Missioni Consolata - Ottobre 2014

OTTOBRE 2014 amico 71 Vangelo. Tutti i discepoli del Signore sono chia- mati ad alimentare la gioia dell’evangelizzazione. I vescovi, come primi responsabili dell’annuncio, hanno il compito di favorire l’unità della Chiesa lo- cale nell’impegno missionario, tenendo conto che la gioia di comunicare Gesù Cristo si esprime tanto nella preoccupazione di annunciarlo nei luo- ghi più lontani, quanto in una costante uscita verso le periferie del proprio territorio, dove vi è più gente povera in attesa. In molte regioni scarseggiano le vocazioni al sa- cerdozio e alla vita consacrata. Spesso questo è dovuto all’assenza nelle comunità di un fervore apostolico contagioso, per cui esse sono povere di entusiasmo e non suscitano attrattiva. La gioia del Vangelo scaturisce dall’incontro con Cristo e dalla condivisione con i poveri. Incoraggio, pertanto le comunità parrocchiali, le associazioni e i gruppi a vivere un’intensa vita fraterna, fondata sull’amore a Gesù e attenta ai bisogni dei più disagiati. Dove c’è gioia, fervore, voglia di portare Cristo agli altri, sorgono vocazioni genuine. Tra queste non vanno dimenticate le vocazioni laicali alla missione. Or- mai è cresciuta la coscienza dell’identità e della missione dei fedeli laici nella Chiesa, come pure la consapevolezza che essi sono chiamati ad assu- mere un ruolo sempre più rilevante nella diffu- sione del Vangelo. Per questo è importante una loro adeguata formazione, in vista di un’efficace azione apostolica. 5 . «Dio ama chi dona con gioia» (2 Cor 9,7). La Giornata Missionaria Mondiale è anche un momento per ravvivare il desiderio e il do- vere morale della partecipazione gioiosa alla mis- sione ad gentes. Il personale contributo econo- mico è il segno di un’oblazione di se stessi, prima al Signore e poi ai fratelli, perché la propria offerta materiale diventi strumento di evangelizzazione di un’umanità che si costruisce sull’amore. Cari fratelli e sorelle, in questa Giornata Missiona- ria Mondiale il mio pensiero va a tutte le Chiese locali. Non lasciamoci rubare la gioia dell’evange- lizzazione! Vi invito ad immergervi nella gioia del Vangelo, ed alimentare un amore in grado di illu- minare la vostra vocazione e missione. Vi esorto a fare memoria, come in un pellegrinaggio interiore, del «primo amore» con cui il Signore Gesù Cristo ha riscaldato il cuore di ciascuno, non per un senti- mento di nostalgia, ma per perseverare nella gioia. Il discepolo del Signore persevera nella gioia quando sta con Lui, quando fa la sua vo- lontà, quando condivide la fede, la speranza e la carità evangelica. A Maria, modello di evangelizzazione umile e gioiosa, rivolgiamo la nostra preghiera, perché la Chiesa diventi una casa per molti, una madre per tutti i popoli e renda possibile la nascita di un nuovo mondo. Dal Vaticano, 8 giugno 2014, Solennità di Pentecoste FRANCISCUS PP. AMICO.RIVISTAMISSIONICONSOLATA.IT noi. Invece, i «piccoli» sono gli umili, i semplici, i poveri, gli emarginati, quelli senza voce, quelli af- faticati e oppressi, che Gesù ha detto «beati». Si può facilmente pensare a Maria, a Giuseppe, ai pescatori di Galilea, e ai discepoli chiamati lungo la strada, nel corso della sua predicazione. 3 . «Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza» (Lc 10,21). L’espressione di Gesù va compresa con riferimento alla sua esultanza interiore, dove la benevolenza in- dica un piano salvifico e benevolo da parte del Pa- dre verso gli uomini. Nel contesto di questa bontà divina Gesù ha esultato, perché il Padre ha deciso di amare gli uomini con lo stesso amore che Egli ha per il Figlio. Inoltre, Luca ci rimanda all’esul- tanza simile di Maria, «l’anima mia magnifica il Si- gnore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore» (Lc 1,47). Si tratta della buona Notizia che con- duce alla salvezza. Maria, portando nel suo grembo Gesù, l’Evangelizzatore per eccellenza, incontrò Elisabetta ed esultò di gioia nello Spirito Santo, cantando il Magnificat. Gesù, vedendo il buon esito della missione dei suoi discepoli e quindi la loro gioia, esultò nello Spirito Santo e si rivolse a suo Padre in preghiera. In entrambi i casi, si tratta di una gioia per la salvezza in atto, perché l’amore con cui il Padre ama il Figlio giunge fino a noi, e per l’opera dello Spirito Santo, ci avvolge, ci fa entrare nella vita trinitaria. Il Padre è la fonte della gioia. Il Figlio ne è la mani- festazione, e lo Spirito Santo l’animatore. Subito dopo aver lodato il Padre, come dice l’evangelista Matteo, Gesù ci invita: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Pren- dete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (11,28-30). «La gioia del Van- gelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano sal- vare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tri- stezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia» (Esort. ap. Evangelii gaudium , 1). Di tale incontro con Gesù, la Vergine Maria ha avuto un’esperienza tutta singolare ed è diventata causa nostrae laetitiae . I discepoli, invece, hanno ricevuto la chiamata a stare con Gesù e ad essere inviati da Lui ad evangelizzare (cfr Mc 3,14), e così sono ricolmati di gioia. Perché non entriamo an- che noi in questo fiume di gioia? 4 . «Il grande rischio del mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza iso- lata» (Esort. ap. Evangelii gaudium , 2). Pertanto, l’umanità ha grande bisogno di attingere alla sal- vezza portata da Cristo. I discepoli sono coloro che si lasciano afferrare sempre più dall’amore di Gesù e marcare dal fuoco della passione per il Re- gno di Dio, per essere portatori della gioia del

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