Missioni Consolata - Dicembre 2014

di Gigi Anataloni EDITORIALE DICEMBRE 2014 MC 3 Ai lettori UN SOGNO DA BAMBINI H o visto una recita. Una storia di Natale, interpretata da bambini di un asilo multietnico. C’è Giuseppe, il falegname che mette tutto il suo impegno a martellare un chiodo ostinato a non entrare. Un Giuseppe pieno di attenzioni, con un bastone in mano, troppo lungo per lui, alla guida di un asino bambino, troppo piccolo per portare qualcuno. Giuseppe accompagna la moglie incinta tra il rifiuto gridato degli osti e lo sguardo cipiglioso di soldatini altrimenti sorridenti nelle loro scintillanti uniformi. Maria è una bambina bellissima, piena di dignità, cosciente del suo ruolo nei bei vestiti di seta e con il velo azzurro splendente. Certo, Maria deve essere bellissima. In un angolo, attorno a un fuoco di carta rossa, fanno finta di dormire i pastori e anche gli agnelli bambino, mentre entrano gli angeli, saltellanti come passeri, le alucce posticce, per annunciare loro la nascita del piccolo Gesù a Betlemme. E subito Gesù entra in scena, correndo leggero nella sua bella tunichetta di seta bianca e con una co- rona dorata sul capo. Un Gesù un po’ birichino, che sorride a tutti mentre affettuosamente gratta le orecchie della pecora bambino che ha abbandonato il suo capo su di lui. Di colpo la musica cambia. Arrivano tre carovane: una dall’Africa, una dall’Asia, una dall’Europa. Tre re e la loro scorta. Bambini d’ogni popolo e nazione portano doni al piccolo Gesù. Offrono frutta, dol- ci, cibo, tamburi e musica e tanti sorrisi di innocenza. E accade il miracolo. Gli osti aprono il cuore. I soldati depongono le armi. I pastori offrono la loro buona volontà. I re s’inginocchiano davanti a un bambino, re del mondo, in un pellegrinaggio di pace. Sono davvero di paesi, razze e lingue diversi, uniti da un unico cuore, semplice, gioioso e innocente. Bambini capaci di rendere vero un sogno d’amore. Era solo una recita di Natale, solo un teatrino dei piccoli. Ho desiderato fosse il teatro dei grandi. Ho sperato fosse la storia di oggi. Ho sognato tanto che gli adulti diventino di nuovo bambini. Buon Natale! I n cauda venenum . Il 23 ottobre scorso, su La Stampa a pag. 22, un articolo a tutta pagina conclude così: «In Africa oggi non c’è bisogno di missionari ma di giustizia sociale». Tale frase ha fatto saltare la mosca al naso a un vecchio missionario che mi ha segnalato la perla. Ho cercato l’articolo, l’ho letto e l’ho trovato buono. Quasi tutto, eccetto il finale. Che l’Africa abbia bisogno di giustizia sociale è verissi- mo, ma affermare - anche solo implicitamente - che i missionari sono l’opposto di essa, è una grande ingiustizia e un’offesa gratuita. Da molto tempo ormai i missionari sono tutt’altro dal buonismo con- solatore che insega alla gente a sopportare anche le violenze più grandi con rassegnazione. Anzi, questo l’hanno fatto solo nella letteratura faziosa di un certo laicismo di moda. Ché? I missionari si farebbero ammazzare in nome di una carità pelosa ? «L’impegno per l’Africa non va visto come carità pelosa: si tratta di semplice restituzione», è scritto nella penultima frase dell’articolo. L’ultima è quel- la già citata. In cauda venenum . Così dicevano gli antichi, «il veleno (è) nella coda». Dispiace che per promuovere le proprie iniziative qualcuno ceda alla tentazione di denigrare quelle degli altri. Se scegliere di vivere in mezzo ai più poveri del mondo condividendo con loro l’insicurezza, i pericoli, le malattie, il cibo e anche il cimitero è carità pelosa, lo lascio giudicare a voi. Benvengano imprenditori, finanzieri, industriali e politici che si impegnano in Africa coscienti di do- ver «restituire» a un continente derubato da tempi immemorabili (Indiani, Arabi, Egiziani e Romani derubavano il Continente nero ben prima di Cristo!). Sarebbe solo giustizia. Per questo non c’è biso- gno di opporre giustizia e missionari. Anzi, forse sarebbe il caso di andare a leggere quanto i missio- nari, da un paio di secoli in qua, hanno scritto e continuano a scrivere sulla dignità dell’Africa, i diritti dei popoli, l’esigenza di giustizia e il dovere di riparazione. Ancora Buon Natale a tutti voi e grazie di cuore per il vostro affetto e sostegno alle nostre missioni.

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