Missioni Consolata - Agosto/Settembre 2014

dalla generosità di tanti amici e benefattori che, pur senza partire fisicamente per la missione, ne hanno sostenuto lo svolgersi e lo sviluppo, talvolta a prezzo di grandi sacrifici. Giuseppe Allamano ha parlato al cuore di molti, con il suo spirito semplice e diretto, e oggi continua a parlare anche a noi, invitandoci a essere segni di uno stile di vita alternativo a quello che il mondo propaganda, esortandoci a non stancarci di dare. La crisi che stiamo vivendo suggerirebbe forse di trasformarci in conca anche per quanto riguarda i beni materiali, perché «non si può mai sapere …». In effetti oggi il cristiano è chiamato a fidarsi mag- giormente della Provvidenza anche nel nostro Occi- dente che, fino a poco tempo fa, dispensava i più dal doverlo fare con radicalità. Del resto, la vita stessa di Giuseppe Allamano è stata un canto alla Provvidenza, la storia di un uomo che si è fidato di Dio, investendo tutto quanto aveva nel progetto missionario al quale si sentiva chiamato. «Bisogna fidarsi della Provvidenza e meritare i suoi aiuti», sosteneva. «Mai ho perso il sonno per questioni di denaro», ha detto più volte ai suoi missionari, testi- moniando con la sua esperienza che il dare senza risparmio, senza se e senza ma, paga i suoi divi- dendi nel modo misterioso che solo Dio conosce. Inutile dire che essere una conca ripiena di spirito aiuta a comprendere la sapienza nascosta dietro alla necessità di essere anche canale in cui scor- rono copiosamente e generosamente i beni che vo- gliamo condividere con il nostro prossimo. Ugo Pozzoli con generosità, perché è lo Spirito stesso che, in- fuso, effonde grazia su grazia, annunciando ciò che deve e non ciò che vuole, senza risparmiare le ve- rità scomode, senza ammiccare al mondo per paura di non piacere. G iuseppe Allamano prende il consiglio di San Bernardo, lo completa e lo propone ai suoi missionari in una versione riveduta e cor- retta che ci fa vedere la sua originalità di pensiero: «S. Bernardo dice che noi a riguardo del prossimo dobbiamo essere conche e non solo ca- nali […], ma in questo [beni materiali] dobbiamo essere solamente canali e non conche, e questo lo dico io» (Conferenze IMC, III, pagg. 46-47). «E questo lo dico io!». Giuseppe Allamano è un sa- cerdote che desidera fortemente che i suoi siano persone spiritualmente ricche; vuole però anche che la loro spiritualità non si converta in uno spiri- tualismo eccessivo, avulso dalla realtà. I beni mate- riali vanno condivisi, lasciati andare alla corrente del canale che scorre e non trattiene, ma irriga e feconda il campo di tutti nella logica del «gratuita- mente avete ricevuto, gratuitamente date». La missione è annuncio di un dono, del regalo che Dio fa al mondo tanto amato: l’unico suo Figlio offerto per la salvezza di tutti (Gv 3, 16). Un mondo scet- tico, qual è quello di oggi, deve essere aiutato a credere, e per questa ragione deve poter vedere il dono. Non possiamo trattenerlo, nascondendolo alla vista di chi lo cerca, a volte con ansia o con di- sperazione. Giuseppe Allamano voleva che i suoi missionari fossero sacramentini, che avessero uno spirito eucaristico, che fossero pane spezzato per calmare la fame delle genti. Per decenni i Missio- nari e le Missionarie della Consolata ne hanno se- guito l’invito e si sono fatti essi stessi dono, aiutati Pillole « Allamano» # Sopra : offertorio in una comunità del Mozambico, tutti con- tribuiscono alla conca comune, perché la carità possa poi defluire verso chi è nel bisogno. Qui sotto : laghetto a Heka, in Tanzania, per fornire acqua a persone, animali e campi.

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