Missioni Consolata - Maggio 2015

MC ARTICOLI Secondo: formazione Il progetto dei missionari prevede la realizzazione di alcuni centri di formazione per laici. «Non c’era nessuna struttura. Abbiamo ini- ziato con leggere insieme il cate- chismo. Si è pensato a centri di formazione rurale, provvisori. E la gente viene. L’anno scorso sono passati 90 animatori a formarsi per due settimane. E queste atti- vità continuano. Sono mandati dalla comunità, con un po’ di cibo, che noi integriamo. Qualcuno ha una piccola espe- rienza da catechista, ma tutti hanno molta buona volontà». Padre Franco è riuscito a portare un gruppo di giovani di Vittorio Veneto e anche una coppia in viaggio di nozze. «Io vi offro la possibilità di camminare con i missionari. Venite, facciamo la vita insieme. Si dorme in chiesa o nelle capanne. Con il sacco a pelo su una stuoia. Si mangia quello che ti offrono. Sono rimasti a bocca aperta». Dio in mezzo a loro I missionari vogliono attivare sei centri di formazione di questo tipo, arrivando fino a Zumbo. «Sono i fedeli che fanno questi centri, non siamo noi con la forza dei nostri soldi, dell’organizza- zione, o la nostra personalità. Siamo fratelli di fede che offrono quello che hanno ricevuto. Ci di- cono come vogliono fare le co- struzioni. Realizzateli come vo- lete. Io partecipo, vi pago le la- miere per il tetto e il cemento. Ma voi fate i mattoni e poi costruite». Per ora i membri delle comunità stanno costruendo la casa per gli animatori e quella per i padri. In seguito faranno le grosse tettoie circolari sotto le quali si tengono le formazioni. «Anche a questi incontri di forma- zione ho visto la presenza dello Spirito. Questa gente che crede, a che cosa? Crede alla mia parola, ma io non so neppure parlare nella loro lingua. Vediamo che lo Spirito agisce, li fa crescere, li fa impegnare. Molte comunità adesso hanno i catecumeni che fanno due o tre anni di percorso. Io sto vedendo Dio, in mezzo a quella gente. Dio che ha conservato questi cristiani, e poi ci sono nuovi ingressi nella comunità». Ore e ore in moto Padre Gioda racconta cosa vuol dire «andare verso gli altri» nel suo contesto: «Una volta sono an- dato a visitare una comunità in cui non eravamo mai stati e non si era mai visto un missionario. Si tratta di Finzi, a 140 km da Fingoè verso il lago (l’enorme invaso arti- ficiale creato dalla diga di Cabora o Cahora Bassa sullo Zambesi, ndr ). Mi ha portato un ragazzo in moto, che è l’unico mezzo per ar- rivarci. Verso sera, salendo sul monte di Finzi, sentivamo i tam- buri in lontananza. Era la comu- nità che ci attendeva. Ho detto al mio autista di andare avanti, che io sarei arrivato a piedi. Così, nella semi oscurità, senza una torcia, mi sono perso. L’unico orienta- mento erano i tamburi: pensavo e pregavo. Poi lui mi è venuto a cer- care e siamo rimasti una setti- mana nella comunità. Intorno ce ne sono altre sette, alcune di- stanti anche 90 km, che non ho ancora visitato. Per arrivare sono sette ore di moto su una strada orribile. Ma la schiena, per for- tuna non ne ha risentito». Nell’idea dei missionari di Fingoè, i centri di formazione dovrebbero diventare quattro o cinque nuove missioni, ognuna riferimento di circa 20 comunità, distanti una dall’altra anche 70 km. Distanze che valgono il quadruplo, a causa delle condizioni difficili. «Ringrazio Dio perché ho ancora la forza, alla mia età. Io mi sento gio- vane, come avessi 40 anni» chiosa quasi pudico padre Franco. Si può ripartire a qualsiasi età? «Sempre, basta avere fede. Non si tratta tanto di amare Dio, ma piuttosto lasciarsi amare e condurre dal Si- gnore. Questa è la nostra forza. Sono convinto, e più vado avanti lo vedo, che se uno crede sul serio in Cristo, allora gli dà la vita, e dà anche la vita per il prossimo. Lui ti dà la vita e tu la offri al prossimo. Il che vuole dire che ti assicura la forza per fare le cose». La spiritualità del pendolo «C’è come un Big Bang iniziale: Dio mi dà lo slancio iniziale e mi manda nel mondo carico del suo amore. Attenzione: questo slancio mi porta verso il prossimo. E più mi avvicino al prossimo, con le dif- ficoltà, le miserie, più ho bisogno di andare a rifocillarmi da Dio. Al- lora ritorno a Lui. Più vado a Dio e più sento necessità di fare comu- nione con il prossimo. È il bino- mio: contemplazione - azione. Inoltre il pendolo, con l’attrito tende a fermarsi, ma l’amore di Dio, non è solo iniziale, continua ad alimentare l’oscillazione». Ricorda padre Franco: «Paolo VI diceva che dobbiamo avere una “disciplina spirituale”. Ovvero: non andare avanti a caso. Io cono- sco le mie fragilità, le difficoltà della vita, allora ho bisogno di darmi un orientamento. Più cono- sco la miseria umana e più ho bi- sogno di Dio perché io non posso MAGGIO 2015 MC 23

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