Missioni Consolata - Maggio 2014

MC ARTICOLI MAGGIO 2014 MC 67 # A sinistra : pescatori a Vilankulo, Mozambico. # A destra : Susani in una delle tante missioni in Africa. # Sotto : donne pestano il miglio in un mortaio tradizionale, Maùa, Mozambico. pretese delle locali burocrazie. Dopo i suoi incontri-scontri con i vertici locali diceva: “La battaglia si combatte sempre per l’ enve- loppe (letteralmente la busta, cioè i fondi, ndr ) e per chi deve gestirla”. Ma non l’ho mai visto scoraggiato anzi era sempre ani- mato da una fiducia e da una per- severanza che mostravano il suo “amore evangelico” per quelle popolazioni e per quel conti- nente». Scelte di vita Liviana Susani, moglie di Eugenio, ci racconta come in famiglia fe- cero scelte coraggiose e gene- rose. «Decidemmo di fare un’a- dozione e nel 1981 partimmo per l’Ecuador. Qui Manuel entrò a far parte della nostra famiglia. Mi ri- cordo che il paese era in guerra con il Perù, per cui le preoccupa- zioni non mancarono. Ma poi tutto andò bene. Anche in se- guito». Una volta ritirato dal lavoro nella cooperazione internazionale, Eu- genio non si allontanò dalla lotta per i diritti civili. A Opera dove vi- veva, divenne l’anima di un movi- mento contro l’azienda Jelly Wax che stoccava rifiuti tossici sul ter- ritorio comunale. La società inter- ruppe l’attività. In seguito si can- didò e fu eletto consigliere comu- nale, ruolo che ricoprì per una le- gislatura (2003-08). La sua ultima impresa fu la fonda- zione, insieme ad alcuni intellet- tuali di Opera, tra cui sua moglie e lo stesso Riccardo Borghi, della se- zione locale della Università delle tre età (Unitre). Era il 2006. In que- sto ambito teneva lezioni sull’A- frica: tradizioni, problemi socio- economici e politici, colonialismo e neocolonialismo, guerre, aiuti umanitari, cooperazione. Ferruc- cio Stella: «Quello che sapeva non se lo teneva per sé. Cercava in tutti i modi di trasmetterlo agli al- tri, ai giovani. Lo ha sempre fatto. E con la Unitre rese questa dote ancora più concreta». Secondo Borghi, Eugenio aveva una: «“Concezione quasi sacra dell’istruzione” e della cultura, l’impossibilità di vedere la teoria disgiunta dall’azione con essa coerente, l’atteggiamento anti- dogmatico e, nello stesso tempo, il grande rispetto per le tradizioni radicate nel tempo e nell’ade- sione popolare. Eugenio vede l’immobilismo che soffoca il con- tinente, lotta per il cambiamento e il progresso, ma “l’importante - pensa - è che il cambiamento av- venga senza sciupare quei valori di fondo, che rendono ancora oggi così vitale la società afri- cana”. In questo passaggio è rac- chiuso il senso della vita e della politica di Eugenio». Dentro la cultura Eugenio amava penetrare nella cultura africana, cercare di ca- pire. E spesso i suoi «maestri» erano vecchi saggi, che lui si prendeva il tempo di ascoltare. Come il vecchio Assane, che rac- conta nel suo libro. «Passiamo qualche tempo in silenzio, poi chiedo: “Cos’è la morte per te, Assane?”. “La morte non esiste” è la sua risposta. “Allora la tua sto- ria non è vera” lo provoco. “I miti sono miti, amico mio. Servono a rendere la vita più sopportabile alla gente. Talvolta servono per dire una verità. Ma, in genere, non bisogna prenderli troppo sul serio”. “Eppure la gente muore. Perché dici che la morte non esi- ste?”. Assane, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, la testa tra le mani, resta di nuovo in silenzio. Poi riprende col tono di sempre, la voce lenta, pesando le parole come se parlasse a se stesso, forse vedendo qualcosa che io non vedo. “Muoiono i corpi. Non le persone. La realtà è più grande di quello che vedono gli occhi”». Marco Bello ©Archivio Eugenio Susani

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