Missioni Consolata - Maggio 2015

DOSSIER MC BIODIVERSITÀ La lotta dei Munduruku contro la prepotenza del potere Da anni in Brasile si litiga sulla proliferazione delle grandi centrali idroelettriche ( usinas hidre- létricas ) previste dal Pac, il Piano di accelerazione della crescita ( Programa de aceleração do cresci- mento ) ideato dal governo Lula e proseguito da Dilma. Molte centrali sono già in funzione, altre sono in costruzione o in fase di progetto, sempre in un mare di polemiche, principalmente per due motivi: perché le opere producono grandi impatti ambientali e perché troppo spesso sono localiz- zate in terre abitate da popolazioni indigene. La questione non poteva dunque mancare al Forum di Manaus. Roseninho Saw è un giovane indigeno munduruku. Il popolo dei Munduruku conta circa 12 mila per- sone. Vive negli stati di Amazonas e Mato Grosso, ma soprattutto nella regione Sud del Pará lungo il fiume Tapajós e i suoi affluenti. Sul Tapajós il go- verno di Brasilia ha in programma la costruzione della centrale di São Luiz, che dovrebbe diventare la terza più grande del paese. L’opera comporterà l’allagamento della terra Sawré Muybu, apparte- nente ai Munduruku (anche se essa non è ancora ufficialmente demarcata). Oltre a ciò, sconvolgerà le modalità di vita della popolazione, considerando che si inserisce in un progetto complessivo che, nel bacino idrografico del Tapajós e del Tele Pires, prevede la costruzione di ben nove centrali. Roseninho Saw parla senza alzare la voce, ma le sue parole sono dure come pietre. «Io chiedo: se il governo considera l’energia tanto importante, per- ché non fa un progetto migliore, che non preveda la distruzione della nostra foresta? Il governo sta cercando di dividere il nostro popolo: comunità contro comunità, associazioni contro associazioni. Ma noi indigeni parliamo una sola lingua e ab- biamo il consenso anche della popolazione ribei- rinha e di quella che vive nei municipi coinvolti». Roseninho parla di diritti non rispettati, ad ini- ziare dall’obbligo di consultazione, previsto dalla Convenzione 169 sui popoli indigeni. «Ci dicono - conclude il giovane leader munduruku - che l’energia andrà anche a nostro beneficio. Ma non è così: l’energia sarà per gli imprenditori, i pro- prietari terrieri e i produttori di soia. Per noi la fore- sta è vita, casa, piante medicinali. Per tutto questo la lotta non può fermarsi». Il pubblico presente, com- posto in buona parte da indigeni, apprezza salu- tando l’oratore con applausi e rulli di tamburi. Se la biodiversità sta (anche) nel nome Meno arrabbiate di Roseninho SawMunduruku sono tre simpatiche signore indigene che hanno alle- stito banchetti artigianali negli ampi spazi del Cen- tro di convenzioni Vasco Vasques. Indossano copri- capi, orecchini e collane, tutti coloratissimi. Sono meno arrabbiate, ma non meno orgogliose del loro essere indigene. Maria Valda Feitosa (Martequi, in lingua indigena) è tikuna. «Nella nostra comunità - dice - siamo più di mille persone. Non c’è acqua potabile, la luce è una calamità e il medico viene soltanto una volta alla set- timana quando non è impegnato altrove. Se ab- biamo necessità di una cosa urgente, è necessario venire a Manaus. Per raggiungerla dobbiamo pren- dere la lancia che, andata e ritorno, costa 12 reais a persona. Come può sostenere questo costo una fa- miglia?». Maria do Carmo Rar ê (Hari Wor) è sateré mawé. «Non è vero che le istituzioni pubbliche aiutano gli indigeni. La sanità è gratuita, ma pessima. I medici non hanno mai le medicine. Come le nostre scuole non danno mai la merenda ai nostri ragazzi». E ag- giunge: «Siamo discriminati in quanto indigeni. Ad esempio, se io salgo su un autobus di Manaus con questi vestiti e queste pitture sulla pelle, la gente si dà delle gomitate. Pensa che sia una cosa da drogati, mentre per noi dipingersi è un atto di felicità. Anni fa, quando io avevo circa 30 anni, feci un colloquio di lavoro e lo superai. Quando mi presentai per ini- Pagina precedente, da sinistra a destra : Maria do Carmo Rarê (Hari Wor), Wall França (Wytá), Maria Valda Feitosa (Martequi), tre donne indigene presenti al Fo- rum di Manaus con i loro prodotti artigianali. A destra : Roseninho Saw, leader munduruku, racconta la situa- zione del suo popolo, in lotta contro i progetti idroe- lettrici di Brasilia. MAGGIO 2015 MC 37

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