Missioni Consolata - Novembre 2014

DAI LETTORI Cari mission@ri NOVEMBRE 2014 MC 5 che lei racconta, diventa ancor più difficile farsene una ragione. Eppure, quando la mia amica Anna mi ha chiesto una «festa e non un mortorio» al suo funerale, è stato perché a- veva capito il segreto della morte, la risposta alla do- manda che tutti tormenta: perché? Molto mi aveva fatto capi- re mia madre, che ha avu- to solo 70 giorni di tempo dalla diagnosi alla morte. Abbiamo passato l’ultimo mese insieme, una grazia grande, nella consapevo- lezza che non c’era più cu- ra per lei. Ed è stata lei che ha preparato noi, suoi figli e figlie, non alla sua morte ma al passaggio, alla nascita, all’incontro faccia a faccia con Dio e con tutte le persone ama- te che l’avevano precedu- ta, mio padre per primo, oltre quella soglia che a- pre alla Vita. Aveva 66 an- ni, compiuti da neppure un mese. Ovviamente è stato duro, ma ci siamo detti «arrivederci, a Dio». La morte è l’evento più giusto di tutti, perché non fa distinzioni: tutti si muo- re. Ci sono culture nel mondo che hanno impara- to ad accettare la morte per quel che è: un fatto naturale fuori del nostro controllo. Noi invece, inor- gogliti dai nostri successi tecnologici, attaccati alla nostra logica economica del dare e avere, siamo passati dall’accettazione al rifiuto, soprattutto se «il come e il quando» del- la morte non rientrano nei nostri canoni e puzzano d’ingiustizia e disegua- glianza: perché alcuni «muoiono» e altri invece «sono uccisi»? Un articolo lo chiedeva a proposito di Israeliani e Palestinesi durante la tremenda crisi di Gaza; noi ce lo chiedia- mo per chi muore di mor- te naturale e per chi inve- ce è vittima di malattie, in- LA MORTE Gent.mo padre, non so se avrà la pazien- za di leggermi fino alla fi- ne e magari rispondere ai quesiti che Le andrò via via sottoponendo. Mi ha particolarmente colpi- to la frase espressa nel- l’articolo dell’agosto-set- tembre 2013: «Alle prime ore del 3 luglio 2013 il Si- gnore ha chiamato a sé il nostro fratello, amico e collaboratore Padre Be- nedetto Bellesi». Leggo poi sulla rivista di Ottobre 2013 a pag. 9: «Al nostro fratello, amico e collega Benedetto Bellesi, chia- mato alla Casa del Padre lo scorso 3 luglio». Alla pag. 11 dello stesso me- se si afferma che nel lu- glio c’è stata una sua ri- caduta nel tumore, da cui non si è più ripreso, no- nostante i massicci inter- venti. E a pag. 10 Ugo Pozzoli scrive: «Purtrop- po questa carogna di una malattia ti ha portato via troppo presto». Padre Bellesi è morto perché il Signore l’ha chiamato oppure è morto in seguito a un tumore, quella carogna di malat- tia? È proprio vero che al- la nostra morte è il Signore che ci chiama a sé? O piuttosto è la natu- ra, che, inclemente, detta legge? […] Dio chiama a sé l’uomo, dice il catechi- smo e ce lo ripete la li- turgia. Allora: ci stiamo prendendo in giro! La morte certo non è opera di Dio, né Egli gioisce che i vivi debbano morire. Ora vorrei chiederLe: è possibile dire alla madre di una bambina violenta- ta e poi uccisa, che il Si- gnore l’ha chiamata a sé? Quando giungono le bare con la bandiera tricolore, i Cardinali se ne guarda- no bene dal dire che «è il Signore che li ha chiama- ti a sé». Ora che dirò: avevo un ra- gazzo di 12 anni, vivace, intelligente, artista, una équipe di medici mascal- zoni me lo ha ucciso. Al pensiero che il Signore me lo abbia chiamato, io, quel Signore, non lo vo- glio più. La scorsa setti- mana sono stato avvici- nato da una giovane si- gnora che faceva proselitismo per una set- ta evangelica e mi ha quasi convinto a cambia- re religione. Come vede, Padre, a me sorgono molti dubbi, ma non mi preoccupo più di tanto, perché anche molti Santi ne hanno avuti. «Quando si parla di Dio, si parla di mistero». Madre Teresa di Calcutta ha affermato che, più ci avviciniamo a Dio, più au- menta la distanza. Madre Teresa ha attraversato u- na lunga crisi spirituale. Nei suoi diari ha scritto che ha sempre cercato Cristo, ma non lo ha mai trovato. […] Ero amico di Padre Al- berto Placucci della Con- solata, morto nel 1995. Alla sua morte mi sono chiesto: perché a lui e non a me? Lui avrebbe fatto più bene di me. Se è vero che è stato il Signore che l’ha chiamato, il Si- gnore ha perso un valido aiuto. Qual è quel padro- ne che licenzia un bravo operaio per tenersene u- no scadente? Su diciamo la verità: Dio è per la vita. La morte viene coman- data dalla natura. Nel caso volesse rispon- dermi però non concluda con: «Caro figliolo, biso- gna aver fede». La rin- grazio in anticipo. Guido Dal Toso Somma Lombardo (Va), 25/6/2014 Caro sig. Guido, mi sono permesso di mantenere solo l’essen- ziale della sua lunga lette- ra (sì, per una volta una bella lunga lettera, non un’email). Il problema che lei solleva è talmente grande che la cosa più saggia da fare sarebbe quella di un umile silen- zio. Provo comunque a condividere con lei quello che sto imparando a mie spese, anche solo in que- sti ultimi cinque anni, nei quali ho dovuto vivere da vicino molte morti oltre a quella dell’amico e colla- boratore p. Bellesi: da quella di un’amica che preparandosi al momento mi ha chiesto di far sì che il suo funerale fosse una festa, ai nove funerali ce- lebrati (o più spesso «as- sistiti») in parrocchia du- rante lo scorso agosto; dalla morte di una mia so- rella più giovane di me se- guita, pochi mesi dopo, da quella di un mio pronipo- te, vissuto solo 22 giorni e che ho battezzato il giorno stesso del mio ritorno dal Kenya, a quella di altri pa- renti stretti. Dall’uccisione di p. Giuseppe Bertaina al vedere la morte in faccia quando sulla collina di Mekinduri un infarto mi ha messo ko. In ognuno dei casi si sa benissimo cosa ha causa- to la morte: tumore, leu- cemia, età, violenza, inci- dente, malattia… La natu- ra ha fatto il suo corso, «inclemente»! È un dato di fatto inconfutabile. In alcuni casi c’è stato il plauso per la natura che ha fatto il suo corso, met- tendo fine a una lunga vita ben vissuta. In altri si è ac- cettato in pace che la mor- te abbia messo fine a lun- ghe sofferenze. Altre volte ci si è ribellati perché la morte è stata ingiusta, im- provvisa, impietosa, vio- lenta. Se è stato facile celebrare con serenità la morte di u- no di 99 anni, meno facile è stato accompagnare un bimbo di 22 giorni. Se poi si pensa a fatti come quelli

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