì che le istituzioni che con essa si rapportano». È già buio, un altro autobus racco- glie il suo carico di umanità per portarlo dalle arcate di travertino del Teatro di Marcello ai caser- Cooperando… 66 MC MAGGIO 2015 # Sopra : manifesto del Centro Astalli. Qui a sinistra : nell’ambulatorio del Centro Astalli. © Centro Astalli

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