Missioni Consolata - Novembre 2014

MC ARTICOLI NOVEMBRE 2014 MC 13 # A sinistra : a Puerto Nariño sul Rio Putumayo. A destra : con l’immancabile casco, veste e canoa sul Rio Orte- guaza. Qui sotto : mappa dell’immenso territorio del Caquetá ( da una mappa governativa ). C osì padre Bruno ha fatto per quasi 52 anni, da quel 15 novembre 1962 nel quale era arrivato a Floren- cia, nel suo Caquetá. Come hanno detto in moltissimi: mezzo secolo di missione nel quale non si è mai risparmiato, nel quale ha percorso in lungo e in largo la natura selvaggia del Sud della Colombia, a piedi, a ca- vallo, in barca, per raggiungere anche i più lontani, gli ultimi. Par- roco in quasi tutti i centri abitati del Caquetá, fondatore di città, paesi e di innumerevoli chiese e cappelle. Missionario vero. L’a- veva nel sangue la passione per la missione, una passione che ali- mentava a ogni Eucaristia. L’amore della gente si è manife- stato in modo folgorante nei giorni in cui padre Bruno è tor- nato al Padre. Sono stati giorni in cui il cordoglio e l’affetto avvolge- vano chiunque e si potevano toc- care, giorni in cui le chiese non riuscivano a contenere le per- sone, tutte con gli occhi lucidi ca- richi di stima e riconoscenza. È stato davvero emozionante ed edificante partecipare a quei gesti di affetto tributati da gente di ogni età e ceto a colui che ha guidato e sorretto il loro cammino per più di cinquant’anni, consumando se stesso fino alla fine. Che bello ve- dere come il seme da lui piantato abbia fruttificato rigogliosamente e si sia moltiplicato nella gente di quelle regioni. Che bello aver già visto nascere, in nome di padre Bruno, delle fondazioni per l’aiuto dei poveri, degli ammalati e dei più bisognosi, i suoi prediletti che ora potranno continuare a rice- vere un sostegno proprio grazie alle persone formate da lui alla buona vita del Vangelo. H o avuto il dono di vivere tutto questo in prima per- sona. Andato laggiù per frugare nella sua vita, sco- prire il segreto della sua passione missionaria, mi sono trovato ad accompagnarlo alla sua ultima tappa e a dover rappresentare anche la sua famiglia e il paese che, a causa della morte così ina- spettata, non hanno potuto es- sere presenti. Ed ero lì non solo per condividere il dolore di chi lo aveva perso, ma anche la gioia di chi ha avuto la possibilità di cono- scerlo, di conoscere, come dice- vano tutti, «un Santo». Tutti co- loro per i quali ha donato se stesso dicono e ridicono che è un santo. Padre Bruno non è stato soltanto un grande missionario, è stato un uomo esemplare per i valori che viveva con forza e trasmetteva con la testimonianza, per l’impe- gno che metteva in ogni singola cosa, per la totale gratuità di ogni suo gesto rivolto agli altri, per l’e- levatezza della sua spiritualità, per la sua purezza, la sua rettitu- dine. L la sua forza aveva basi soli- dissime, e padre Bruno me l’ha dimostrato fino all’ul- timo, quando, nella corsa in taxi verso l’ospedale dopo il ma- lore, mi ha sussurrato le sue ul- time parole: «Sono gli ultimi ran- toli prima della morte», rivelatrici della sua intima consapevolezza, tranquillità, serenità e dell’as- senza di ogni timore. Era pronto a passare a quella vita cui, metten- doci tutto il suo impegno, aveva anelato per ottant’anni. In quell’occasione mi è diventato chiaro un altro episodio vissuto in Caquetá. Era Natale del 2013. Uscivo da casa per andare in chiesa a festeggiare la nascita di Gesù. Ero contento perché avevo appena ricevuto la bella notizia che la moglie di un mio carissimo

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