Missioni Consolata - Ottobre 2014

ciazione patriottica. Il 6 gennaio del 2000, l’intero corpo studente- sco del seminario nazionale - al- l’epoca oltre 130 studenti - si ri- fiutò di partecipare all’ordinazione illecita di 12 (poi ridotti a 5) vesco- vi illeciti. La cerimonia si rivelò un fallimento per la scarsissima pre- senza di fedeli e per la diserzione degli studenti. La ripercussione non si fece attendere: vennero tut- ti rimandati a casa senza diploma e senza possibilità di tornare in seminario. Una lettera aperta da loro firmata spiegò il gesto: «Non vogliamo andare contro il Papa, anche se questo vorrà dire non di- venire più sacerdoti. Almeno sare- mo puri nell’animo, in comunione con la Chiesa universale e uniti nell’amore di Cristo». (AsiaNews) CUBA LA PRIMA CHIESA 1 959 - 2014: cinquantacinque anni dopo la rivoluzione castri- sta, si costruisce una chiesa cat- tolica a Cuba, la prima. Il munici- pio di Sandino, nella provincia di Pinar del Rio, è stato scelto come luogo di edificazione. Non si tratta di un posto scelto a caso: Sandino è nato da uno dei “pueblos cauti- vos” (villaggi prigione) creati dal regime comunista per allontanare in maniera forzata migliaia di fa- miglie dai loro luoghi di origine, perché accusate di aver preso parte o collaborato alla rivolta dei contadini all’inizio degli anni Ses- santa nel massiccio montuoso di Escambray. Il nuovo tempio sor- gerà grazie alla collaborazione con la parrocchia di san Lorenzo a Tampa, negli Stati Uniti, in gran parte composta da fedeli cubani in esilio. Potrà ospitare circa due- cento persone e occuperà un’area di 800 m² nel centro della città. «Da molti anni aspettavamo una chiesa - racconta il parroco di Las Martinas y Sandino, padre Cirillo Castro - ma adesso finalmente possiamo dire che siamo sulla strada giusta». (Vatican insider) cadaveri delle consorelle. Poi l’ar- resto di un presunto colpevole, in- chiodato dalle prove. Ma non si tratterà solo di un esecutore, che una volta condannato, farà archi- viare il caso e vivere tranquilli i mandanti? I missionari saveriani, padri e suore, sono impegnati da anni nel piccolo paese dell’Africa centrale. Ma impegnarsi e schie- rarsi in Burundi, dove l’impunità regna sovrana, è molto rischioso. Nel 2000 quando mi chiedevo il perché di queste morti un missio- nario (italiano) mi disse: «Perché sono testimoni scomodi; perché lavorano a fianco della popolazio- ne più abbandonata e sono tra i pochi a sapere e, a volte, a denun- ciare, in questo paese dove la stampa è ancora imbavagliata. Ma anche perché sono gli obiettivi più facili e indifesi». Forse questa ri- flessione resta, tristemente, an- cora valida. Marco Bello CINA NO AI VESCOVI ILLECITI I seminaristi di Pechino hanno boicottato la cerimonia di conse- gna dei diplomi prevista per la fi- ne dell’anno scolastico e si sono rifiutati di concelebrare la messa presieduta da vescovi illeciti o coinvolti nelle ordinazioni illecite degli scorsi anni. Il seminario na- zionale della capitale ha prima cercato di mediare con gli studen- ti ma poi è stato costretto ad an- nullare la cerimonia e i diplomi non sono stati conferiti ai semina- risti. Non è la prima volta che i se- minaristi di Pechino alzano la vo- ce contro le imposizioni dell’Asso- BURUNDI TRE SUORE UCCISE. CERCANDO UN PERCHE’ I n Burundi si fatica a perdere le brutte abitudini. E, ogni tanto, qualche religioso italiano ne fa le spese. Il mio ricordo va a fratel An- tonio Bargiggia e a Suor Gina Si- mionato, entrambi assassinati a sangue freddo, in due diverse cir- costanze, nel 2000, presso la città di Gitega. Sarà perché li conosce- vo, sarà perché allora vivevo in Bu- rundi, ma quelle morti mi hanno sempre interrogato. Lo stesso an- no, don Carlo Masseroni, missio- nario fidei donum della diocesi di Novara si era salvato miracolosa- mente da un attacco: gli avevano sparato in faccia. Ma c’era ancora la guerra, le milizie ribelli e l’eser- cito regolare si rimpallavano le re- sponsabilità. E il gioco era sempre quello di tenere la tensione alta al- l’interno del paese e alimentare l’interesse internazionale. Poi la guerra è finita. Ci sono sta- te le firme degli accordi di pace nel 2003. Nel 2008 anche l’ultimo gruppo ribelle ha deposto le armi. I burundesi sono andati alle ele- zioni nel 2005 e 2010. Ma la violenza contro i religiosi stranieri non si è fermata. A fine 2011, all’ospedale di Kiremba, nel Nord, Francesco Bazzani e suor Lucrezia Manic, lui volontario ita- liano, lei religiosa croata, sono stati uccisi. Si è parlato di rapina, o di vendette interne alla gestione del centro sanitario. Ora, il 7 settembre, la morte mi- steriosa di tre suore saveriane, a Kamenge, quartiere Nord di Bujumbura. Suor Lucia Pulici (75 anni), suor Olga Raschietti (75) e suor Bernardetta Boggian (79). As- sassinii efferati, che troppo in fret- ta si cerca di archiviare come «tra- gico esito di una rapina da parte di una persona squilibrata». Infatti nulla risulta rubato dalla casa del- le suore. Dopo il primo duplice o- micidio, nel pomeriggio di domeni- ca, la notte qualcuno torna alla missione e uccide anche suor Ber- nardetta, colei che aveva scoperto i La Chiesa nel mondo a cura di Sergio Frassetto 8 MC OTTOBRE 2014

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