Missioni Consolata - Luglio 2014

2 MC LUGLIO 2014 Mediamente IL PIACERE DI CAPIRE FUORI DAL CORO CUORE MECCANICO Alessandra Chiappero, Sovera Edizioni 2014, Euro 14,00 All’interno di un pullman torinese c’è un giovane ragazzo appoggiato alla parete. È molto bello, con gli occhi chiusi e le ciglia terribilmente lunghe. Per terra, accanto a lui, uno zainetto. Alessandra Chiappero lo nota e da lì nasce una storia. Un romanzo dove chi racconta è la voce di una vita sospesa durante un espianto cardiaco. Sul tavolo operato- rio c’è Faruk che, anni prima, tormentato da una voce blasfema aveva deciso di essere totalmente devoto ad Allah. Dall’altra parte, in attesa di un cuore che gli salvi la vita, c’è Arrigo: docente universitario, una vita prestata al razioci- nio e alla competizione. L’impulso giovanile, i flash back di un paese in guerra, l’anelito a vivere da eroe di uno, si compenetrano con l’esistenza cinica e con l’inconsapevole ricerca di un po’ di autenticità dell’altro. Le «inquadrature» nella terra natia di Faruk sono un affresco realistico di rapporti parentali e di sospettose relazioni con il vicinato, di cul- tura e tradizioni locali, di devastazioni ambientali e umane. La primordialità adolescenziale di Faruk è descritta con forza realistica, così come lo è il «sopravvivere» asettico di Arrigo. Oriente e Occidente si incontrano e hanno il volto delle vite comuni e uniche al tempo stesso. Sarà proprio quel cuore meccanico a offrire una possibilità per cambiare e ritrovare in sé qualcosa di sconosciuto ma incredibilmente affine al proprio io. Faruk il donatore, Arrigo il ricevente. Con il suo cuore nuovo, Arrigo rielaborerà, man mano, una diversa concezione della vita, scoprirà che il sapore della tradizione e delle piccole cose possono riempire di senso un’esistenza che ne sembrava privata. «DIAMOCI DEL TU»: BOTTA E RISPOSTA CON ALESSANDRA CHIAPPERO Come sei riuscita tu, donna europea, a calarti nei panni di un islamico, devoto del Corano e in piena adolescenza tutta maschile? Ho incontrato il mio personaggio su un autobus nell’ora di punta davanti a Porta Nuova. Stava appoggiato con gli occhi chiusi e lunghe ciglia nere. Per terra, uno zaino. Mi sono immaginata che potesse essere lì per un attentato. Poi, tornata a casa, ho seguito la pista della storia e ho iniziato a scrivere i primi capi- toli. Nel periodo in cui ho iniziato a raccontare la storia di Faruk abitavo nel quartiere torinese di San Sal- vario in una casa di ringhiera e avevo diversi vicini stranieri: del Maghreb e dei Balcani. E poi, con mio fi- glio poco più che adolescente, l’ispirazione mi è nata spontanea. In un contesto dove, tra amici, vicini di casa e cene a base di kebab c’era un allegro crocevia di culture ed energie. Molto, mi hanno ispirato an- che i reportage fotografici di Piergiorgio Sclarandis (il papà di mio figlio) presso il cui studio mi sono oc- cupata di photo editing per molti anni. Un foto reporter che ha vissuto per molto tempo in Medio Oriente, raccontando per immagini quella civiltà che, all’epoca (negli anni ’70 ’80), era ancora molto distante da noi. Per te scrittrice, scegliere le sorti del tuo personaggio Faruk è stata una scelta complessa? Il finale della sua storia come è stato concepito? Sì, io avrei voluto salvarlo e affidarlo a una vita dignitosa e integrata ma, poi, a voler evitare atteggiamenti buonisti ed entrando in un contatto più «spirituale» con il mio personaggio ho sentito che il suo destino narrativo era un altro e così ho lasciato che si raccontasse, lasciando scorrere la storia secondo la sua energia e quella dei vari personaggi. In fondo, lo scrittore non è altro che un’antenna. Tanto più lascia an- dare, evitando di tenere le redini del racconto, tanto maggiore sarà la verità di quella storia. Poi certo, ci si torna ancora intorno a fare editing e a limare con un approccio dedicato ai lettori e al mercato edito- riale. Arrigo, il cuore meccanico, è l’altra faccia di Faruk. Oriente e Occidente si incontrano. C’è una finalità etica in tutto ciò e a quale dei due personaggi ti senti più affine. La voce di Alessandra Chiappero che volto ha? No, a una finalità etica ho deciso di rinunciare; non spetta a me, come scrittrice questo compito. Ogni let- tore può costruirsi un suo pensiero. Io posso dare suggestioni, spunti. La mia è una personalità occiden- tale e razionale, ma sento di aderire a quell’Arrigo che rinasce a poco a poco, imparando a dare valore alle piccole cose e alle emozioni. In fondo, troppa razionalità allontana le persone dal proprio sentire. Al- lontana dal cuore che a volte corre in una direzione sbagliata. Ma, che altre volte, se ignorato, si spacca. a cura di Gabriella Mancini Continua a pag. 82

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