Missioni Consolata - Ottobre 2014

DOSSIER MC ECO&MISSIO una parola vitale, che non esiste solo perché è ver- balizzata, ma è contenuta nella profondità della vita di tutti gli esseri. Noi come uomini e donne possiamo sentirla, desiderarla, assaporarla o so- gnarla. Allo stesso modo, grazie alla sapienza indi- gena affermiamo che tutto ha una vita e fa parte di una vita più grande, e ognuna delle diverse forme di esistenza ha il suo modo di “parlare”. Pertanto il Buen Vivir è comunicato attraverso la musica, la danza, il cibo, i tessuti, la pioggia, la vita stessa. Questo modo di vivere in armonia, interconnesso, inter relazionato e interdipendente con i cicli della vita di tutta la comunità umana, cosmica e divina, qualcuno preferisce chiamarlo “convivere bene” o semplicemente “vivere è convivere”. In quanto popoli indigeni presentiamo quindi il Sumak Kawsay come critica al modello imperante chiamato “sviluppo”, alle sue strategie, ai suoi precetti e fini. Denunciamo questo modello di trattamento che, dalla prospettiva del consumo e dell’accumulo, riduce terra, acqua e pure le per- sone con la loro sapienza e cultura, a semplici ri- sorse che devono essere sottomesse agli interessi di chi ostenta il potere e ai suoi piaceri». Chiunque desideri bere dalla nostra fonte deve ca- pire che il Sumak Kawsay è un modello di vita. Possiamo affermare: è vivere come Dio comanda, in famiglia, con tutti e tra tutti. Dio stesso gode della vita che si manifesta in tutta la creazione. Lui si incarna in Gesù suo figlio, e con lui, con ogni figlio, nei diversi popoli e progetti di vita. Assu- miamo con responsabilità che la vita intera è un dono del Dio della vita; quello che attualmente esi- ste e che molti considerano una risorsa, noi lo ri- conosciamo come beneficio che Dio pone nella terra per il bene dei suoi figli». Missione e Creazione Nella V Conferenza dell’episcopato latinoameri- cano, ad Aparecida (Brasile), i temi della Crea- zione e del conflitto socio ambientale prendono corpo nella riflessione ecclesiale. […] Il documento di Aparecida recupera, finalmente, una espressione del Cantico delle creature di San Francesco di Assisi, riferendosi alla Madre Terra, Pacha Mama (in lingua kichua, ndr .) e con esso rompe alcuni schemi e ci invita a un cambio di mentalità. Dice il documento: «Nostra sorella Ma- dre Terra è la nostra casa comune e il luogo del- l’alleanza di Dio con gli esseri umani e con tutta la Creazione. Trascurare le relazioni mutue e l’equi- librio che il proprio Dio stabilì tra le realtà create è un’offesa al Creatore, un attentato contro la bio- diversità e, in definitiva, contro la vita». La salvaguardia del Creato non è più una parte in- differente alla vita cristiana né al ruolo di evange- lizzazione della Chiesa, la cui prima espressione è la difesa della vita e di tutte le forme di vita. La salvaguardia della Creazione è nostra vocazione, chiamata di Dio, come ha detto papa Francesco. Si trova al centro e nel nucleo della nostra mis- sione. E non si abborda da una prospettiva esclu- sivamente naturalista, ma a partire da una rela- zione con l’essere umano, diverso e plurale, e con tutto quanto è nel progetto di Dio. La salvaguardia del Creato assume un ruolo fon- damentale oggi nel lavoro missionario. Ci inter- pella e illumina in quello che facciamo e siamo (annuncio), dove lo facciamo e siamo (luogo) e come lo facciamo e siamo (metodo). Nuovi modelli di convivenza L’annuncio oggi deve essere accompagnato dalla denuncia ma anche dalla ricerca di nuovi modelli di convivenza, di sviluppo, di relazione con gli altri e con le altre forme di vita, come ci chiede Apare- cida: «Cercare un modello di sviluppo alternativo, integrale e solidale, basato su un’etica che includa la responsabilità per una autentica ecologia natu- rale e umana». La salvaguardia del Creato può avere dimensioni globali e allo stesso tempo esprimersi nei nostri ambienti più locali e quotidiani. È tanto vicino e tanto profondo allo stesso tempo, tanto piccolo e gigante. Ed è in entrambe le scale, il piccolo e il grande, dove si svolge la missione. Siamo parte della terra e la terra è parte nostra, uno è l’esten- sione dell’altro, non viviamo soli. Con molta sa- pienza dicevano i nostri vecchi: «Se abbiamo cura della terra, essa avrà cura di noi». Luis Ventura Fernandez con il contributo di José Auletta (Testo tradotto e adattato in redazione) OTTOBRE 2014 MC 49 GLI AUTORI DI QUESTO DOSSIER • U GO P OZZOLI è missionario della Consolata, tori- nese, consigliere generale e già direttore di MC. • L UIS V ENTURA F ERNÁNDEZ è un laico missionario della Consolata, lavora con la moglie e i tre figli a Boa Vista, Roraima. • J OSÉ (G IUSEPPE ) A ULETTA missionario della Consolata, è delegato episcopale per la pastorale abori- gena, nella provincia di Salta, Argentina. • M ARCO B ELLO - Redattore MC, traduzioni e coordi- namento editoriale del dossier.

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