Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

82 MC AGOSTO-SETTEMBRE 2014 rio. Pensa che nel 1585 si contavano già 400 mila cristia- ni, nel 1595 quasi 700 mila, nel 1620 oltre due milioni: in meno di cent’anni la massa della popolazione dell’arci- pelago era divenuta cristiana! Nel 1595 fu istituita nelle Filippine una gerarchia ecclesiastica propria! Ma l’impegno missionario restava per te prioritario? Non solo per me, ma per molti giovani delle Filippine e- ra un onore accompagnare i missionari dei diversi ordi- ni: Francescani, Domenicani, Agostiniani, Gesuiti, ecc., nelle innumerevoli isole dell’immenso Oceano Pacifico, alle Marianne, Salomone, Marshall e via dicendo, per fare loro da interpreti. Un compito che continua anche oggi con numerosi sa- cerdoti, religiosi, suore e laici, inviati dalla Chiesa Filippi- na ad annunciare il Vangelo in diversi paesi asiatici, dove gli europei avrebbero magari maggiori difficoltà d’incul- turazione. Non è un caso che la Mongolia apertasi da pochi anni all’accoglienza del Vangelo, abbia attualmen- te come Vescovo di Ulan Bator proprio un presule filip- pino! E con le meraviglie che sa operare lo Spirito Santo e che spiazzano sempre coloro che non vorrebbero mai cambiamenti nella Chiesa come nella società… chissà che sorprese ci riserva il futuro! Il 2 aprile 1672, Pedro insieme a Padre Diego, parte per le Isole Marianne. Approdati a Guam, si addentrano verso l’interno dove giungono al villaggio di Tomhom. Radunata la popolazione iniziano a presentare loro il Vangelo di Gesù. Mentre espongono le verità del Van- gelo, vengono circondati da una folla di esagitati aizza- ti dallo stregone del posto. In odio alla fede cristiana, sono ripetutamente colpiti con lance e frecce. Pedro cerca disperatamente di difendere Padre Diego e viene colpito in pieno petto e finito a colpi di scimitarra. Pri- ma di subire la stessa sorte, Padre Diego riesce a dargli l’assoluzione. Poi i loro corpi, spogliati e sfregiati, sono gettati in mare, da dove non saranno più recuperati. La beatificazione di Padre Diego nel 1985, ha portato a riscoprire anche la splendida figura del catechista laico Pedro Calungsod, che Papa Wojtyla ha beatificato il 27 gennaio 2000, proponendo il giovane filippino dicias- settenne come esempio di coraggio, di fede e d’impe- gno missionario. Il 21 ottobre 2012 è stato canonizzato come Santo nella Basilica di San Pietro a Roma da Papa Benedetto XVI. don Mario Bandera, Missio Novara Anche tu hai fatto questo iter di formazione? Sì, avevo solo 14 anni quando entrai a far parte del «Col- legio» di formazione che essi avevano fondato nella mia isola. Lì insieme ad altri ragazzi oltre a imparare a legge- re e scrivere, fui istruito con il catechismo che allora ve- niva usato per i catecumeni in vista del sacramento del Battesimo, e spinto ad approfondire le verità di fede contenute nel Vangelo. Cosa ti ha colpito di più del messaggio evangelico? Il fatto che per la prima volta tra la nostra gente risuo- navano parole come Amore, Misericordia e Perdono, e l’invito ad amarsi vicendevolmente. Ma quello che più mi stupì di più del Vangelo fu il comando che Gesù diede ai suoi discepoli (quindi anche a noi!) di amare e perdo- nare persino i nemici. Effettivamente questa è proprio la novità assoluta del Vangelo. Ma è una novità inaudita portata sulla terra da Gesù Cri- sto stesso, il Figlio di Dio! Da soli non ce l’avremmo mai fatta a capirla, spiegarla e proclamarla! Né noi asiatici, né voi europei! Questo tesoro affidato agli apostoli e da questi alle prime generazioni cristiane, ha attraversato i secoli, diffondendosi a macchia d’olio tra i popoli e le nazioni, grazie alla testimonianza cristallina che seppero dare cristiani di ogni tempo. Grazie all’opera instancabi- le e allo spirito di sacrificio di missionari generosi, il Van- gelo valicò ampi spazi geografici e con la scoperta di ter- re nuove arrivò fino a noi, fino alle isole Filippine. Bisogna anche dire che la Buona Notizia di Gesù si innervò a tal punto nei vostri usi e costumi, da di- ventare una cosa sola con essi. L’arrivo del messaggio evangelico per opera dei missio- nari fu per noi come la realizzazione di un’attesa che nu- trivamo da tempo. Il Vangelo entrò gradatamente nella nostra vita, nel nostro modo di vedere la realtà, unen- doci sempre più, plasmandoci come nazione in maniera indelebile e facendo di noi un popolo nuovo. Un popolo checapiva di avere un ruolo significativo da giocare nel continente asiatico, per la responsabilità - che scopriva- mo di avere - di annunciare Gesù ad altri popoli vicini. Il tesoro della «Buona Novella» che ci era dato in dono, andava condiviso il più possibile con altri. Diciamo che i missionari con voi non commisero gli stessi errori fatti nelle Americhe. Quello che nel continente americano non era riuscito a Bartolomeo de las Casas e alle anime nobili come lui che difendevano gli indios, da noi poté essere realizzato. In- fatti non vi furono né schiavi né lavori forzati. I missio- nari si presentarono come protettori degli indigeni e seppero difenderli dalle sopraffazioni dei bianchi. I ri- guardi e la mitezza con cui furono trattati gli indigeni non mancarono di produrre il loro effetto. La mia gente rimase fedele alla Spagna e ai suoi missionari, insieme ai quali difesero l’impero coloniale contro tutti gli attacchi dei maori, dei cinesi e degli olandesi. Questo ebbe riflessi positivi sulla nascente comunità cristiana? La conseguenza di questo intenso lavoro missionario, basato sul rispetto della gente, fu che ben presto si eb- bero catechisti e sacerdoti nativi, i quali con l’andar del tempo presero in mano quasi tutto lo sforzo missiona- 4 chiacchiere con...

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=