Missioni Consolata - Maggio 2015

# A sinistra in basso : ancora Girolomoni in un campo. # In alto a sinistra : locandina della mostra sui mestieri contadini. # Qui sopra : Tullia e Gino a Montebello, in una famosa foto storica. # Qui accanto : copertina del libro di Massimo Orlandi e pubblicità della pasta Girolomoni. che abbaia per difendere le cam- pagne, un portatore di una sep- pure minima speranza di curare le ferite dei monti non ancora mori- bondi. Mi sento uno che vede in questi luoghi una possibilità per resistere alla corruzione del pen- siero e dei costumi, un luogo dove ricostruire frammenti di minu- scole società» (Gino Girolomoni, Terre, monti e colline! Il caso Alce Nero , Jaca Book, Milano 1992, pg. 14). In quest’ottica, Gino accetta an- che di entrare in politica e milita nella dirigenza dei Verdi dal 1999 al 2001, all’epoca in cui io ero pre- sidente del partito (lascerà poi qualche anno dopo, deluso dalla politica politicante e dai meccani- smi del potere). Abituato al par- lare netto e schietto, anche duro all’occorrenza, restio a chinare la testa davanti ai potenti, Gino di- venta in quel periodo una ban- diera delle battaglie ambientali- ste, in particolare quella contro gli Ogm (organismi geneticamente modificati) e contro l’uso dei pe- sticidi e dei veleni in agricoltura. «Credo che sia evidente che per me il biologico è uno stile di vita, un modo di abitare la campagna, di vivere, di mangiare, di fare scelte come l’uso di medicine, dolci, della bioedilizia, di forme di energia rinnovabile. Tutte queste cose stanno insieme e formano un modo diverso di vivere» (Inter- vista tratta da un documentario «Montebello, una collina che non si arrende»). Insomma, come ben sintetizza Massimo Orlandi nella biografia di Gino (pag. 108): «L’agricoltura biologica rappresenta il primo nu- cleo di resistenza attiva… tocca un bisogno primario, il cibo, e rac- conta il paradosso più lampante di una società tanto disumaniz- zata da avvelenare anche ciò di cui si alimenta». Al di là del comune impegno poli- tico e civile, abbiamo per decenni condiviso una profonda ricerca spirituale e la sfida di calarla nella nostra esistenza quotidiana. Una sfida che Gino ha continuato a praticare fino alla morte, nel vor- tice delle sue poliedriche attività (libri, articoli, conferenze, incontri culturali oltre che la quotidiana produzione biologica), tenendo testa a difficoltà, sconfitte, ama- rezze. Ma gratificato anche, so- prattutto negli ultimi anni, dal successo della sua impresa, sia sul versante economico sia su quello culturale. E soprattutto dalla pro- messa rappresentata dai suoi tre straordinari figli, Samuele, Gio- vanni Battista e Maria, che oggi custodiscono e fanno crescere la preziosa eredità del padre (e della madre, perché senza l’inestima- bile e instancabile presenza di Tul- lia, coadiuvata dalla cara Nonna Tullia, Montebello sarebbe appas- sito in pochi anni). Lo spirito di Montebello continua dunque a vivere. Ed è sintetizzato in una frase che un giorno Gino mi disse, al ritorno da una passeg- giata nella neve, accanto al grande camino del monastero: «Nella realtà del mondo, ha ra- gione solo chi vince. Nella realtà di Dio, non conta solo vincere o perdere. Conta servire la causa». Grazia Francescato* * Ambientalista, giornalista, scrittrice, ex presidente del Wwf, dei Verdi italiani e dei Verdi europei. È stata deputata nella XV legislatura (2006-2008). MAGGIO 2015 MC 19

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