Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

Senza sciamani, senza pescatori, senza cacciatori, si annulla un po- polo e la sua resistenza». «La Pluspetrol non soltanto con- tamina, ma distrugge l’ambiente culturale e le modalità di vita delle comunità. Con essa arriva il consumismo e la prostituzione. Si cercano bambine nelle comunità per sfruttarle sessualmente. Penso a quanto accade a Villa Trompeteros sul Rio Corrientes, un fiume devastato dalla conta- minazione. I favorevoli alla Plu- spetrol sostengono che essa por- terebbe lavoro, ma in realtà si tratta di gente che viene da fuori perché normalmente l’impresa ha bisogno di manodopera quali- ficata. Come kukama mi piace- rebbe che la compagnia petroli- fera se ne andasse. Come diret- tore della radio debbo ascoltare anche opinioni opposte». Da alcuni anni Iquitos e tutta que- sta parte dell’Amazzonia peru- viana stanno vivendo un’esplo- sione turistica. Può essere questa una strada per arrivare a uno svi- luppo sostenibile e corretto? «Le imprese turistiche operano in modo irresponsabile. A loro non interessa la tematica culturale o come viva la gente di qui. Anzi, per esse meno gente c’è, meglio è. La popolazione locale è esclusa o aggredita. Un esempio: le com- pagnie turistiche arrivano sui no- stri fiumi con imbarcazioni che travolgono le piccole canoe dei locali. Un turismo culturale e re- sponsabile dovrebbe partire dal rispetto dei popoli originari e delle loro forme di vita. Avremmo cose meravigliose da mostrare, ma il turismo attuale - oltre a es- sere distruttivo - ha una visione molto limitata dell’Amazzonia». E tutto ciò avviene con la responsa- bilità di uno stato miope o cor- rotto. «Nella riserva Pacaya-Samiria i Kukama non possono entrare a pescare perché è riservata al turi- smo. Nel contempo però essa è aperta allo sfruttamento indiscri- minato della Pluspetrol». Leo- nardo porta anche l’esempio del porto di Nauta. «Le autorità lo hanno venduto - senza consultare la popolazione locale - alle im- prese petrolifere, alle imbarca- zioni turistiche, alle stazioni di carburanti. Pochi anni fa il porto dotto un videoclip con una can- zone in lingua spagnola e kukama, ritmi musicali rap e una metafora ben riuscita: i piccoli protagonisti vanno in scena con la bocca tappata da un nastro adesivo su cui la parola kukama appare cancellata. Kumbarikira - questo il suo titolo - è stato un successo su internet grazie a You- Tube. Eppure, l’inizio era stato ben poco promettente. «Per fare il videoclip - racconta Leonardo -, necessitavamo di almeno 60 bambini. Non se ne presentò nes- suno perché avevamo detto di voler fare un video in kukama. Così, per realizzare l’idea, ab- biamo dovuto chiedere aiuto alle persone a noi più vicine». Tanto per capire, la prima ragazza che appare nel video è Danna Ga- viota, 14 anni, la più grande dei tre figli di Leonardo. Sulla pelle degli altri Con l’inizio dello sfruttamento petrolifero dell’Amazzonia e lo sbarco delle multinazionali si sono diffuse violenza e corru- zione. E un inquinamento che dura ormai da oltre 40 anni. Spiega Leonardo: «Sono eventi distruttivi per le comunità indi- gene che abitano lungo i fiumi e che vivono di pesca. La vita dei Kukama è strettamente legata a quella dei corsi d’acqua. Gli scia- mani curano con gli spiriti del fiume ma oggi stanno sparendo. PERÚ

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